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(it) Brazil, OSL: Contro l'imperialismo statunitense, la nostra risposta è l'internazionalismo e la lotta di classe! (ca, de, en, pt, tr)[traduzione automatica]
Date
Thu, 2 Oct 2025 09:02:05 +0300
In un potente attacco imperialista, l'amministrazione di Donald Trump ha
annunciato un dazio del 50% su gran parte dei prodotti brasiliani
esportati negli Stati Uniti, con l'obiettivo non solo di espandere
l'egemonia delle aziende statunitensi, ma anche di esercitare pressione
politica sul governo brasiliano. L'aumento del dazio del 50% è stato
successivamente "aggiustato", esentando circa 700 prodotti brasiliani.
Questa azione, tuttavia, lungi dall'essere un mero aggiustamento tecnico
o un episodio isolato di una controversia commerciale, fa parte del più
ampio progetto di dominio globale delle classi dirigenti statunitensi,
espressione concreta dell'imperialismo contemporaneo. Da una prospettiva
anarchica, denunciamo questa aggressione statunitense, pur comprendendo
che gli interessi delle classi dirigenti brasiliane risiedono
nell'approfittare di questo momento per approfondire lo sfruttamento
della classe operaia all'interno del Paese.
Niente di nuovo sul fronte: le tattiche cambiano, ma la strategia rimane.
La tassazione in questione deve essere intesa come parte di una lunga
storia di imposizioni economiche e politiche volte a mantenere
l'egemonia statunitense nel sistema internazionale. Tale egemonia si è
consolidata dopo la fine della Guerra Fredda, in particolare a seguito
della Dottrina Wolfowitz, un progetto di supremazia globale degli Stati
Uniti, che non lasciava spazio a negoziati alla pari con altre potenze o
all'autodeterminazione dei popoli. Essa opera in modo multiforme,
attraverso: a) la supremazia del mercato finanziario di Wall Street; b)
l'imposizione del dollaro come valuta globale; c) la diffusione
internazionale dell'ideologia neoliberista; e d) l'intervento
imperialista nei territori e nelle economie periferiche. La tassazione
dei prodotti brasiliani è solo un ulteriore strumento di questa
offensiva economica imperialista, che, a seconda delle caratteristiche
specifiche del governo in carica o delle esigenze immediate, mantiene il
suo orientamento strategico.
La misura va inoltre intesa nel contesto del sistematico ricatto
politico dell'imperialismo statunitense. Mentre impone sanzioni
commerciali, il governo statunitense - attraverso le sue reti
diplomatiche, di intelligence e commerciali - cerca di interferire
direttamente nella situazione politica brasiliana, tentando di fare
pressione sulle autorità e sui giudici della Corte Suprema in merito al
processo all'ex presidente Jair Bolsonaro. Ciò dimostra che, oltre a
essere economica, l'offensiva imperialista ha anche una dimensione
politico-giuridica, al servizio degli interessi di settori delle classi
dirigenti locali e straniere che vedono in Bolsonaro una risorsa
strategica per la riorganizzazione dell'estrema destra in America
Latina. A tal fine, fanno leva sulla sottomissione degli agenti politici
della famiglia Bolsonaro e dei loro alleati negli Stati Uniti e in Brasile.
Gli interessi delle "big tech" e il controllo tecnologico, economico e
ideologico
In questo contesto, stiamo assistendo alla crescente attività della
lobby statunitense delle grandi aziende tecnologiche (come Google,
Amazon, Meta, Microsoft e Apple), che non solo trae profitto
dall'estrazione di dati e dalla precarietà dei rapporti di lavoro su
scala globale, ma esercita anche un'influenza politica in Brasile.
Influenzano la legislazione, plasmano il dibattito pubblico e impongono
programmi contrari alla sovranità digitale, allo stato di diritto
democratico borghese e all'autodeterminazione dei popoli. L'interferenza
di queste aziende tecnologiche, con il supporto diretto dell'apparato
statale statunitense, rappresenta un'ulteriore dimensione del dominio
imperialista contemporaneo, che combina controllo tecnologico, militare,
politico, economico e ideologico-culturale.
Infatti, dietro la misura di Trump non c'è solo la protezione
dell'industria nazionale statunitense, ma anche la difesa diretta degli
interessi economici e politici di gruppi imprenditoriali come Meta e
Google, Visa e Mastercard, che esercitano pressioni contro qualsiasi
tentativo di autonomia digitale, finanziaria o commerciale per paesi
come il Brasile.
Inoltre, tutto indica che la tassa del 50% sui prodotti brasiliani sia
anche una ritorsione geopolitica e aziendale volta, tra le altre cose, a
sabotare l'accordo Brasile-Cina per la costruzione di una ferrovia che
collegherà la regione centro-occidentale del Brasile al porto di
Chancay, in Perù, gestita dalla società statale cinese Cosco. Questo
progetto ridurrebbe di circa dieci giorni i tempi di consegna delle
esportazioni brasiliane verso l'Asia, riducendo la dipendenza dalla
rotta atlantica sotto l'egemonia statunitense e indebolendo così il
predominio degli Stati Uniti sulle catene logistiche e commerciali globali.
La misura serve anche come risposta alla recente posizione del governo
brasiliano, che - almeno nella sua retorica - ha sostenuto il
multilateralismo e messo in discussione il ruolo esclusivo del dollaro
come valuta di riferimento internazionale.
https://socialismolibertario.net/2025/08/05/contra-o-imperialismo-dos-eua-nossa-resposta-e-internacionalismo-e-luta-de-classes/
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