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(it) Italy, IFA, UCADI #200 - La crisi dell'élite nell'Occidente (ca, de, en, pt, tr)[traduzione automatica]
Date
Mon, 29 Sep 2025 09:58:35 +0300
Nel tentativo di capire ciò che avviene intorno a noi ci lasciamo
guidare opportunamente dal materialismo storico nel valutare i
molteplici fattori dell'economia, per dedurne le linee possibili di
sviluppo delle vicende umane. Tuttavia spesso da questa operazione non
ricaviamo una comprensione piena ed esaustiva dei fenomeni e della
geopolitica perché è necessario inserire all'interno di questa
narrazione una variabile costituita dal ruolo svolto dagli individui e
integrare nell'analisi materialista storica elementi scaturenti dalle
azioni individuali dalle pulsioni umane e quindi dalla funzione svolta
dalle élite.
Mentre il primo ventennio del secolo scorso è stato segnato dall'imporsi
delle grandi masse sulla scena politica e quindi dal prevalere dei
partiti politici che tuttavia, in un lasso di tempo relativamente breve,
si verticalizzarono, conferendo un ruolo fondamentale a coloro che ne
assumevano la guida nella seconda metà degli anni 30 si affermò
nell'ambito della sociologia della politica quando ancora dominavano i
leader della politica lo studio del ruolo delle élite che, assumendo
come strumento la guida di un partito politico, scalavano il potere al
fine di gestire la politica degli Stati.
Se sotto il profilo fattuale fu la guerra a svolgere la funzione di
liquidare il ruolo dei leader più o meno carismatici sostituendo ad essi
il governo composto da team di esperti quali collettori degli interessi
di classe, toccò a Max Weber dedicare alcune delle pagine più
interessanti della sua sociologia politica alla "superiorità del piccolo
numero", nel tentativo di spiegare il ruolo svolto dalle élite che si
andava imponendo a segnare la nuova era. Dopo di lui analisi come quella
di Wieser sull'essenza del potere misero in luce ruolo e funzione del
principio minoritario, secondo il quale poche persone governano le
masse, ma fu Vilfredo Pareto ad identificare compiutamente nelle élites
e nella loro circolazione i concetti chiave per un'interpretazione
globale dei fenomeni politico-sociali per come si andavano configurando
nelle società complesse.
Questa lettura del mondo era alimentata dall'affermarsi nella società di
elementi oggettivi costituiti da aggregati, da Logge massoniche,
associazioni di banchieri, di commercianti, (basti pensare al
Bildelberg) da nobili più o meno de caduti, da neo influencer, per cui
emergeva che le élite si manifestano in parecchi modi, che scaturiscono
dalle condizioni e dall'organizzazione della vita economica e sociale:
"La conquista della ricchezza presso i popoli di commercianti e
industriali, il successo militare presso i popoli bellicosi, l'abilità
politica e spesso lo spirito d'intrigo e la bassezza di carattere presso
le aristocrazie, le democrazie e le demagogie, i successi letterari nel
popolo cinese, l'acquisizione di dignità ecclesiastiche nel
medioevo[...]sono altrettanti modi coi quali si effettua la selezione
degli uomini". Le élite, di solito accompagnate dall'aggettivo
'sociali', costituiscono una pluralità più o meno ampia di gruppi
ristretti, identificabili in relazione ai diversi tipi di attività, al
grado di concentrazione delle risorse, agli indici più elevati delle
capacità individuali. A volte, come emanazione delle attività delle
grandi Università, nascono gruppi di ricerca, centri studi e di
consulenza, che si presentano come gruppi di esperti, ma che di fatto
costituiscono degli strumenti di lobbing, espressioni di interessi che
hanno ramificazioni economiche e quindi politica e che si prefiggono si
orientare le scelte degli Stati.
Questo processo si accompagna al prevalere delle scelte economiche
private su quelle pubbliche, alla finanziarizzazione dell'economia, a
scapito delle attività economiche reali. Valga ad esempio il fatto che
il valore in borsa della Tesla risulta superiore alla somma dei valori
delle maggiori grandi case automobilistiche mondiali, nonostante che la
Toyota da sola produca 10 volte più auto della Tesla. Ne viene che
l'azienda USA sarà fortissima in una guerra a base di pacchetti di
azioni ma inefficace sul piano dell'economia reale e che nella misura in
cui esisteranno grandi economie (la Cina in primis), le cui èlite
controllano o si prefiggono di controllare la linea di produzione dei
beni essenziali a prescindere dal profitto ottenibile dalla vendita di
singoli prodotti, il modello super-finanziario USA è destinato a
soccombere. Questi gruppi di potere si dotano di strumenti di
programmazione dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo ma a nulla serve
che essi predispongano centri studi specializzati che fungono da
pensatoio, da luogo di elaborazione di strategie di dominio che questi
gruppi di potere intendono sviluppare. Ma questi gruppi, detenendo le
quote di potere più consistenti e il controllo delle risorse economiche,
sono quelli che di fatto gestiscono le scelte ideologiche e politiche,
realizzando una concentrazione di risorse il cui possesso e/o controllo
assicura potere e specificamente potere politico.
Complottismo e programmazione della politica
L'insieme di considerazioni fin qui sviluppate contengono elementi
oggettivi d'analisi e di presa d'atto della reale strutturazione dei
centri di potere e possono facilmente indurre a vedere la politica come
una congiura di centri occulti, contrapposta ad un mondo delle
istituzioni trasparenti e visibili, ordinate e garantiste, costituite
dai sedicenti sistemi di governo democratici, nei quali il potere
apparterrebbe al popolo che lo esercita nelle forme e nei modi stabiliti
da una Costituzione, volendo restare nell'ambito dell'Occidente
sedicente democratico. Naturalmente la gestione del potere assume forme
istituzionali diverse a seconda dei sistemi politici e istituzionali dei
paesi ai quali facciamo riferimento, spesso governati da oligarchie
rispetto alle quali l'Occidente sedicente democratico continua a
ribadire la propria superiorità morale. Tuttavia proprio il fatto che i
sistemi democratici si siano trasformati in strutture formali più che
sostanziali riduce di fatto la differenza fra i diversi tipi di sistema
e induce i cittadini, ridotti a sudditi, a vedere nei governanti
un'élite, di fatto estranea ai consociati, producendo una sempre
crescente distanza dalla partecipazione alla vita delle istituzioni
democratiche e di fatto dimostrando l'inutilità del voto, poiché a
dirigere le scelte politiche sono centri e strutture del potere che non
mutano rispetto ai diversi orientamenti del voto, ma che si plasmano e
si adattano alle persistenti strategie di centri decisionali e di poter,
di fatto autonomi da ogni controllo popolare.
Volendosi documentare, e a riprova di quanto affermiamo, valga leggere
il rapporto del Competing from Advantageous. Extending Russia[1], per
apprendere quali siano stati i piani messi a punto dall'Occidente e da
questo accreditato think tank statunitense per comprendere che le
politiche adottate verso la Russia sono ancora quelle di Brezinski e che
quindi la distinzione fra aggredito e aggressore per quanto riguarda la
guerra ucraina è del tutto falsata dalla narrazione messa a punto
dall'Occidente. Questo documento descrive minuziosamente con tre anni di
anticipo i diversi passaggi della strategia di aggressione alla Russia,
le azioni di destabilizzazione e di provocazione messe in atto, fino a
produrre l'inevitabile intervento militare russo che si è poi realizzato.
La crisi dell'impero e la crisi dell'élite
Anche volendo assumere la chiave di lettura del ruolo dell'élite come
strumento per comprendere ed analizzare l'evolversi della geopolitica
nell'area occidentale oggi non si può sfuggire alla considerazione che
la crisi evidente e irreversibile dell'impero americano coincide con il
degrado progressivo delle élite, costituite come nel Medioevo da
vassalli, valvassori e valvassini, che dovrebbero rappresentare e
costituire i quadri intermedi, le articolazioni attraverso le quali il
potere imperiale si dipana sul territorio e dovrebbero permetterne il
controllo.
Al vertice della piramide troviamo il Presidente degli Stati Uniti,
insieme ai membri della casa reale britannica e al Gota dell'economia e
della finanza che si distribuisce tra Wall Street, la City di Londra e
la Silicon Valley dove si fonde con la componente tecno capitalista che
si prefigge il superamento dell'illuminismo e dell'eredità del
sessantotto, dilettandosi a frequentare Club esclusivi, assaporando il
potere. Siamo di fronte ad un'accozzaglia di degenerati coinvolti, a
vario titolo, nei traffici di Jeffrey Epstein, il miliardario americano
morto "suicida" che offriva minorenni di ambo i sessi per le delizie di
questi maiali.
Alla" grandezza criminale" di costoro, e a supporto del loro potere,
tengono bordone un insieme di manutengoli le cui qualità e la cui
intelligenza è di fatto sempre minore. Si tratta di manutengoli di
caratura sempre più, modesta come Ursula von der stupid, Kaja cretina
Kallas, il Presidente fallito della Repubblica francese Macron, il
Cancelliere tedesco Merz già funzionario del gruppo Black Rock,
l'ineffabile e incolore avvocato Starmer, campione di stupidità, il
banchiere Mario Draghi, venditore all'incanto dell'industria pubblica
italiana e liquidatore dell'economia italiana, spacciato per salvatore
della patria e compagnia cantando. In questo panorama di mediocri non è
difficile per l'underdog Meloni emergere, scodinzolante, tutte le volte
che si trova alla presenza di Donald Trump, o di un Presidente USA che
le accarezza i capelli come era uso fare Biden.
D'altra parte la mediocrità di questa classe dirigente è il fattore che
ha permesso al Presidente statunitense di varare la propria politica dei
dazi e di colpire senza colpo ferire le economie dei paesi
dell'Occidente trattandoli, come effettivamente sono, da vassalli
dell'impero, chiamati nel momento di crisi a ripianarne i debiti, come
si conviene a tutti i servi quando il padrone comanda. Con l'occasione,
visto che il sedicenne imperatore è al lavoro, ne approfitta per tentare
di recidere il cordone ombelicale che lega il capitalismo anglosassone a
quello USA, sottraendosi finalmente all'egemonia che quest'ultimo pensa
di poter esercitare sui "coloniali", ritenendo che è giunto il momento
perché la componente tecnocratica neo-scientista del capitalismo assuma
la guida del processo evolutivo[2]. Tenta di varare quindi una politica
di accordo geostrategico con la Russia, all'insegna di un business
comune su un insieme di settori, sperando anche per questa via di
risollevare le sorti disastrate dell'economia imperiale.
La fallita integrazione cosmopolita
Questo processo non ha fatto i conti con il sostanziale fallimento
dell'operazione di allargamento e inglobamento delle élite conseguente
al crollo dell'URSS. Dopo il biennio 1989-91 gli oligarchi dell'impero
sovietico fallito si illusero di potere essere ammessi a pieno titolo
nel salotto buono delle élite Occidentali, cercando singolarmente di
essere ammessi nei circuiti più esclusivi, tanto che lo stesso Vladimir
Puntin tentò di essere annesso ammesso nel salotto buono della NATO.
Occorsero loro alcuni anni per accorgersi di essere considerato un
rifiuto, uno scarto, come si conviene ai nuovi ricchi, per decidere che
era opportuno sbattere la porta e intraprendere un cammino autonomo,
cosa che avvenne per Punti e i suoi oligarchi a partire dal 2008. Da
allora l'oligarchia ex-sovietica, faticosamente selezionatasi in una
lotta feroce di auto-eliminazione, si è progressivamente strutturata
intorno al leader, costituendo un aggregato alternativo di potere che
contende all'élite dell'impero l'egemonia e lo spazio vitale.
L'allentamento del potere imperiale ha lasciato inevitabilmente lo
spazio di crescita all'élite di un mondo sempre più multipolare. Si sono
così formate nel tempo classi dirigenti in Cina, India, nei paesi
islamici, nei paesi ad economia emergente, persino in Africa, svincolate
dai vecchi legami coloniali: l'impero non era più capace di inglobare e
di contenere nel suo complesso le classi dirigenti di governo del mondo.
C'è lo spazio perché crescesse e si sviluppasse un mondo multipolare
dove le oligarchie che si contendono il potere sono strutturate per
gruppi, sulla base degli interessi, che ferocemente lottano per
l'egemonia. Queste nuove e oligarchie, queste nuove élite, molto
combattive e agguerrite, appaiono a prima vista più temprate perché sono
state costrette ad una lotta dura e ad una selezione severa, fatta senza
esclusione di colpi e in queste temperie hanno imparato a sopravvivere e
prevalere. Come tutti gli organismi giovani, avvertono il vigore della
loro recente formazione e, consapevoli del peso crescente delle economie
e degli interessi che rappresentano, si dispongono ad un confronto senza
esplosione di colpi.
Nel confronto l'élite servile, cresciuta nell'impero, nell'obbedienza e
nella sudditanza della potenza egemone è destinata a soccombere, a
fronte di queste nuove oligarchie, queste nuove élite, che hanno tutto
l'occorrente per imporsi e prevalere, perché dotate di maggiore
autonomia e di nuovi e innovativi strumenti di confronto e di lotta.
Un nuovo paradigma e un nuovo approccio
A fronte di un Occidente, espressione di un impero morente, che come un
serpente tuttavia si dibatte, distribuendo scudisciate a destra e a
manca, acquista sempre più spazio un mondo caratterizzato dalle
relazioni globali tra le sue diverse componenti, ben rappresentato dai
Brics, un mondo multipolare di relazioni che cerca di assumere come nodo
centrale dei rapporti il libero commercio e la convivenza reciproca. In
questa situazione di crisi prende corpo la rinascita degli imperi e i
popoli si strutturano in aggregati che ricalcano antiche faglie
linguistiche, etniche, religiose, geografiche, quando non riscoprono un
anacronistico nazionalismo che assume sovente forme laide e becere,
contenuti razzisti e suprematisti.
A fronte dell'incapacità di ricomporre gli interessi in campo prevale lo
scontro armato e si ricorre alla guerra, prova ne sia che questa è
l'epoca nella quale i conflitti locali deflagrano, con il pericolo di
degenerare nel conflitto nucleare sempre alle porte, anche perché la
minaccia del ricorso all'arma atomica è divenuta l'unica garanzia per
assicurare il rispetto dell'autonomia degli Stati. Mentre una lotta
feroce si svolge per il controllo dei mercati e delle materie prime,
anche ricorrendo allo scontro armato, il conflitto fra le diverse
componenti in campo si va così duro da non escludere un possibile
conflitto nucleare. Oggi purtroppo vi è chi ipotizza come un prezzo
possibile passare attraverso u conflitto nucleare per decidere il reale
rapporto delle forze sul campo, oppure chi è chi è disposto a ricorrere
al genocidio pur di appropriarsi dei territori di abitati da altri
popoli, cancellando con la memoria l'orrore delle atrocità
vissute.
A prima vista queste nuove classi dirigenti non sono pronte ad
affrontare alcuni nuovi fattori legati al feedback che l'ambiente in
senso lato sta fornendo alla società umana (quale che sia il modo in cui
è organizzata). Che si tratti di variazioni climatiche o di inquinanti
eterni o anche di epidemie più o meno naturali, sono problemi che
richiedono comunque scelte collettive che non possono essere fatte in
presenza di un regime neofeudale.
È un mondo che non ha fatto i conti con le diseguaglianze e si rifiuta
di farlo, ignorando la presenza latente ma inevitabile della lotta di
classe, perché un mondo governato dalle élite, siano esse una classe
omogenea o un insieme di fazioni in competizione tra loro si generano
inevitabilmente ingiuste disparità che legittimano la ribellione e fanno
sorgere l'anelito verso una tendenziale uguaglianza, la ricerca di una
giustizia sociale possibile e necessaria.
In questa situazione così precaria vi è chi vede nella restaurazione
dell'impero la strada per assicurare la convivenza pacifica dei popoli
pago del fatto che l'ordine imperiale assicurava al tempo stesso la
schiavitù e la pace, a compare un nuovo Roosvelt, oppure l'impero
americano è destinato comunque a decadere (guerra atomica a parte, nel
qual caso finisce tutto); ma per la comparsa di un nuovo Roosvelt è
necessario che il paesi attraversino e superino prima una grande
depressione che sarà verosimilmente estesa ai paesi del cosiddetto
occidente collettivo.
[1]Competing from Advantageous. Extending Russia, redatto dagli analisti
Groun James Dobbins, Raphael S. Cohen, Nathan Chandler, Bryan Frederick,
Edward Geist, Paul DeLuca, Forrest E. Morgan, Howard J. Shatz, Brent
Williams. Editor's Note, September 2022,
https://www.rand.org/pubs/research_reports/RR3063.html. Per un commento:
Giuseppe Galliano, Il logoramento di Russia ed Europa, "Analisi difesa,"
https://www.analisidifesa.it/2025/01/il-logoramento-di-russia-ed-europa/;
L'indipendente, Esiste un piano USA del 2019 per "sbilanciare" la
Russia,
https://www.lindipendente.online/2022/03/16/esiste-un-piano-usa-del-2019-per-sbilanciare-la-russia-leggerlo-oggi-spiega-molto/
leggerlo oggi spiega molto.
[2]Centro per la riforma dello Stato, Il piano di Silicon Valley per la
tecno-Repubblica,
https://centroriformastato.it/il-piano-di-silicon-valley-per-la-tecno-repubblica/;
Musk e Zuckerberg, dal capitalismo digitale al fascismo delle
piattaforme,
https://ilmanifesto.it/musk-e-zuckerberg-dal-capitalismo-digitale-al-fascismo-delle-piattaforme
G.L.
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https://www.ucadi.org/2025/09/04/la-crisi-dellelite-nelloccidente/
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