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(it) Italy, FdCA, IL CANTIERE #37 - Myanmar una lunga lotta contro dittature e repressione – Lino Roveredo e Virgilio Caletti (ca, de, en, pt, tr) [traduzione automatica]
Date
Thu, 2 Oct 2025 09:01:50 +0300
Premessa ---- Nei diversi approfondimenti che abbiamo prodotto in questi
ultimi mesi c’è una passaggio che è comune a tutte le realtà esaminate:
da una fase caratterizzata da politiche di occupazione colonialista, si
passa ad una fase imperialista. In questo contesto, lo Stato colonizzato
si “libera” dal controllo diretto di un altro Stato più forte, ma
diventa terreno di scontro tra gli Stati imperialisti che agiscono per
l’affermarsi del loro dominio, condizionando il contesto politico e
sociale del paese che subisce la loro azione. ---- Se le tensioni
etniche sono uno dei tasselli su cui si concentra l’azione di
destabilizzazione delle potenze imperialiste, il ruolo del potere
militare è fondamentale per deviare quei processi politici interni che
possono ridefinire gli interessi strategici nazionali e gli equilibri
internazionali.
L’area di crisi che prenderemo in considerazione in questo testo è
quella della ex Birmania o Myanmar (denominazione imposta dalla giunta
militare dopo il colpo di stato del 1988, seguito alle rivolte
studentesche). Il Myanmar, recentemente colpito da un devastante
terremoto di magnitudo 7.7 con epicentro a 16 km a nord-ovest di Saigang
che ha provocato 10.000 vittime e migliaia di feriti, non sfugge al
destino comune a tanti paesi liberatisi dal dominio colonialista.
Dall’indipendenza all’alternanza tra dittatura militare e aperture
democratiche
Raggiunta l’indipendenza dalla Gran Bretagna nel 1948, il paese venne
governato democraticamente fino al primo colpo di stato militare nel
1962 condotto dal generale Ne Win che instaurò un regime dittatoriale
durato fino al 2010. Allora, tra i gruppi d'opposizione alla dittatura
militare birmana, il più importante è stato il Partito Comunista di
Birmania, che è stato legale solo per tre anni (1945-1948). Schieratosi
con i cinesi al momento della scissione del movimento internazionale, il
CPB ha avviato una guerriglia che è durata fino agli anni novanta,
quando la repressione militare costrinse i vertici del partito a
scappare in Cina.
Dopo le rivolte studentesche iniziate l’8 agosto 1988 (da qui il nome di
“rivolta 8888”), Ne Win si dimise e venne proclamata la legge marziale
che provocò migliaia di morti tra gli studenti. Nel frattempo, il
generale Saw Maung organizzò un altro colpo di Stato.
Nel 1990, per la prima volta dopo trent’anni, si tennero le elezioni
libere. La Lega Nazionale per la Democrazia (NLD), il partito di Aung
San Suu Kyi, conquistò la maggioranza dell’Assemblea Costituente, ma lo
SLORC (Consiglio di restaurazione della legge e dell'ordine di Stato),
spalleggiato dall'Esercito, si rifiutò di cedere il potere, rovesciando
l'assemblea popolare e arrestando Aung San Suu Kyi e altri leader dell'NLD.
Sotto la pressione delle sanzioni internazionali, la giunta militare
dovette concedere nel 2008 un referendum costituzionale che approvò la
nuova Costituzione, dichiarata antidemocratica dai partiti di
opposizione perché riserva alle forze armate il 25% dei seggi in Parlamento.
Nuove elezioni si tennero nel 2010 è il partito sostenuto dai militari,
il Partito dell’Unione della Solidarietà e dello Sviluppo (USDP),
ottenne l’80%. Le elezioni furono contestate per i massicci brogli,
segnalati anche dagli osservatori internazionali.
Dopo le elezioni, si aprì una nuova fase politica per il Myanmar
caratterizzata dalla concessione di diverse riforme, come le leggi sul
lavoro che garantivano la formazione del sindacato e il permesso di
sciopero e sull’allentamento della censura sulla libertà di stampa.
Nell’aprile del 2012 si tennero le elezioni parlamentari parziali
rimanendo la maggior parte dei seggi occupata dai militari. L’NLD
conquistò 43 dei 46 seggi da eleggere.
Le ultime elezioni generali, prima del colpo di Stato militare del 2021,
si tennero nel 2015 e hanno visto la schiacciante vittoria del partito
di Aung San Suu Kyi che si è aggiudicato la maggioranza dei seggi al
parlamento di Naypyidaw.
Il colpo di Stato militare e la sollevazione popolare contro il golpe
Il 1 febbraio 2021 si è compiuto il quarto colpo di Stato negli ultimi
60 anni. Un colpo di Stato seguito ai risultati delle elezioni
parlamentari del 2020 che segnano una sconfitta dei militari e il
trionfo della NLD che ha incrementato i propri seggi (920 su 1170)
mantenendo la maggioranza assoluta nei due rami del Parlamento. A
guidare il golpe è stato il capo delle forze armate birmane, il generale
Min Aung Hlaing, che ha dichiarato un anno di stato di emergenza.
Secondo il settimanale britannico The Economist, la ragione più
probabile del colpo di Stato è che i generali più potenti all’interno
del Tatmadaw (nome ufficiale delle forze armate del Myanmar) si
sentissero minacciati dal nuovo governo e dovessero prendere necessarie
“contromisure”, temendo che il nuovo esecutivo iniziasse a emanare leggi
volte a interrompere il loro monopolio sull’economia. I generali
avrebbero iniziato a puntare sul settore delle miniere di giada. Secondo
un rapporto del 2015 realizzato da Global Witness, il valore del mercato
era stato pari a 31 miliardi di dollari nel 2014, circa il 50% del
Prodotto interno lordo del Myanmar. E ad arricchirsi maggiormente
sarebbero stati proprio gli ex generali della giunta tra cui, scrive
Osservatorio diritti, “la famiglia di Ohn Myint, nuovo presidente ad
interim nominato dopo il colpo di Stato, famoso per la sua violenta
repressione durante le manifestazioni antigovernative del 2007 condotte
dai monaci buddisti”.
La sollevazione contro il golpe fu immediata e assunse una dimensione di
massa. Va precisato che la mobilitazione democratica contro il regime
militare ha una sua storia. Come abbiamo già riportato più sopra, nel
1988 ci fu un enorme movimento studentesco che diede una scossa alla
dittatura al costo di una brutale repressione che provocò oltre tre mila
morti. Una seconda mobilitazione di massa prese forma nel 2007.
Conosciuta come “Rivoluzione zafferano”, con riferimento agli abiti dei
monaci buddisti che hanno condotto la protesta, le proteste scoppiarono
per l'improvviso aumento del prezzo della benzina e dei generi
alimentari dovuto all'interruzione dei sussidi governativi, su
suggerimento del Fondo Monetario Internazionale. Le mobilitazioni,
sostenute, sul piano internazionale dal Dipartimento di Stato americano
e da diverse organizzazioni non governative, raggiunsero l’obiettivo di
un’apertura liberale.
Tuttavia, l’imponente sollevazione contro il regime che si produsse
contro il nuovo golpe superò, per ampiezza del coinvolgimento e
composizione sociale, le precedenti mobilitazioni.
La propagazione delle proteste è immensa. Sono soprattutto le giovani
generazioni ad essere le protagoniste della piazza che, grazie ai
social, hanno raggiunto dei livelli di mobilitazione senza precedenti.
Ma, anche la classe operaia, del settore tessile, minerario, dei
trasporti, della scuola e della sanità, ha avuto un ruolo primario nella
contestazione alla dittatura militare che si è palesata attraverso
scioperi di massa.
Va precisato che queste azioni spontanee non furono guidate dal partito
NLD (National League for Democracy), dal CRPH (Rappolo del Parlamento
del Comitato), o dai suoi sostenitori, ma si diedero delle strutture di
resistenza autonome e forme di mutuo appoggio per garantire quei servizi
principali (sanità, scuola, ecc.) che i militari avevano sospeso.
Mentre la risposta dei militari si basava su una intensificazione della
repressione dei manifestanti, fatto inedito, che isola i militari
golpisti con la perdita dei loro alleati, il sostegno e la
partecipazione alle proteste da parte delle sette principali minoranze
etniche del paese (in realtà, sono 135 i gruppi etnici presenti in
Myanmar) e delle principale formazioni armate di riferimento.
Le repressioni violente dei golpisti hanno contribuito alla crescita
della resistenza armata, in particolare quella degli eserciti etnici
(attualmente operano 25 fazioni armate), e alimentato la guerra civile.
Oggi il Myanmar è formalmente governato dal Consiglio di Amministrazione
dello Stato (SAC), ma un Governo di Unità Nazionale (Il NUG ha un
sostegno popolare in Myanmar ed è riconosciuto dall'Unione Europea. Ha
anche uffici di rappresentanza negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in
Corea del Sud), composto da oppositori esiliati e gruppi di guerriglia,
continua la resistenza con le Forze di Difesa Popolare (Il PDF è un
gruppo di cellule di resistenza vagamente strutturate che sono state
istituite dal NUG). Solo il 21% del territorio è sotto controllo
militare, concentrato nelle città più popolose. A causa delle perdite e
del calo del morale, la giunta ha introdotto la coscrizione nel 2024,
spingendo molti a fuggire. Il 31 gennaio 2025, il regime ha esteso lo
stato d’emergenza per altri sei mesi.
Dall'altare alla polvere? Aung San Sun Kyi, una leader discussa.
Non ha certo destato scandalo l'attribuzione del più controverso dei
Premi Nobel, quello della Pace, nel 1991 assegnato all'attivista e
politica birmana Aung San Sun Kyi (1945 -).
Fra i fondatori della Lega Nazionale per la Democrazia (LND), ha
trascorso molti anni fra prigione ed arresti domiciliari in diretta
conseguenza del suo impegno a favore dei diritti umani e contro la
dittatura militare che, in occasione del colpo di Stato del 2021, l'ha
costretta alle dimissioni e nuovamente sottoposta ad arresti ancora in
vigore.
Fin qui tutto bene o, quantomeno, in regime all'apparenza scevro da
pecche di sorta.
Senonché, nel 2016, ad incrinare l'idillio provvede l'O.N.U. accusandola
nientemeno che di "complicità nello sterminio dei rohingya"!
Minoranza islamica consistente e distribuita ad oggi in ben 8 Paesi,
tale popolo ha sofferto, a partire dal 2017, una delle più feroci
repressioni, vieppiù contrassegnate da massacri e condizioni disumane
nei campi profughi del Bangladesh, tali da farlo assurgere, secondo i
rapporti delle Nazioni Unite, al rango di minoranza fra le più
perseguitate del mondo.
E non va scordato che tale situazione, arricchita di infinite violazioni
e restrizioni, perdura in Myanmar da circa mezzo secolo.
Ebbene, e per concludere questo corollario dedicato alla nostra, pare
acclarato il giudizio universale di ignavia, al minimo, che la riguarda
nel frangente (a partire dal 2017) e costituito da quello che
unanimemente è riconosciuto come genocidio.
Dunque, senza addentrarci in psicologismi avventurosi, in ripescaggi di
analisi arendtiane sulle differenze intercorrenti fra Potere e Violenza
o, addirittura, senza pretendere di rammemorare chicchessia sul
riduzionismo aristotelico che in ultima istanza vede coincidere Politica
ed Etica, ci preme solo, come anarchici, sottolineare che è nel quid che
si annida il demonio. Non, perciò, nei reggitori della sovrastruttura e
nella loro integrità o carica valoriale vanno rinvenuti ostacoli e
soluzioni, limiti e pregi, meriti e colpe... bensì nella sovrastruttura
medesima!
Come ampiamente documentato nel presente testo interessi (materiali,
geopolitici, di classe) e realpolitik si coniugano armoniosamente e
indissolubilmente, talvolta levitando fino agli altari, talaltra
precipitando nella polvere, i soggetti coinvolti.
Le ingerenze imperialiste
Fin dall’inizio del colpo di stato, la giunta militare (SAC) ha
affrontato una serie di sanzioni e la pressione diplomatica imposta
dalle superpotenze occidentali. Il Governo birmano, isolato
dall’Occidente, non ha avuto altra scelta che aumentare la sua
dipendenza da Russia, Cina e India. Inoltre, la fragile economia durante
l’era post-golpe ha portato alla crisi della bilancia dei pagamenti. Il
SAC si è rivolto al blocco economico dei BRICS per risolvere la crisi
del dollaro, per il sostegno e la potenziale adesione. SAC ha
implementato un processo di de-dollarizzazione consentendo e promuovendo
l'uso dello Yuan e di altre valute per l'import-export.
Le principali potenze imperialiste che hanno interessi diretti o
indiretti in Myanmar sono Russia, Cina , India e Stati Uniti.
La Russia è interessata ai mari meridionali per la loro importanza
geo-strategica/economica e mirerebbe alla costruzione di una base navale
in Myanmar per allargare la sua sfera di influenza politica ed
economica, in cambio di un sostegno sul campo con proprie truppe e aiuti
militari ed economici alla giunta golpista.
A tal proposito, la Russia ha stretto rapporti di cooperazione militare
con il Tatmadaw dall'avvenuto colpo di Stato. Come dichiarato anche da
Alexander Mikheev, amministratore delegato dell’Agenzia statale russa
Rosoboronexport- unica addetta all’esportazione di tecnologia e mezzi
militari della Federazione - il Myanmar intrattiene rapporti
privilegiati con lo stato russo. Ciò è ravvisabile dalla consegna di
caccia multi-ruolo Sukhoi Su-30SME e alla vendita del sistema di difesa
missilistico Pantsir. Alle attuali contrattazioni debbono essere
affiancate quelle passate, tra cui la fornitura di un imprecisato numero
di elicotteri d’attacco e trasporto truppe Mi-24 Hind7.
La stretta cooperazione militare tra i due paesi da, inoltre, come
sbocco, la possibilità da parte di compagnie minerarie russe di operare
nel paese. Secondo l’agenzia Interfax, la compagnia Rosgeo, la holding
statale russa di esplorazione e ricerca nel campo delle geoscienze,
potrebbe avviare esplorazioni minerarie nel territorio.
Dal 11 al 13 ottobre 2023, Ko Ko Lwin, ministro dell'energia di Myanmar,
è a Mosca per il Forum Internazionale della Settimana dell'Energia
Russa. In quell'occasione ha discusso con i dirigenti di Rosgeo il
potenziale dell'utilizzo della tecnologia AI per estrarre petrolio da
strati a basso potenziale e vecchi pozzi petroliferi. Prima della sua
visita in Russia, Ko Ko Lwin ha ospitato il capo dell'Associazione
Russia-Myanmar per l'amicizia e la cooperazione Anatoly Bulochnikov a
Naypyitaw il 26 settembre per colloqui su una potenziale cooperazione
nell'industria petrolifera e del gas.
Ko Ko Lwin ha anche incontrato una delegazione di Roscongress
Investment-RCI, guidata da un funzionario identificato dai media della
giunta come Segey Vladimirovish, per discutere della costruzione di una
raffineria di petrolio in Myanmar, di un porto petrolifero in grado di
gestire grandi petroliere e di accelerare la cooperazione nel settore
energetico.
A maggio 2024, viene ufficializzata la notizia che il Myanmar ha scelto
la Russia per la costruzione e la gestione del porto di Dawei. Ma il
porto di Dawei è di importanza vitale per la Cina perché eviterebbe lo
Stretto di Malacca e le permetterebbe di disegnare nuove rotte lontane
dal rivale indiano.
Nella prima settimana di marzo 2025 il leader della giunta Min Aung
Hlaing si è recato a Mosca e ha firmato un accordo con la Russia sullo
sviluppo di un reattore nucleare da 110 MW in Myanmar.
La Cina risulta essere il più grande investitore estero e principale
partner commerciale del Myanmar. Il futuro economico birmano,
indipendente dall’esito della guerra civile, si basa oggi sugli
investimenti cinesi collegati alla Belt and Road Iniziative (BRI o Nuova
Via della Seta) ed alla Maritime Silk Road (MSR o Via della Seta
Marittima), che una volta terminata collegherebbe la Cina all’Europa.
Premesso che con il golpe del 2021 si sono bloccati quasi tutti i
progetti previsti in loco da Pechino all’interno della strategia della
BRI, i progetti principali risultano essere: la costruzione a Kyaukphyu
di un porto con acque profonde, dotato di una Speciale Zona Economica;
la costruzione di una ferrovia che dal porto citato porterebbe fino alla
Prefettura autonoma “dai e jingpo di Dehong”, nella regione occidentale
dello Yunnan; accanto alla ferrovia verrebbe, infine, implementato un
oleodotto e un gasdotto che rifornirebbero di carburante fossile la
regione dello Yunnan.
Pur sostenendo la giunta golpista e rifornendo i suoi arsenali, la Cina
ha in realtà sempre mantenuto una posizione tiepida e ondivaga nel suo
appoggio, consentendo, seppur non ufficialmente, che armamenti e merci
cinesi filtrassero attraverso le sue frontiere meridionali per
alimentare anche alcuni gruppi di resistenza. Se da una parte non
condanna alle Nazioni Unite il colpo di Stato e rifornisce il Tatmadaw
di UAV CH-3A Rainbow16 per sorvegliare il People’s Defence Force (PDF),
dall’altra rifornisce proprio questi ultimi di personale medico ed altri
beni di prima necessità dei quali hanno bisogno.
L’India, inoltre, finanzierà il progetto di trasporto multimodale sul
fiume Kaladan, che collegherà il porto birmano di Sittwe allo Stato
indiano del Mizoram. Attraverso questi ed altri progetti, Nuova Delhi
avrà non solo l’opportunità di espandere i suoi commerci nel Sud-Est
asiatico, ma anche di erodere la supremazia cinese nella regione.
Gli Stati Uniti pur condannando il colpo di Stato attuato dal Tatmadaw,
si trovano in una posizione di debolezza determinata dalla profonda
penetrazione cinese in Myanmar.
Tuttavia, è ipotizzabile che gli americani supporteranno qualche fazione
facente parte del PDF per intralciare le scelte strategiche messe in
campo dalla controparte cinese.
In un rapporto di Justice For Myanmar e BankTrack, cinque importanti
banche francesi e un fondo pensione continuano a investire in ventidue
società legate alla giunta militare del Myanmar.
Il rapporto rivela che questi investimenti di Crédit Agricole, La Banque
Postale, il gruppo BPCE, BNP Paribas, Société Générale e Fonds de
Réserves (FRR) ammontano a oltre 6 miliardi di dollari, il 75% dei quali
nel settore dei combustibili fossili.
Infine, vale la pena citare il Rapporto, elaborato con il contributo
della Pa-O Youth Organization (PYO) e della Confederation of Trade
Unions of Myanmar (CTUM), con la collaborazione di FIM CISL e Atlante
delle Guerre, che mette in evidenza, dati alla mano, la scelta da parte
del gruppo DANIELI & Co S.P. A (impresa italiana, leader mondiale nella
produzione di impianti siderurgici), di continuare a collaborare con la
violenta dittatura birmana, accusata di crimini di guerra e contro
l’umanità, nonché di violazione delle libertà sindacali, della confisca
delle terre, del lavoro forzato.
Situazione economica e lotta di classe
La guerra civile, i disastri naturali e la carenza di materie prime sono
tra le principali cause della crisi economica che sta attraversando il
Myanmar. Secondo la Banca Mondiale, il Myanmar è il paese con la
peggiore situazione economica tra i paesi della regione e la situazione
di crisi potrebbe prolungarsi fino al 2028.
Dopo il colpo di stato, la crescita basata sulle esportazioni si è
arrestata. Il PIL è crollato da 79 miliardi di dollari nel 2020 a 65,14
miliardi nel 2021, a causa del COVID-19 e del golpe militare.
L’inflazione, che era dell’1,5% nel 2020, ha raggiunto il 27,1% nel
2023, ma potrebbe stabilizzarsi intorno all’8% entro il 2027. Anche la
disoccupazione è aumentata, passando dallo 0,7% del 2019 al 2,7% nel
2024, aggravata dal ritiro di aziende come Chevron, TotalEnergies e Telenor.
Come riportato nel sito della Banca Mondiale, “Si stima che la spesa
pubblica per la salute e l’istruzione sia diminuita da circa il 4% del
PIL nel 2020/21 a circa il 2,2% nel 2023/24. Queste cifre sono le più
basse rispetto ai vicini regionali come la Cambogia, che ha speso il
3,67 per cento del PIL, il Laos, che ha speso il 2,50 per cento del PIL.
La sicurezza alimentare e la nutrizione stanno peggiorando con gli alti
prezzi alimentari e la continua debolezza del mercato del lavoro che ha
messo i redditi delle famiglie sotto una pressione sostanziale, in
particolare negli stati e nelle regioni colpite dal conflitto in corso.
L’ultimo rapporto di monitoraggio della sicurezza alimentare della Banca
mondiale (giugno 2024) ha rilevato che il 42% delle famiglie agricole si
preoccupa di non avere abbastanza cibo. Il rapporto mostra anche un
notevole calo del consumo di alimenti nutrienti”.
3,5 milioni di sfollati interni e oltre 50.000 vittime causati dalla
guerra civile e la coscrizione militare che ha provocato un esodo di
massa hanno prodotto una riduzione della forza lavoro. Il PIL pro capite
è sceso da 1.430 dollari nel 2020 a 1.170 nel 2024. Anche gli
investimenti esteri diretti sono crollati, da 4,565 miliardi di dollari
nel 2016 a 661 milioni nel 2024.
Secondo un rapporto delle Nazioni Unite pubblicato nel dicembre 2023, la
Birmania, come conseguenza dell'instabilità politica conseguente al
golpe militare del 2021, è diventata il principale produttore mondiale
di oppio superando l'Afghanistan, dove i talebani ne hanno vietato la
coltivazione. L'ultimo rapporto dell'Ufficio dell'Onu per il controllo
della droga e la prevenzione del crimine (Unodc), afferma che nel 2023
in Birmania sono state prodotte circa 1.080 tonnellate di oppio,
essenziale per la produzione di eroina, rispetto alle 790 del 2022.
Il “triangolo d'oro”, la regione di confine tra Birmania, Laos e
Thailandia, è da tempo un focolaio di produzione e traffico di droga, in
particolare di metanfetamine e oppio. L'Unodc stima che la 'economia
degli oppioidi' della Birmania frutti tra 1 e 2,4 miliardi di dollari,
l'equivalente dall'1,7% al 4,1% del Pil del paese dell'Asia sudorientale.
I sindacati hanno svolto un ruolo centrale nella resistenza contro il
colpo di Stato e gli attivisti sindacali hanno subito pesanti
ritorsioni; molti leader sono stati uccisi, arrestati, costretti a
nascondersi, o all’esilio.
Sotto il regime militare, i lavoratori subiscono condizioni terribili
che rasentano lo schiavismo. I marchi globali e un progetto "Made in
Myanmar", sostenuto dall'UE, sfruttano la manodopera a basso costo con
il pretesto della creazione di posti di lavoro.
Nel 2023, l'Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) ha condannato
i militari golpisti per lavoro forzato e soppressione dell'attività
sindacale, sollecitando il ripristino delle libertà civili.
Come riportato nel sito dell’OIL, le principali organizzazioni dei
lavoratori sono la Confederazione dei sindacati del Myanmar (CTUM), la
Federazione agricola e contadina del Myanmar (AFFM-FAW) e la Myanmar
Industries Craft & Services - Federazione Sindacale (MICS-TUsF).
Esiste anche il sindacato Worker Solidarity League of Burna (WSLB) che
si inserisce nel filone anarcosindacalista. Nato nel 2000, aderisce alla
Comitato di Cooperazione dei Sindacati (CCTU) che dal 2012 organizza 45
organizzazioni sindacali con “l'obiettivo di organizzare i sindacati e
riunirli in coalizioni forti”. Dopo il colpo di Stato militare del 2021,
la CCTU è stata messa fuori legge dal governo militare del SAC e ha
affrontato molte difficoltà come qualsiasi altro sindacato dei
lavoratori e di categoria.
In queste circostanze, i sindacati dei lavoratori si sono divisi in due
gruppi. Un gruppo che si appoggia al NUG (Governo di Unità Nazionale) e
l’altro al SAC (Consiglio Amministrativo Statale). Tra tutti i sindacati
e le federazioni di categoria, il WSLB, nei suoi vent’anni di storia, ha
mantenuto la reputazione di servire solo gli interessi della classe
operaia, mantenendo la propria autonomia dai gruppi di potere.
WSLB si è fatta promotrice di una Convergenza dei lavoratori con alcuni
sindacati delle zone industriali. L'obiettivo di questa Convergenza è
quello di riallacciare i contatti tra i sindacati, introdurre
l'anarcosindacalismo, condividere e discutere i problemi di ogni diversa
divisione del lavoro e settore, trovare modi per cooperare e infine
costruire la solidarietà tra la classe operaia. Il punto culminante
della discussione prende spunto dalla vittoria dello sciopero per
l'aumento del salario minimo che è stato rivisto da 4800 MMK a 5800 MMK
(1,6 USD) al giorno attraverso un'indennità di 1.000 MMK dal 1° ottobre
2023.
Nonostante la SAC abbia messo fuorilegge le organizzazioni che
rappresentano i lavoratori, perseguitando o uccidendo i sindacalisti più
attivi, la lotta di classe non si arresta e le lotte dei lavoratori per
rivendicare migliori condizioni continuano indipendentemente dal clima
di persecuzione messo in atto dai golpisti militari.
Anarchismo in Myanmar
Prima degli anni 2000, non c'erano organizzazioni o individui che si
identificassero ufficialmente come anarchici, anche se alcuni esponenti
della sinistra impiegavano punti di discussione o narrazioni anarchiche.
Dopo l’anno 2000, molti giovani si avvicinarono all’anarchismo e vennero
così a costituirsi in tutto il paese molti gruppi libertari che agivano
in diversi campi, da quello musicale a quello sindacale.
Per dare l’idea della vivacità della presenza anarchica in Myanmar,
riportiamo un elenco non aggiornato dei gruppi attivi:
-Rivolte ribelli (anarchismo individualista, o anarco-punk)
-Kultureshock (Anarcho-punk o individualista Anarchismo)
-Non le bombe Yangon (Aiuto Mutuale e Anarchismo di sintesi)
-Libri non le bombe Myanmar (anarchismo di sintesi e mutuo aiuto)
-Per il popolo per il cappuccio (Anarco-sindacalismo e mutuo soccorso)
-Food Not Bombs Mae Sot (Aiuto Mutuo e Anarchismo di Sintesi)
-Cibo non bombarda Kawthoolei (Aiuto Mutuole e Anarchismo di Sintesi)
-Associazione Anarchica Yangon (Anarco-comunismo e aposma)
-Wa Kha Mount (Anarchismo cinese, anarchismo giapponese e anarchismo
post-sinistra)
-Lega di solidarietà della Birmania (WSLB) (Unione sindacalista)
-Fronte Anarchico Giovani – Yangon (Anarchismo insurrezionale)
-Anonimo - Birmania (Anarchismo Insurrezionale)
-Myanmar Cyber Pirati (Hacktivism)
-Atei birmani (ateismo anarchico)
-Ma Chin The(Decolonial, Anarcha-femminismo & Abolizionismo)
-Tankie Anarcosari (gruppo informale)
L'anarchismo in Myanmar, pur essendosi diffuso nelle principali città
del paese, è un movimento ancora molto giovane che deve necessariamente
consolidare la propria presenza. In particolare, sarà determinante, per
la sua sopravvivenza, la capacità di radicarsi nella realtà sociale e
tra i lavoratori. In questo senso, pur non essendoci ancora una
organizzazione che si ispira alla tendenza piattaformista
dell'anarchismo di Classe, auspichiamo la costruzione di
un'organizzazione politica che agisca sulla base del dualismo
organizzativo e dell'unità teorica, strategica e tattica.
Come reazione al colpo di Stato del 2021 molti gruppi e compagni
anarchici hanno partecipato attivamente all’insurrezione popolare contro
il golpe militare e, nonostante la brutale repressione, hanno continuato
la propria attività nella clandestinità.
Non abbiamo notizie aggiornate sulla partecipazione degli anarchici alla
lotta armata, anche se ci risulta che più di qualche compagno ha aderito
alla resistenza armata.
Conclusioni
Per concludere questa lunga analisi sulla situazione del Myanmar e sulle
prospettive rivoluzionarie della guerra civile, riportiamo il passaggio
finale di un intervento dei compagni dell’Associazione Anarchica di
Yangon: “Come anarchici, ci allineiamo con la resistenza contro il
regime fascista, sostenendo una vera liberazione, l’autodeterminazione e
l’autonomia per la regione. Mettiamo in guardia contro le organizzazioni
stataliste ammantate in un’agenda di “liberazione nazionale”, poiché
possono ricostituire la classe dominante solo senza raggiungere la vera
liberazione per le masse oppresse. È imperativo riconoscere la presenza
di varie forze di difesa locali (LDF), radicate in varie regioni e
comunità in Birmania, resistendo coraggiosamente al regime fascista
senza fare affidamento sul sostegno delle potenze imperialiste.
Realizzare una rivoluzione che emancipa pienamente la classe operaia
oppressa nella regione, favorire la solidarietà transfrontaliera tra la
classe operaia e abbracciare l’internazionalismo diventa fondamentale.
Piuttosto che salvaguardare gli interessi economici e geopolitici di
Pechino in cambio di sostegno, esprimendo solidarietà con la classe
operaia oppressa sotto il regime del PCC, sostenere gli uiguri e
sostenendo la liberazione di Hong Kong sono cruciali”.
Lino Roveredo e Virgilio Caletti
Fonti:
https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/myanmar-ora-la-vera-minaccia-e-lo-scontro-etnico-29160
https://altreconomia.it/dai-generali-alle-violazioni-dei-diritti-umani-i-passi-del-colpo-di-stato-in-myanmar/
https://aspeniaonline.it/myanmar-un-tassello-dello-scontro-sino-americano/
https://libcom.org/article/burmas-revolution-and-role-beijings-imperialism
https://geopoliticalhub.unilink.it/myanmar-attori-internazionali-ed-i-loro-interessi/
https://www.cesi-italia.org/it/articoli/il-nuovo-myanmar-al-centro-degli-interessi-internazionali
https://www.lavocedellelotte.it/2021/04/03/myanmar-repressione-militare-autodifesa-eserciti-ribelli/
https://iari.site/2025/03/25/myanmar-quattro-anni-dopo-il-colpo-di-stato/
https://www.aljazeera.com/news/2024/1/16/what-is-myanmars-three-brotherhood-alliance-thats-resisting-the-military
https://www.geopoliticalmonitor.com/backgrounder-ethnic-armies-in-the-myanmar-civil-war/
https://www.med-or.org/news/chi-vincer%C3%A0-la-sfida-dei-porti-nelloceano-indiano
https://www.farodiroma.it/lindia-vuole-bilanciare-linfluenza-cinese-nelleconomia-del-myanmar/
https://www.worldbank.org/en/country/myanmar/overview
https://www.avvenire.it/mondo/pagine/myanmar-primo-al-mondo-per-produzione-di-oppio-supera-afghanistan
http://www.birmaniademocratica.org/document.aspx/it/silenzi_colpevoli_il_caso_danieli_spa_rapporto_presentato_alla_sala_conf_della_camera_dei_deputati/forced_labour_myanmar?lang=it
https://www.ilo.org/regions-and-countries/asia-and-pacific/myanmar
https://www.workersliberty.org/index.php/story/2025-03-31/demand-ilo-invoke-article-33-workers-myanmar
https://iwa-yas.org/wslbs-workers-convergence-strength-in-solidarity-during-adverse-times/
https://myanmar-now.org/en/news/factory-workers-barely-able-to-buy-food-under-junta-union-representative-says/
https://libcom.org/article/introduction-anarchism-myanmar
https://alternativalibertaria.fdca.it/
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