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(it) Italy, IFA, UCADI #200 - La volpe artica (ca, de, en, pt, tr)[traduzione automatica]
Date
Sat, 27 Sep 2025 09:21:54 +0300
Il 15 agosto si è svolto ad Anchorage, in Alaska, l'incontro tra il
presidente statunitense Donald Trump e il leader del Cremlino Vladimir
Putin. Il Presidente russo si è comportato come una volpe artica,
apparendo atletico e affabile, cordiale e disponibile, mentre per
affrontare la situazione difficile adottava la massima flessibilità
nelle trattative. A fare il controcanto a tanta cordialità ha provveduto
il Ministro degli Esteri Lavrov, ostentando una t-shirt con la scritta
CCCP, ovvero Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, come a dire
agli americani "siamo tornati"! In effetti tutto il cerimoniale che ha
caratterizzato la visita ha dimostrato il ritorno della Russia sulla
scena mondiale con gli Stati Uniti, quale paese detentore di un arsenale
nucleare, al pari di quello statunitense, e quindi in grado di negoziare
sullo stesso livello con il titolare dell'impero. Questi, da parte sua,
ha trattato l'interlocutore come controparte e non da servo, come è uso
fare con i suoi vassalli sciocchi, quali la Von der Stupid e gli altri
leader europei.
Dopo aver discusso con l'interlocutore i problemi strategici reciproci,
Putin ha fatto notare i primi a violare il principio dell'intangibilità
dei confini sono stati paesi NATO quando hanno aggredito proditoriamente
la Jugoslavia provocandone lo smembramento. Ha convinto inoltre Trump
che si può fare la pace anche senza passare attraverso un gessate il
fuoco, come chiedono insistentemente ucraini e volenterosi occidentali.
Trump, da parte sua, desideroso di sganciare gli Stati Uniti dalla
guerra in Ucraina, ha convocato a Washington Zelensky e 7 nani per
riferire i risultati del colloquio.
Benché annunciato all'ultimo momento l'incontro di Anchorage è stato da
lungo tempo preparato. Lo dimostra la complessità dei temi trattati, tra
i quali le questioni strategiche globali, la gestione e il controllo
dell'armamento nucleare e le relazioni economiche tra Stati Uniti e
Russia, lo sfruttamento dell'Artico.
La conclusione della guerra d'Ucraina è stato solo uno dei punti della
trattativa, sulla quale tuttavia le parti hanno trovato un accordo per
proseguire i colloqui, consistente nell'accettazione della tesi Russa
che non fosse necessario un preventivo cessate il fuoco per l'apertura
di trattative di pace. In particolare questa condizione ha costituito la
sconfitta delle pretese ucraine e delle aspettative dei cosiddetti
volenterosi, i quali confidavano nella tregua per insediare un corpo di
spedizione congiunto anglo-francese in Ucraina, posizionato nelle
retrovie rispetto al fronte, ponendo in questo modo un'ipoteca ed
esercitando una deterrenza sul conflitto. Per ora l'unico risultato
delle trattative di Washington è costituito dall'accettazione, anche da
parte Ucraina e dei sedicenti volenterosi, che la trattativa avverrà
senza un preventivo cessate il fuoco che avrebbe consentito la
riorganizzazione dell'esercito ucraino in forte crisi sul fronte di
guerra. L'accettazione obtorto collo di ucraini ed europei di questa
condizione ha consentito a Trump di dichiarare: "Ho avuto un incontro
molto positivo con ospiti rispettati: il presidente dell'Ucraina
Volodymyr Zelensky, il presidente della Francia Emmanuel Macron, il
presidente della Finlandia Alexander Stubb, il primo ministro italiano
Giorgia Meloni, il primo ministro britannico Keir Starmer, il
cancelliere della Repubblica Federale di Germania Friedrich Merz, il
presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen e il
segretario generale della NATO Mark Rutte alla Casa Bianca, che si è
concluso con un ulteriore incontro nello Studio Ovale. Durante
l'incontro abbiamo discusso delle garanzie di sicurezza per l'Ucraina
che saranno fornite da vari paesi europei in coordinamento con gli Stati
Uniti d'America. Tutti sono molto felici della possibilità di PACE per
Russia/Ucraina.
Al termine degli incontri ho chiamato il presidente Putin e ho iniziato
i preparativi per un incontro tra il presidente Putin e il presidente
Zelensky in un luogo che sarà definito. Dopo che questo incontro avrà
luogo, avremo un incontro trilaterale con la partecipazione dei due
presidenti e mia. Ancora una volta, è stato un passo molto positivo e
precoce per una guerra che dura da quasi quattro anni. Il vicepresidente
J.D. Vance, il segretario di Stato Marco Rubio e l'inviato speciale".
Il nodo centrale delle richieste russe rimane la rimozione delle cause
che, ad avviso della Federazione russa, hanno provocato il conflitto,
ovvero la tutela della popolazione russofona d'Ucraina (accettazione
della lingua russa come lingua ufficiale e autoctona, tutela della
libertà religiosa della Chiesa Ortodossa Canonica Ucraina, al pari di
altre confessioni, tutela della cultura russa, larga autonomia
amministrativa degli oblast e struttura federale dello Stato). Per
acconsentire ad una pace immediata la Russia chiede inoltre che
l'Ucraina ceda oltre alla Crimea da tempo territorio russo i quattro
oblast orientali di Donnesch, Lukask, Zaporigia e Kerson, ritirandosi
dai territori non ancora persi sul campo di battaglia e sembra offrire
la restituzione degli altri territori ucraini attualmente occupati.
Chiede inoltre un drastico ridimensionamento dell'esercito ucraino e del
suo armamento. È disponibile in cambio ad offrire all'Ucraina le
garanzie di sicurezza e intangibilità del territorio.
È disposta ad accettare osservatori dispiegati sui futuri confini, ma a
condizione che si tratti di truppe di paesi non europei. Queste
condizioni, nel loro insieme, dovrebbero fungere da deterrente e
antidoto per contrastare l'aggressivitàdel nazionalismo ucraino.
Caratteri distintivi del nazionalismo ucraino
Per comprendere e affrontare le ragioni profonde dalla crisi Ucraina
occorre fare chiarezza sui caratteri distintividel nazionalismo ucraino
che non è solo in movimento politico che pone al centro del suo agire
l'idea nazionale esaltando l'identità, la cultura, la storia e gli
interessi degli abitanti di un territorio politicamente identificato
come Ucraina ma promuove un'idea di appartenenza a questo territorio che
mira a conferirle particolari caratteri ai fini di affermare Il suo
diritto di prevalere sulle altre. Quello ucraino è un nazionalismo
debole (e perciò aggressivo), prova ne sia che esso ha bisogno di
definirsi per differenza e distinzione si direbbe forse meglio per
sottrazione) dall'identità Russa in considerazione del fatto che la
comune di identità dei popoli slavi di cui è parte non le consente di
per sé di rinvenire e identificare dei caratteri autoctoni e peculiari
che lo distinguano. Ecco perché l'attuale nazionalismo ucraino cerca di
caratterizzarsi per la scelta esclusiva della lingua (vietando quella
delle altre componenti del popolo della nazione, anche se storicamente
radicate nella tradizione). La scelta linguistica si riflette in campo
culturale con l'esclusione dalla tradizione letteraria di ogni opera
redatta in lingua altra soprattutto in russo (cultura dalla quale quella
ucraina intende definirsi per differenza e sottrazione). Il nazionalismo
ucraino si distingue inoltre per un'opzione a favore della religione di
Stato che assume una è una sola confessione come propria della nazione,
ponendo i suoi vertici apicali agli ordini dello Stato.
Il nazionalismo ucraino assume carattere etnico, prova ne sia che
enfatizza l'origine etnica e culturale comune facendone derivare una
supposta superiorità rispetto agli altri popoli, non curandosi di
possibili discriminazioni delle minoranze etniche o religiose e
politiche presenti sul territorio dello Stato (siano esse polacche,
rumene, magiare, turcomanne, russe) e del fatto che tale scelta è causa
di xenofobia, conflitti, discriminazioni.
Queste componenti banderiste fanno del nazionalismo ucraino un complesso
di valori marcio e fetido, che in passato si è distinto per
l'antisemitismo, i pogrom, la militanza come truppe ausiliarie delle SS
e che oggi inquina di sé le contrade d'Europa e del mondo e che di fatto
interpreta e rielabora valori e principi che furono proprio del nazismo.
Questa dimensione del nazionalismo ucraino sfugge a molti ed ha finito
per distorcere anche le valutazioni sul conflitto ucraino di cui si è
fatto portatore il Presidente della Repubblica italiana nel suo discorso
all'Università di Lione, dando una lettura della storia d'Europa che si
è distinta per superficialità, falsificazioni, pressappochismo,
faziosità nel valutare fenomeni storici quali il nazionalismo, il
fascismo, il nazismo.
La strategia trumpiana del disimpegno.
A differenza della precedente amministrazione che aveva preparato e
voluto la guerra per procura dell'Ucraina con la Russia, creando le
condizioni di destabilizzazione del paese, organizzando, sostenendo e
finanziando i moti di piazza Maidan, l'amministrazione Trump ha deciso
di tirarsi fuori dalla guerra ucraina, ponendosi come arte terza nel
conflitto, al fine di lasciarne la responsabilità e il peso agli
europei. Per raggiungere questo obiettivo ha trasformato la fornitura di
armi in vendita di armamenti a pagamento, imponendo agli alleati europei
e all'Ucraina stessa di pagarne il costo: ha raggiunto così il doppio
scopo di fare affari, di svuotare i propri arsenali di armi ormai
decotte, in larga parte obsolete o giunte al termine del loro ciclo di
efficienza temporale ed ottenendo al tempo stesso di non essere parte
diretta nel conflitto, sostenendo che la guerra in Ucraina è una scelta
dell'amministrazione precedente, quella di Biden. Ciò ha permesso a
Trump di proporsi come mediatore del conflitto, scaricando
responsabilità costi ed effetti della sconfitta sul campo di battaglia
ormai certa sull'Ucraina e l'Unione europea.
Benché la stampa e gli analisti occidentali si affannino a sottolineare
l'esiguità delle conquiste territoriali russe nel tempo a fronte di
perdite di uomini e mezzi che sarebbero enormi la sconfitta
dell'esercito ucraino è ormai innegabile. L'esercito russo ha condotto
una guerra di logoramento che ha avuto come principale obiettivo quello
di distruggere il potenziale militare ucraino. Non solo ma nel corso
della guerra l'esercito russo ha mutato la propria strategia, evitando
gli attacchi di massa e mettendo in atto operazioni tattiche che stanno
disarticolando i sistemi fortificati ucraini a presidio del Donbass. Le
fortificazioni sono sempre più sguarnite per la difficoltà di reclutare
nuovi soldati, a causa delle diserzioni, dell'alto numero dei renitenti
alla leva, dei sistemi violenti con i quali i reclutatori costringono la
popolazione riluttante a prendere le armi.
Se fino ad ora la strategia dello stato maggiore russo è stata quella di
impegnare l'esercito ucraino su tutto il fronte obbligandolo a spalmare
i propri effettivi su un fronte di più di 1000 km per procedere poi ad
avvolgere, assediare e chiudere in sacche settori del fronte, ora che i
combattimenti stanno superando le ultime difese strutturate del Donbass,
le caratteristiche del conflitto stanno cambiando e l'obiettivo
dell'esercito russo diventa l'annientamento di quelle unità
dell'esercito ucraino ideologizzate, che vengono sempre più impegnate in
combattimenti finalizzati al loro annientamento, compiendo così un'opera
di bonifica che non è solo militare ma anche politica.
Smentendo la propaganda occidentale che voleva l'economia russa
soccombente sotto il peso dello sforzo bellico la Russia non solo ha
aumentato il proprio PIL, ma ha utilizzato paradossalmente le sanzioni
per rafforzare la propria economia, sviluppando nel contempo una
parziale conversione in economia di guerra del proprio apparato
economico ed industriale. A livello internazionale la Russia è
tutt'altro che isolata, grazie ai rapporti commerciali ed economici
stipulati in seno al circuito dei paesi Brics, anche se attualmente
soffre di un'eccessiva dipendenza della propria economia da quella
cinese sia dal punto di vista tecnico che finanziario.
La crisi dell'Occidente europeo
La guerra d'Ucraina sta provocando la crisi profonda dell'Unione europea
e dei paesi che ne fanno parte. Venuto meno il loro rifornimento
energetico a causa della distruzione del Nord Stream due e del Dictat
statunitense che ha imposto l'acquisto di energia a prezzi esorbitanti
l'industria manifatturiera europea sta attraversando una profonda crisi
che si riflette inevitabilmente sui bilanci dei singoli Stati, gravati
dal peso dello sforzo bellico derivante dal finanziamento per le armi
ucraine e per il sostegno dell'attività dello Stato ucraino,
completamente fallito e mantenuto dal bilancio europeo. Questa
situazione si riflette sul futuro bilancio dell'Unione, tanto che quello
che sta per essere varato subisce sostanziosi tagli per quanto riguarda
l'agricoltura e i fondi di coesione, andando a colpire le aree più
disagiate dell'Unione e il settore agricolo che ha costituito la base
costitutiva e di coesione dell'intera architettura comunitaria.
Contrariamente agli orientamenti dei cosiddetti volenterosi sarebbe
interesse dell'Unione europea l'immediata cessazione della guerra
ucraina, per evitare che i cittadini comunitari debbano pagarne il
prezzo attraverso una drastica riduzione del welfare, al quale verranno
inevitabilmente a mancare le risorse.
Bisogna avere l'onestà di ammettere che tra i meno compromessi da questa
situazione c'è certamente la Meloni che si è mantenuta su una posizione
di moderata attesa, dichiarandosi disponibile al compromesso e
nascondendosi dietro la proposta di dar vita ad un gruppo di paesi
disponibili a difendere l'Ucraina in futuro ma per i quali l'Italia non
mette a disposizione truppe. Una posizione certamente più condivisibile
di quella degli imbecilli del PD i quali sono ancora a sostenere la
necessità di una pace giusta, come se questa potesse derivare da una
guerra. I leader come Macron e Merz, Starmer e Von der Stupid sono
leader decotti, ormai al tramonto.
C'è solo da sperare che l'inevitabile sconfitta derivante dalla guerra
ucraina consenta ai popoli europei di disfarsi di questa classe politica
per consentire ad una nuova leva di politici non compromessi con le
idiozie del passato di prendere le redini dei loro paesi e salvarli
dalla rovina.
G.C.
NOTA A MARGINE
Giornalisti e commentatori, pennivendoli e opinionisti, sedicenti
cronisti che amano presentarsi come obiettivi e indipendenti, hanno
fatto emergere tutto il loro livore, dovendo ammettere con la bava alla
bocca, il loro sconcerto per il tappeto rosso steso dai marines USA per
consentire le rapidi falcate di Punti verso Trump. A loro ricordiamo che
si tratta del cerimoniale consueto negli incontri di Stato. Avrebbero
ritenuto più dignitoso che il tappeto fosse stato predisposto da un
gruppo di inservienti, magari di pelle nera, asiatici o messicani?
E ancora, in una corrispondenza di una giornalista particolarmente
faziosa che ama autodefinirsi obiettiva, in trasferta a Kiev, dalla
Germania, forse per riscuoterlo lo stipendio da propagandista,
descriveva le condizioni orribili di vita degli ucraini, ai quali accade
di vivere sotto la dominanza russa nelle regioni del Donesk occupato,
magnificando le delizie della democrazia vigente in Ucraina ma omettendo
che oggi l'Ucraina è un paese dove vige la legge marziale; dove si
pratica la coscrizione obbligatoria coatta e i renitenti alla leva
vengono picchiati, catturati e spedite al fronte; dove impera la
corruzione (basta pagare per non partire per il fronte).
Un paese nel quale opera la repressione della libertà religiosa, si
perseguono i ministri di culto e i fedeli della Chiesa Ortodossa
Canonica e si sequestrano le loro chiese e i loro beni; si perseguitano
coloro che parlano russo, benché siano di madre lingua russa; si
demoliscono monumenti, si vietano opere letterarie ed espressioni
artistiche perché russe.
Nemmeno durante la guerra fredda il contrasto tra l'Occidente e la
Russia ha assunto le dimensioni dell'incitamento all'odio verso il
popolo russo, al punto da estendere l'ostracismo fino a chiederne
l'esclusione dalle relazioni internazionali, si è esteso l'odio alle
relazioni tra i popoli, colpendo le manifestazioni culturali russe, le
esibizioni di direttori d'orchestra, La produzione letteraria,
accumulando nell'ostracismo e nella condanna il popolo russo nel suo
insieme, descritto come popolo aggressore, senza alcuna distinzione con
l'operato del suo governo.
Si è glissato sugli autori del sabotaggio al Nord Stream due (ucraini e
inglesi) che ha interrotto il flusso di metano e del petrolio a prezzi
contenuti provenienti dalla Russia per sostenute le sanzioni verso il
popolo russo, malgrado che il costo esorbitante dell'energia abbia messo
in ginocchio l'economia europea, producendo una gravissima crisi
occupazionale con profondi riflessi sul benessere dei popoli europei.
Si è consentito e si consente il finanziamento sul bilancio Europeo e
quindi attingendo alle finanze dei singoli paesi facenti parte
dell'Unione per finanziare l'Ucraina Stato fallito per quanto riguarda
istruzione, pensioni, servizio sanitario, servizi di welfare e
quant'altro necessario per sostenere lo sforzo bellico, anche rifornendo
il paese di armi.
Si sono forniti generosi sussidi ai profughi ucraini creando una
differenza di trattamento con i cittadini autoctoni meno abbienti.
La Redazione
https://www.ucadi.org/2025/09/04/la-volpe-artica/
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