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(it) Italy, FdCA, IL CANTIERE #37 - Myanmar una lunga lotta contro dittature e repressione – Lino Roveredo e Virgilio Caletti (ca, de, en, pt, tr) [traduzione automatica]

Date Thu, 2 Oct 2025 09:01:50 +0300


Premessa ---- Nei diversi approfondimenti che abbiamo prodotto in questi ultimi mesi c’è una passaggio che è comune a tutte le realtà esaminate: da una fase caratterizzata da politiche di occupazione colonialista, si passa ad una fase imperialista. In questo contesto, lo Stato colonizzato si “libera” dal controllo diretto di un altro Stato più forte, ma diventa terreno di scontro tra gli Stati imperialisti che agiscono per l’affermarsi del loro dominio, condizionando il contesto politico e sociale del paese che subisce la loro azione. ---- Se le tensioni etniche sono uno dei tasselli su cui si concentra l’azione di destabilizzazione delle potenze imperialiste, il ruolo del potere militare è fondamentale per deviare quei processi politici interni che possono ridefinire gli interessi strategici nazionali e gli equilibri internazionali.

L’area di crisi che prenderemo in considerazione in questo testo è quella della ex Birmania o Myanmar (denominazione imposta dalla giunta militare dopo il colpo di stato del 1988, seguito alle rivolte studentesche). Il Myanmar, recentemente colpito da un devastante terremoto di magnitudo 7.7 con epicentro a 16 km a nord-ovest di Saigang che ha provocato 10.000 vittime e migliaia di feriti, non sfugge al destino comune a tanti paesi liberatisi dal dominio colonialista.

Dall’indipendenza all’alternanza tra dittatura militare e aperture democratiche

Raggiunta l’indipendenza dalla Gran Bretagna nel 1948, il paese venne governato democraticamente fino al primo colpo di stato militare nel 1962 condotto dal generale Ne Win che instaurò un regime dittatoriale durato fino al 2010. Allora, tra i gruppi d'opposizione alla dittatura militare birmana, il più importante è stato il Partito Comunista di Birmania, che è stato legale solo per tre anni (1945-1948). Schieratosi con i cinesi al momento della scissione del movimento internazionale, il CPB ha avviato una guerriglia che è durata fino agli anni novanta, quando la repressione militare costrinse i vertici del partito a scappare in Cina.

Dopo le rivolte studentesche iniziate l’8 agosto 1988 (da qui il nome di “rivolta 8888”), Ne Win si dimise e venne proclamata la legge marziale che provocò migliaia di morti tra gli studenti. Nel frattempo, il generale Saw Maung organizzò un altro colpo di Stato.

Nel 1990, per la prima volta dopo trent’anni, si tennero le elezioni libere. La Lega Nazionale per la Democrazia (NLD), il partito di Aung San Suu Kyi, conquistò la maggioranza dell’Assemblea Costituente, ma lo SLORC (Consiglio di restaurazione della legge e dell'ordine di Stato), spalleggiato dall'Esercito, si rifiutò di cedere il potere, rovesciando l'assemblea popolare e arrestando Aung San Suu Kyi e altri leader dell'NLD.

Sotto la pressione delle sanzioni internazionali, la giunta militare dovette concedere nel 2008 un referendum costituzionale che approvò la nuova Costituzione, dichiarata antidemocratica dai partiti di opposizione perché riserva alle forze armate il 25% dei seggi in Parlamento.

Nuove elezioni si tennero nel 2010 è il partito sostenuto dai militari, il Partito dell’Unione della Solidarietà e dello Sviluppo (USDP), ottenne l’80%. Le elezioni furono contestate per i massicci brogli, segnalati anche dagli osservatori internazionali.

Dopo le elezioni, si aprì una nuova fase politica per il Myanmar caratterizzata dalla concessione di diverse riforme, come le leggi sul lavoro che garantivano la formazione del sindacato e il permesso di sciopero e sull’allentamento della    censura sulla libertà di stampa.

Nell’aprile del 2012 si tennero le elezioni parlamentari parziali rimanendo la maggior parte dei seggi occupata dai militari. L’NLD conquistò 43 dei 46 seggi    da eleggere.

Le ultime elezioni generali, prima del colpo di Stato militare del 2021, si tennero nel 2015 e hanno visto la schiacciante vittoria del partito di Aung San Suu Kyi che si è aggiudicato la maggioranza dei seggi al parlamento di Naypyidaw.

Il colpo di Stato militare e la sollevazione popolare contro il golpe

Il 1 febbraio 2021 si è compiuto il quarto colpo di Stato negli ultimi 60 anni. Un colpo di Stato seguito ai risultati delle elezioni parlamentari del 2020 che segnano una sconfitta dei militari e il trionfo della NLD che ha incrementato i propri seggi (920 su 1170) mantenendo la maggioranza assoluta nei due rami del Parlamento. A guidare il golpe è stato il capo delle forze armate birmane, il generale Min Aung Hlaing, che ha dichiarato un anno di stato di emergenza.

Secondo il settimanale britannico The Economist, la ragione più probabile del colpo di Stato è che i generali più potenti all’interno del Tatmadaw (nome ufficiale delle forze armate del Myanmar) si sentissero minacciati dal nuovo governo e dovessero prendere necessarie “contromisure”, temendo che il nuovo esecutivo iniziasse a emanare leggi volte a interrompere il loro monopolio sull’economia. I generali avrebbero iniziato a puntare sul settore delle miniere di giada. Secondo un rapporto del 2015 realizzato da Global Witness, il valore del mercato era stato pari a 31 miliardi di dollari nel 2014, circa il 50% del Prodotto interno lordo del Myanmar. E ad arricchirsi maggiormente sarebbero stati proprio gli ex generali della giunta tra cui, scrive Osservatorio diritti, “la famiglia di Ohn Myint, nuovo presidente ad interim nominato dopo il colpo di Stato, famoso per la sua violenta repressione durante le manifestazioni antigovernative del 2007 condotte dai monaci buddisti”.

La sollevazione contro il golpe fu immediata e assunse una dimensione di massa. Va precisato che la mobilitazione democratica contro il regime militare ha una sua storia. Come abbiamo già riportato più sopra, nel 1988 ci fu un enorme movimento studentesco che diede una scossa alla dittatura al costo di una brutale repressione che provocò oltre tre mila morti. Una seconda mobilitazione di massa prese forma nel 2007. Conosciuta come “Rivoluzione zafferano”, con riferimento agli abiti dei monaci buddisti che hanno condotto la protesta, le proteste scoppiarono per l'improvviso aumento del prezzo della benzina e dei generi alimentari dovuto all'interruzione dei sussidi governativi, su suggerimento del Fondo Monetario Internazionale. Le mobilitazioni, sostenute, sul piano internazionale dal Dipartimento di Stato americano e da diverse organizzazioni non governative, raggiunsero l’obiettivo di un’apertura liberale.

Tuttavia, l’imponente sollevazione contro il regime che si produsse contro il nuovo golpe superò, per ampiezza del coinvolgimento e composizione sociale,    le precedenti mobilitazioni.

La propagazione delle proteste è immensa. Sono soprattutto le giovani generazioni ad essere le protagoniste della piazza che, grazie ai social, hanno raggiunto dei livelli di mobilitazione senza precedenti. Ma, anche la classe operaia, del settore tessile, minerario, dei trasporti, della scuola e della sanità, ha avuto un ruolo primario nella contestazione alla dittatura militare che si è palesata attraverso scioperi di massa.

Va precisato che queste azioni spontanee non furono guidate dal partito NLD (National League for Democracy), dal CRPH (Rappolo del Parlamento del Comitato), o dai suoi sostenitori, ma si diedero delle strutture di resistenza autonome e forme di mutuo appoggio per garantire quei servizi principali (sanità, scuola, ecc.) che i militari avevano sospeso.

Mentre la risposta dei militari si basava su una intensificazione della repressione dei manifestanti, fatto inedito, che isola i militari golpisti con la perdita dei loro alleati, il sostegno e la partecipazione alle proteste da parte delle sette principali minoranze etniche del paese (in realtà, sono 135 i gruppi etnici presenti in Myanmar) e delle principale formazioni armate di riferimento.

Le repressioni violente dei golpisti hanno contribuito alla crescita della resistenza armata, in particolare quella degli eserciti etnici (attualmente operano 25 fazioni armate), e alimentato la guerra civile.

Oggi il Myanmar è formalmente governato dal Consiglio di Amministrazione dello Stato (SAC), ma un Governo di Unità Nazionale (Il NUG ha un sostegno popolare in Myanmar ed è riconosciuto dall'Unione Europea. Ha anche uffici di rappresentanza negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Corea del Sud), composto da oppositori esiliati e gruppi di guerriglia, continua la resistenza con le Forze di Difesa Popolare (Il PDF è un gruppo di cellule di resistenza vagamente strutturate che sono state istituite dal NUG). Solo il 21% del territorio è sotto controllo militare, concentrato nelle città più popolose. A causa delle perdite e del calo del morale, la giunta ha introdotto la coscrizione nel 2024, spingendo molti a fuggire. Il 31 gennaio 2025, il regime ha esteso lo stato d’emergenza per altri sei mesi.

Dall'altare alla polvere? Aung San Sun Kyi, una leader discussa.

Non ha certo destato scandalo l'attribuzione del più controverso dei Premi Nobel, quello della Pace, nel 1991 assegnato all'attivista e politica birmana Aung San Sun Kyi (1945 -).

Fra i fondatori della Lega Nazionale per la Democrazia (LND), ha trascorso molti anni fra prigione ed arresti domiciliari in diretta conseguenza del suo impegno a favore dei diritti umani e contro la dittatura militare che, in occasione del colpo di Stato del 2021, l'ha costretta alle dimissioni e nuovamente sottoposta ad arresti ancora in vigore.

Fin qui tutto bene o, quantomeno, in regime all'apparenza scevro da pecche di sorta.
Senonché, nel 2016, ad incrinare l'idillio provvede l'O.N.U. accusandola nientemeno che di "complicità nello sterminio dei rohingya"!

Minoranza islamica consistente e distribuita ad oggi in ben 8 Paesi, tale popolo ha sofferto, a partire dal 2017, una delle più feroci repressioni, vieppiù contrassegnate da massacri e condizioni disumane nei campi profughi del Bangladesh, tali da farlo assurgere, secondo i rapporti delle Nazioni Unite, al rango di minoranza fra le più perseguitate del mondo.

E non va scordato che tale situazione, arricchita di infinite violazioni e restrizioni, perdura in Myanmar da circa mezzo secolo.

Ebbene, e per concludere questo corollario dedicato alla nostra, pare acclarato il giudizio universale di ignavia, al minimo, che la riguarda nel frangente (a partire dal 2017) e costituito da quello che unanimemente è riconosciuto come genocidio.

Dunque, senza addentrarci in psicologismi avventurosi, in ripescaggi di analisi arendtiane sulle differenze intercorrenti fra Potere e Violenza o, addirittura, senza pretendere di rammemorare chicchessia sul riduzionismo aristotelico che in ultima istanza vede coincidere Politica ed Etica, ci preme solo, come anarchici, sottolineare che è nel quid che si annida il demonio. Non, perciò, nei reggitori della sovrastruttura e nella loro integrità o carica valoriale vanno rinvenuti ostacoli e soluzioni, limiti e pregi, meriti e colpe... bensì nella sovrastruttura medesima!

Come ampiamente documentato nel presente testo interessi (materiali, geopolitici, di classe) e realpolitik si coniugano armoniosamente e indissolubilmente, talvolta levitando fino agli altari, talaltra precipitando nella polvere, i soggetti coinvolti.

Le ingerenze imperialiste

Fin dall’inizio del colpo di stato, la giunta militare (SAC) ha affrontato una serie di sanzioni e la pressione diplomatica imposta dalle superpotenze occidentali. Il Governo birmano, isolato dall’Occidente, non ha avuto altra scelta che aumentare la sua dipendenza da Russia, Cina e India. Inoltre, la fragile economia durante l’era post-golpe ha portato alla crisi della bilancia dei pagamenti. Il SAC si è rivolto al blocco economico dei BRICS per risolvere la crisi del dollaro, per il sostegno e la potenziale adesione. SAC ha implementato un processo di de-dollarizzazione consentendo e promuovendo l'uso dello Yuan e di altre valute per l'import-export.

Le principali potenze imperialiste che hanno interessi diretti o indiretti in Myanmar sono Russia, Cina , India e Stati Uniti.

La Russia è interessata ai mari meridionali per la loro importanza geo-strategica/economica e mirerebbe alla costruzione di una base navale in Myanmar per allargare la sua sfera di influenza politica ed economica, in cambio di un sostegno sul campo con proprie truppe e aiuti militari ed economici alla giunta golpista.

A tal proposito, la Russia ha stretto rapporti di cooperazione militare con il Tatmadaw dall'avvenuto colpo di Stato. Come dichiarato anche da Alexander Mikheev, amministratore delegato dell’Agenzia statale russa Rosoboronexport- unica addetta all’esportazione di tecnologia e mezzi militari della Federazione - il Myanmar intrattiene rapporti privilegiati con lo stato russo. Ciò è ravvisabile dalla consegna di caccia multi-ruolo Sukhoi Su-30SME e alla vendita del sistema di difesa missilistico Pantsir. Alle attuali contrattazioni debbono essere affiancate quelle passate, tra cui la fornitura di un imprecisato numero di elicotteri d’attacco e trasporto truppe Mi-24 Hind7.

La stretta cooperazione militare tra i due paesi da, inoltre, come sbocco, la possibilità da parte di compagnie minerarie russe di operare nel paese. Secondo l’agenzia Interfax, la compagnia Rosgeo, la holding statale russa di esplorazione e ricerca nel campo delle geoscienze, potrebbe avviare esplorazioni minerarie nel territorio.

Dal 11 al 13 ottobre 2023, Ko Ko Lwin, ministro dell'energia di Myanmar, è a Mosca per il Forum Internazionale della Settimana dell'Energia Russa. In quell'occasione ha discusso con i dirigenti di Rosgeo il potenziale dell'utilizzo della tecnologia AI per estrarre petrolio da strati a basso potenziale e vecchi pozzi petroliferi. Prima della sua visita in Russia, Ko Ko Lwin ha ospitato il capo dell'Associazione Russia-Myanmar per l'amicizia e la cooperazione Anatoly Bulochnikov a Naypyitaw il 26 settembre per colloqui su una potenziale cooperazione nell'industria petrolifera e del gas.

Ko Ko Lwin ha anche incontrato una delegazione di Roscongress Investment-RCI, guidata da un funzionario identificato dai media della giunta come Segey Vladimirovish, per discutere della costruzione di una raffineria di petrolio in Myanmar, di un porto petrolifero in grado di gestire grandi petroliere e di accelerare la cooperazione nel settore energetico.

A maggio 2024, viene ufficializzata la notizia che il Myanmar ha scelto la Russia per la costruzione e la gestione del porto di Dawei. Ma il porto di Dawei è di importanza vitale per la Cina perché eviterebbe lo Stretto di Malacca e le permetterebbe di disegnare nuove rotte lontane dal rivale indiano.

Nella prima settimana di marzo 2025 il leader della giunta Min Aung Hlaing si è recato a Mosca e ha firmato un accordo con la Russia sullo sviluppo di un reattore nucleare da 110 MW in Myanmar.

La Cina risulta essere il più grande investitore estero e principale partner commerciale del Myanmar. Il futuro economico birmano, indipendente dall’esito della guerra civile, si basa oggi sugli investimenti cinesi collegati alla Belt and Road Iniziative (BRI o Nuova Via della Seta) ed alla Maritime Silk Road (MSR o Via della Seta Marittima), che una volta terminata collegherebbe la Cina all’Europa.

Premesso che con il golpe del 2021 si sono bloccati quasi tutti i progetti previsti in loco da Pechino all’interno della strategia della BRI, i progetti principali risultano essere: la costruzione a Kyaukphyu di un porto con acque profonde, dotato di una Speciale Zona Economica; la costruzione di una ferrovia che dal porto citato porterebbe fino alla Prefettura autonoma “dai e jingpo di Dehong”, nella regione occidentale dello Yunnan; accanto alla ferrovia verrebbe, infine, implementato un oleodotto e un gasdotto che rifornirebbero di carburante fossile la regione dello Yunnan.

Pur sostenendo la giunta golpista e rifornendo i suoi arsenali, la Cina ha in realtà sempre mantenuto una posizione tiepida e ondivaga nel suo appoggio, consentendo, seppur non ufficialmente, che armamenti e merci cinesi filtrassero attraverso le sue frontiere meridionali per alimentare anche alcuni gruppi di resistenza. Se da una parte non condanna alle Nazioni Unite il colpo di Stato e rifornisce il Tatmadaw di UAV CH-3A Rainbow16 per sorvegliare il People’s Defence Force (PDF), dall’altra rifornisce proprio questi ultimi di personale medico ed altri beni di prima necessità dei quali hanno bisogno.

L’India, inoltre, finanzierà il progetto di trasporto multimodale sul fiume Kaladan, che collegherà il porto birmano di Sittwe allo Stato indiano del Mizoram. Attraverso questi ed altri progetti, Nuova Delhi avrà non solo l’opportunità di espandere i suoi commerci nel Sud-Est asiatico, ma anche di erodere la supremazia cinese nella regione.

Gli Stati Uniti pur condannando il colpo di Stato attuato dal Tatmadaw, si trovano in una posizione di debolezza determinata dalla profonda penetrazione cinese in Myanmar.

Tuttavia, è ipotizzabile che gli americani supporteranno qualche fazione facente parte del PDF per intralciare le scelte strategiche messe in campo dalla controparte cinese.

In un rapporto di Justice For Myanmar e BankTrack, cinque importanti banche francesi e un fondo pensione continuano a investire in ventidue società legate alla giunta militare del Myanmar.

Il rapporto rivela che questi investimenti di Crédit Agricole, La Banque Postale, il gruppo BPCE, BNP Paribas, Société Générale e Fonds de Réserves (FRR) ammontano a oltre 6 miliardi di dollari, il 75% dei quali nel settore dei combustibili fossili.

Infine, vale la pena citare il Rapporto, elaborato con il contributo della Pa-O Youth Organization (PYO) e della Confederation of Trade Unions of Myanmar (CTUM), con la collaborazione di FIM CISL e Atlante delle Guerre, che mette in evidenza, dati alla mano, la scelta da parte del gruppo DANIELI & Co S.P. A (impresa italiana, leader mondiale nella produzione di impianti siderurgici), di continuare a collaborare con la violenta dittatura birmana, accusata di crimini di guerra e contro l’umanità, nonché di violazione delle libertà sindacali, della confisca delle terre, del lavoro forzato.

Situazione economica e lotta di classe

La guerra civile, i disastri naturali e la carenza di materie prime sono tra le principali cause della crisi economica che sta attraversando il Myanmar. Secondo la Banca Mondiale, il Myanmar è il paese con la peggiore situazione economica tra i paesi della regione e la situazione di crisi potrebbe prolungarsi fino al 2028.

Dopo il colpo di stato, la crescita basata sulle esportazioni si è arrestata. Il PIL è crollato da 79 miliardi di dollari nel 2020 a 65,14 miliardi nel 2021, a causa del COVID-19 e del golpe militare.

L’inflazione, che era dell’1,5% nel 2020, ha raggiunto il 27,1% nel 2023, ma potrebbe stabilizzarsi intorno all’8% entro il 2027. Anche la disoccupazione è aumentata, passando dallo 0,7% del 2019 al 2,7% nel 2024, aggravata dal ritiro di aziende come Chevron, TotalEnergies e Telenor.

Come riportato nel sito della Banca Mondiale, “Si stima che la spesa pubblica per la salute e l’istruzione sia diminuita da circa il 4% del PIL nel 2020/21 a circa il 2,2% nel 2023/24. Queste cifre sono le più basse rispetto ai vicini regionali come la Cambogia, che ha speso il 3,67 per cento del PIL, il Laos, che ha speso il 2,50 per cento del PIL. La sicurezza alimentare e la nutrizione stanno peggiorando con gli alti prezzi alimentari e la continua debolezza del mercato del lavoro che ha messo i redditi delle famiglie sotto una pressione sostanziale, in particolare negli stati e nelle regioni colpite dal conflitto in corso. L’ultimo rapporto di monitoraggio della sicurezza alimentare della Banca mondiale (giugno 2024) ha rilevato che il 42% delle famiglie agricole si preoccupa di non avere abbastanza cibo. Il rapporto mostra anche un notevole calo del consumo di alimenti nutrienti”.

3,5 milioni di sfollati interni e oltre 50.000 vittime causati dalla guerra civile e la coscrizione militare che ha provocato un esodo di massa hanno prodotto una riduzione della forza lavoro. Il PIL pro capite è sceso da 1.430 dollari nel 2020 a 1.170 nel 2024. Anche gli investimenti esteri diretti sono crollati, da 4,565 miliardi di dollari nel 2016 a 661 milioni nel 2024.

Secondo un rapporto delle Nazioni Unite pubblicato nel dicembre 2023, la Birmania, come conseguenza dell'instabilità politica conseguente al golpe militare del 2021, è diventata il principale produttore mondiale di oppio superando l'Afghanistan, dove i talebani ne hanno vietato la coltivazione. L'ultimo rapporto dell'Ufficio dell'Onu per il controllo della droga e la prevenzione del crimine (Unodc), afferma che nel 2023 in Birmania sono state prodotte circa 1.080 tonnellate di oppio, essenziale per la produzione di eroina, rispetto alle 790 del 2022.

Il “triangolo d'oro”, la regione di confine tra Birmania, Laos e Thailandia, è da tempo un focolaio di produzione e traffico di droga, in particolare di metanfetamine e oppio. L'Unodc stima che la 'economia degli oppioidi' della Birmania frutti tra 1 e 2,4 miliardi di dollari, l'equivalente dall'1,7% al 4,1% del Pil del paese dell'Asia sudorientale.

I sindacati hanno svolto un ruolo centrale nella resistenza contro il colpo di Stato e gli attivisti sindacali hanno subito pesanti ritorsioni; molti leader sono stati uccisi, arrestati, costretti a nascondersi, o all’esilio.

Sotto il regime militare, i lavoratori subiscono condizioni terribili che rasentano lo schiavismo. I marchi globali e un progetto "Made in Myanmar", sostenuto dall'UE, sfruttano la manodopera a basso costo con il pretesto della creazione di posti di lavoro.

Nel 2023, l'Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) ha condannato i militari golpisti per lavoro forzato e soppressione dell'attività sindacale, sollecitando il ripristino delle libertà civili.

Come riportato nel sito dell’OIL, le principali organizzazioni dei lavoratori sono la Confederazione dei sindacati del Myanmar (CTUM), la Federazione agricola e contadina del Myanmar (AFFM-FAW) e la Myanmar Industries Craft & Services - Federazione Sindacale (MICS-TUsF).

Esiste anche il sindacato Worker Solidarity League of Burna (WSLB) che si inserisce nel filone anarcosindacalista. Nato nel 2000, aderisce alla Comitato di Cooperazione dei Sindacati (CCTU) che dal 2012 organizza 45 organizzazioni sindacali con “l'obiettivo di organizzare i sindacati e riunirli in coalizioni forti”. Dopo il colpo di Stato militare del 2021, la CCTU è stata messa fuori legge dal governo militare del SAC e ha affrontato molte difficoltà come qualsiasi altro sindacato dei lavoratori e di categoria.

In queste circostanze, i sindacati dei lavoratori si sono divisi in due gruppi. Un gruppo che si appoggia al NUG (Governo di Unità Nazionale) e l’altro al SAC (Consiglio Amministrativo Statale). Tra tutti i sindacati e le federazioni di categoria, il WSLB, nei suoi vent’anni di storia, ha mantenuto la reputazione di servire solo gli interessi della classe operaia, mantenendo la propria autonomia dai gruppi di potere.

WSLB si è fatta promotrice di una Convergenza dei lavoratori con alcuni sindacati delle zone industriali. L'obiettivo di questa Convergenza è quello di riallacciare i contatti tra i sindacati, introdurre l'anarcosindacalismo, condividere e discutere i problemi di ogni diversa divisione del lavoro e settore, trovare modi per cooperare e infine costruire la solidarietà tra la classe operaia. Il punto culminante della discussione prende spunto dalla vittoria dello sciopero per l'aumento del salario minimo che è stato rivisto da 4800 MMK a 5800 MMK (1,6 USD) al giorno attraverso un'indennità di 1.000 MMK dal 1° ottobre 2023.

Nonostante la SAC abbia messo fuorilegge le organizzazioni che rappresentano i lavoratori, perseguitando o uccidendo i sindacalisti più attivi, la lotta di classe non si arresta e le lotte dei lavoratori per rivendicare migliori condizioni continuano indipendentemente dal clima di persecuzione messo in atto dai golpisti militari.

Anarchismo in Myanmar

Prima degli anni 2000, non c'erano organizzazioni o individui che si identificassero ufficialmente come anarchici, anche se alcuni esponenti della sinistra impiegavano punti di discussione o narrazioni anarchiche. Dopo l’anno 2000, molti giovani si avvicinarono all’anarchismo e vennero così a costituirsi in tutto il paese molti gruppi libertari che agivano in diversi campi, da quello musicale a quello sindacale.

Per dare l’idea della vivacità della presenza anarchica in Myanmar, riportiamo un elenco non aggiornato dei gruppi attivi:

-Rivolte ribelli (anarchismo individualista, o anarco-punk)

-Kultureshock (Anarcho-punk o individualista Anarchismo)

-Non le bombe Yangon (Aiuto Mutuale e Anarchismo di sintesi)

-Libri non le bombe Myanmar (anarchismo di sintesi e mutuo aiuto)

-Per il popolo per il cappuccio (Anarco-sindacalismo e mutuo soccorso)

-Food Not Bombs Mae Sot (Aiuto Mutuo e Anarchismo di Sintesi)

-Cibo non bombarda Kawthoolei (Aiuto Mutuole e Anarchismo di Sintesi)

-Associazione Anarchica Yangon (Anarco-comunismo e aposma)

-Wa Kha Mount (Anarchismo cinese, anarchismo giapponese e anarchismo post-sinistra)

-Lega di solidarietà della Birmania (WSLB) (Unione sindacalista)

-Fronte Anarchico Giovani – Yangon (Anarchismo insurrezionale)

-Anonimo - Birmania (Anarchismo Insurrezionale)

-Myanmar Cyber Pirati (Hacktivism)

-Atei birmani (ateismo anarchico)

-Ma Chin The(Decolonial, Anarcha-femminismo & Abolizionismo)

-Tankie Anarcosari (gruppo informale)

L'anarchismo in Myanmar, pur essendosi diffuso nelle principali città del paese, è un movimento ancora molto giovane che deve necessariamente consolidare la propria presenza. In particolare, sarà determinante, per la sua sopravvivenza, la capacità di radicarsi nella realtà sociale e tra i lavoratori. In questo senso, pur non essendoci ancora una organizzazione che si ispira alla tendenza piattaformista dell'anarchismo di Classe, auspichiamo la costruzione di un'organizzazione politica che agisca sulla base del dualismo organizzativo e dell'unità teorica, strategica e tattica.

Come reazione al colpo di Stato del 2021 molti gruppi e compagni anarchici hanno partecipato attivamente all’insurrezione popolare contro il golpe militare e, nonostante la brutale repressione, hanno continuato la propria attività nella clandestinità.

Non abbiamo notizie aggiornate sulla partecipazione degli anarchici alla lotta armata, anche se ci risulta che più di qualche compagno ha aderito alla resistenza armata.

Conclusioni

Per concludere questa lunga analisi sulla situazione del Myanmar e sulle prospettive rivoluzionarie della guerra civile, riportiamo il passaggio finale di un intervento dei compagni dell’Associazione Anarchica di Yangon: “Come anarchici, ci allineiamo con la resistenza contro il regime fascista, sostenendo una vera liberazione, l’autodeterminazione e l’autonomia per la regione. Mettiamo in guardia contro le organizzazioni stataliste ammantate in un’agenda di “liberazione nazionale”, poiché possono ricostituire la classe dominante solo senza raggiungere la vera liberazione per le masse oppresse. È imperativo riconoscere la presenza di varie forze di difesa locali (LDF), radicate in varie regioni e comunità in Birmania, resistendo coraggiosamente al regime fascista senza fare affidamento sul sostegno delle potenze imperialiste. Realizzare una rivoluzione che emancipa pienamente la classe operaia oppressa nella regione, favorire la solidarietà transfrontaliera tra la classe operaia e abbracciare l’internazionalismo diventa fondamentale. Piuttosto che salvaguardare gli interessi economici e geopolitici di Pechino in cambio di sostegno, esprimendo solidarietà con la classe operaia oppressa sotto il regime del PCC, sostenere gli uiguri e sostenendo la liberazione di Hong Kong sono cruciali”.

Lino Roveredo e Virgilio Caletti

Fonti:

https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/myanmar-ora-la-vera-minaccia-e-lo-scontro-etnico-29160

https://altreconomia.it/dai-generali-alle-violazioni-dei-diritti-umani-i-passi-del-colpo-di-stato-in-myanmar/

https://aspeniaonline.it/myanmar-un-tassello-dello-scontro-sino-americano/

https://libcom.org/article/burmas-revolution-and-role-beijings-imperialism

https://geopoliticalhub.unilink.it/myanmar-attori-internazionali-ed-i-loro-interessi/

https://www.cesi-italia.org/it/articoli/il-nuovo-myanmar-al-centro-degli-interessi-internazionali

https://www.lavocedellelotte.it/2021/04/03/myanmar-repressione-militare-autodifesa-eserciti-ribelli/

https://iari.site/2025/03/25/myanmar-quattro-anni-dopo-il-colpo-di-stato/

https://www.aljazeera.com/news/2024/1/16/what-is-myanmars-three-brotherhood-alliance-thats-resisting-the-military

https://www.geopoliticalmonitor.com/backgrounder-ethnic-armies-in-the-myanmar-civil-war/

https://www.med-or.org/news/chi-vincer%C3%A0-la-sfida-dei-porti-nelloceano-indiano

https://www.farodiroma.it/lindia-vuole-bilanciare-linfluenza-cinese-nelleconomia-del-myanmar/

https://www.worldbank.org/en/country/myanmar/overview

https://www.avvenire.it/mondo/pagine/myanmar-primo-al-mondo-per-produzione-di-oppio-supera-afghanistan

http://www.birmaniademocratica.org/document.aspx/it/silenzi_colpevoli_il_caso_danieli_spa_rapporto_presentato_alla_sala_conf_della_camera_dei_deputati/forced_labour_myanmar?lang=it

https://www.ilo.org/regions-and-countries/asia-and-pacific/myanmar

https://www.workersliberty.org/index.php/story/2025-03-31/demand-ilo-invoke-article-33-workers-myanmar

https://iwa-yas.org/wslbs-workers-convergence-strength-in-solidarity-during-adverse-times/

https://myanmar-now.org/en/news/factory-workers-barely-able-to-buy-food-under-junta-union-representative-says/

https://libcom.org/article/introduction-anarchism-myanmar

https://alternativalibertaria.fdca.it/
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