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(it) Italy, IFA, UCADI #200 - Tra dazi e sanzioni (ca, de, en, pt, tr)[traduzione automatica]
Date
Sun, 28 Sep 2025 07:55:13 +0300
Varando la sua politica dei dazi il Presidente Trump non fa altro che
seguire la strada tracciata dai suoi predecessori ( a partire da Obama)
che non hanno avuto scrupoli nel cercare di difendere con questo
strumento la competitività degli Stati Uniti. Si può senza dubbio
rilevare che egli agisce attraverso gesti apparentemente umorali, spesso
finalizzati a ricavare direttamente o indirettamente profitti dal
mercato, attraverso l'insider trading, visto che più che disporre di
informazioni privilegiate, le crea, ricavandone immensi profitti e
speculando. Tuttavia costituisce un dato di fatto che il paese ha un
debito complessivo di 110 miliardi di dollari, frutto di consistenti
deficit commerciali accumulati a partire grosso modo dal 1976, a causa
delle elevate importazioni di petrolio e beni di consumo, nonché per
effetto di un radicale e selvaggio decentramento produttivo che ha
espulso dal paese la gran parte delle attività manifatturiere a causa
del bisogno di smantellare i centri di concentrazione e quindi di potere
operaio e di disinnescare la protesta sociale e la lotta di classe, alla
ricerca di una diversa e più equa distribuzione della ricchezza. e di
profitti rapidi e immediati, è così partito un forte processo di
finanziarizzazione e privatizzazione dell'economia USA che se ha creato
le basi per lo sviluppo tecnologico ha irrimediabilmente trasformato la
composizione sociale del paese[J. D. VANCE, Elegia americana, Garzanti,
Milano, 2020]. Questo processo di de-industrializzazione ha reso il
paese irriconoscibile spingendone a destra l'asse politico che si
caratterizzava per la presenza di un ruolo centrale dei sindacati e
delle componenti di sinistra della società.
Questa strategia è stata fatta propria da tutti i paesi del blocco
occidentale che hanno proceduto ad un decentramento produttivo e ad una
esternalizzazione delle catene produttive che ha spostato nei paesi
poveri e in via di sviluppo, dove il costo del lavoro era più basso e le
tradizioni di organizzazione e di lotta operaie erano assenti o meno
radicate, le attività manifatturiere. Con il venir meno dell'intervento
pubblico particolarmente accentuato è stato inoltre il degrado delle
infrastrutture, tanto che si calcola che più di 200 punti andrebbero
rifatti e che la logistica nel paese è in condizioni sempre più
degradate. Sono cresciuti, è vero, gli interventi nel settore dell'
high-tech ma senza rendersi conto che queste imprese non sono delle
entità separate ma hanno bisogno di addetti competenti, di materie prime
e di un apparato produttivo complesso che li sostiene.
Tutto ciò ha fatto si che 2022 i maggiori deficit commerciali
dell'economia americana si registrino oggi con la Cina, il Messico, il
Vietnam, il Canada, la Germania, il Giappone e l'Irlanda, e i maggiori
surplus commerciali con i Paesi Bassi, Hong Kong, il Brasile, Singapore,
l'Australia e il Regno Unito. Il Canada è il principale partner
commerciale USA, rappresentando il 15 percento del totale degli scambi,
seguito dal Messico (14%) e dalla Cina (13%). Questo dato spiega perché
i primi dazi sono stati diretti verso questi due paesi. Oggi gli Stati
Uniti stanno perdendo il controllo dei mari, prova ne sia che varano
meno navi della Cina, della Corea del Sud e del Giappone.
Con maggiore decisione rispetto alle scelte dei suoi predecessori Trump
per far fronte alla crisi finanziaria dell'impero sta provvedendo
opportunamente a taglieggiare soprattutto i sudditi vassalli e lo fa con
il disprezzo con il quale il sovrano si rivolge ai servi, come
testimonia la "trattativa" sui dazi con Ursula Von der Stupid, non a
caso ricevuta fra una partita di golf e l'altra, nel Club privato
dell'imperatore.
Né il pagamento del tributo si limita a corrispondere il canone fissato
dall'imperatore, perché tra gli obblighi imposti c'è anche quello di
contribuire ad armare l'esercito, accollandosi le spese di produzione
delle armi e di equipaggiamento delle truppe, oltre a impegnarsi a
fornire un contributo in uomini da destinare alla guerra. Anche in
questo settore prevale l'interesse dei privati, prova ne sia che anche
il riarmo viene gestito affidando le decisioni alle imprese che decidono
su tempi e modi di acquisizione dei nuovi sistemi d'arma. Si arriva al
paradosso che la nazione più avanzata dismette nel 2024 il progetto dei
missili ipersonici come i russi Oreshnik per una decisione Boeing.
Le sanzioni e i suoi effetti L'impero, benché morente r in crisi ha
bisogno di difendere le sue posizioni e perciò conduce ai suoi confini
uno scontro finalizzato a contenere l'emergere di un mondo multipolare
che sostituisce al dominio imperiale la contemporanea presenza di più
attori, tanto che oggi si parla di rinascita di spazi imperiali,
ricalcando interessi storici, etnici, economici, geografici, culturali
che hanno caratterizzato il pianeta e la vita dei popoli.
Ma l'impero opera con una doppia morale e consente a sé ciò che ad altri
non consente, prova ne sia quanto avviene in Medio Oriente, dove si
permette ad Israele, sostenuto da una lobby potente e multinazionale, si
appropriarsi dello spazio vitale di altri popoli, praticando sotto gli
occhi di tutti un genocidio tra i più feroci della storia e al tempo
stesso si sanziona come aggressione la difesa del proprio spazio vitale
della Russia, pretendendo che essa consenta impunemente di operare per
la sua dissoluzione come Stato, promuovendone la frantumazione in un
mosaico di entità, in
modo da consentire all'Inghilterra di frantumare il formarsi di
un'entità politica forte e coesa a livello continentale.
Così, a fronte di un'azione difensiva sviluppata dalla Russia l'impero e
i suoi alleati hanno adottato lo strumento delle sanzioni, finora ben 18
pacchetti, che avrebbero dovuto avere il compito di piegare
economicamente l'economia russa, causandone la crisi. Se non che
l'emanazione delle sanzioni avviene in un mondo decisamente mutato
rispetto a quello immaginato dall'impero e per giunta le sanzioni
vengono emanate in una fase particolare di sviluppo dell'economia russa
che andremo ad esaminare.
Nell'arco di 25 anni di relazioni e negoziati la Russia ha costruito
insieme a Cina, India, Brasile e Sudafrica i Brics, dando vita così a
un'area di relazioni commerciali e di scambio tra economie emergenti che
hanno via via calibrato le loro attività economiche e commerciali,
cercando di abbandonare le transazioni in dollaro, favorendo la
regolazione dei loro rapporti economici attraverso l'uso delle monete
nazionali. Non solo ma le sanzioni, chiudendo il mercato dell'energia
dell'Europa occidentale proveniente dalla Russia ha fatto sì che questa
ri-orientasse le proprie esportazioni energetiche e di materie prime
verso la Cina, l'India, incrementando gli scambi con i paesi del resto
del mondo.
Costringendo la Russia alle triangolazioni per vendere petrolio e gas
una pletora crescente di paesi è stata coinvolta nelle attività di
trasformazione e commercializzazione di energia e materie prime,
ricavandone profitti enormi e fornendo in cambio solidarietà e sostegno
politico-economico al fornitore primo: la Russia. Si spiega anche così
il sostegno enorme che l'intervento russo in Ucraina ha riscosso tra la
gran parte degli Stati, col risultato che oggi la Russia è tutt'altro
che isolata all'interno delle relazioni internazionali.
Un volano per la crescita dell'economia russa
Gli investimenti accidentali in Russia nel primo ventennio del secolo
hanno prodotto la crescita e lo sviluppo di un mercato di beni e
servizi. Nuovi bisogni e nuove richieste di beni hanno ampliato il
mercato interno del paese, in una prima fase soddisfatto dagli
investimenti stranieri e dalla creazione in Russia delle succursali
delle aziende occidentali che provvedevano a rifornire il mercato locale
dei beni richiesti dalla domanda emergente.
L'emanazione delle sanzioni ha portato al ritiro degli investimenti da
parte di queste aziende e alla cessione delle loro attività a soggetti
locali che hanno rilevato le attività produttive già avviate,
provvedendo a svilupparle, incrementando gli investimenti, a fronte del
crescere della domanda di beni e servizi Innescata dagli investimenti
occidentali. Ne è nato un circuito virtuoso che, unito agli effetti
derivanti dalla parziale conversione in economia di guerra di una parte
dell'industria russa e dal raggiungimento della piena occupazione, ha
consentito un aumento del reddito pro capite che a sua volta ha
stimolato la domanda. producendo una crescita inattesa, ma spiegabile
del PIL del paese.
A ciò si aggiunga la maggiore disponibilità economica derivante dai
premi corrisposti ai volontari, (circa 50.000 euro) grazie ai quali le
famiglie che impegnano almeno un membro sul fronte diventano titolari i
un piccolo patrimonio da investimento, nonché destinatarie di
provvidenze e di favori derivanti dalla condizione di essere
appartenenti ad una famiglia che ha inviato propri membri al fronte e si
avrà il quadro dell'insieme di stimoli che la crescita dell'economia
russa sta ricevendo dalla guerra. A riprova di queste nostre
considerazioni citiamo l'accordo stipulato tra lo Stato russo e quello
della Corea del Nord per la fornitura di 50.000 lavoratori, soprattutto
specializzati nelle attività edilizie, e l'accordo stipulato con l'India
per la fornitura di un milione lavoratori qualificati per potenziare e
sopperire alle necessità di manodopera emergenti a causa dei ritmi di
sviluppo dell'economia russa.
Si realizza così il singolare paradosso che le sanzioni che avrebbero
dovuto mettere in crisi l'economia russa hanno finito per costruire
intorno ad essa le condizioni per consentirne lo sviluppo, grazie alle
potenzialità autoctone maturate, potendo inoltre utilizzare la grande
disponibilità di energia a basso costo della quale il paese dispone,
oltre che naturalmente sfruttare l'abbondanza di materie prime
praticamente illimitata, a disposizione della Russia.
L'unico neo per la Russia di quanto sta avvenendo è costituito dal fatto
che le nuove relazioni economiche instaurate la spingono a privilegiare
necessariamente il rapporto simbiotico con la Cina, che la sovrasta per
potenza economica, demografica, capacità di sviluppo, e presto, capacità
militari. Ma è del tutto evidente che quando sta avvenendo è tutt'altro
che un vantaggio per gli interessi dell'impero che, non a caso, sembra
aver assunto come obiettivo tutt'altro che raggiungibile allo stato dei
fatti di separare la Russia dalla Cina.
In questo scenario di sviluppo delle relazioni geopolitiche fra i
diversi attori a fare la figura degli idioti sono gli europei che sono
stati immolati sull'altare dell'interesse dagli Stati Uniti, i quali,
complice la Gran Bretagna, hanno reciso con il Nord Stream due,
l'arteria vitale che garantiva energia al continente a basso costo,
potenziandone le attività manifatturiere. Le sanzioni alla Russia ma
anche quelle alla Cina stanno accelerando il processo di una loro
crescita indipendente anche nei campi più avanzati come quello dei
semiconduttori.
La Redazione
https://www.ucadi.org/2025/09/04/tra-dazi-e-sanzioni/
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