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(it) Mexico, FAM, Regeneracion #19 - Guerra alla guerra[1](Pietro Gori) (ca, de, en, pt, tr)[traduzione automatica]

Date Wed, 24 Sep 2025 08:52:17 +0300


Mentre sotto il bacio paterno del sole, di questo sole sublime e radioso, la cavalleria galoppa con le sue armi scintillanti, e la fanteria arrogante e marziale sfila sotto il cielo parigino, testimone di un 16 luglio e di un 18 brumaio; mentre nella Genova operaia cooperatori da tutta Italia si riuniscono per celebrare un Congresso dove sorride la potente poesia di un futuro sociale più giusto e luminoso, si è ritenuto giusto invitare questo militante stanco e smarrito, questa umile sentinella di un popolo che alza una bandiera violata a parlarvi di pace, quando ancora aleggiano nell'aria l'odore della polvere da sparo e l'eco delle schegge di una guerra che è palingenesi e resurrezione, una guerra giusta e quotidiana per gli umili e gli sfruttati contro le forze onnipotenti del capitalismo oppressivo.

Sì; siamo contro tutte le guerre ingiuste, poiché ce ne sono anche di giuste; Noi, militanti di un esercito che non è un esercito di armi e strisce, non portiamo con noi ricordi paterni, nonostante questo povero oratore che cerca di scuotere i vostri animi con il pugno del sentimento e del risentimento per levare il grido di protesta e la maledizione feconda (...).

Cerchiamo di studiare la genesi della guerra. In definitiva, la guerra non è altro che lo spirito di piccole persone che sentono il bisogno di dare piacere ai loro pugni. Chi non ricorda, nell'opera di Zola "Il lavoro", la scena dei bambini che si lapidano a vicenda, che rappresenta l'umanità infantile, riproducendo fedelmente il processo della psicologia militarista? Questa tendenza infantile deve essersi evoluta nella nostra società attraverso l'esperienza umana, e come quei bambini che, dopo essersi lapidati a vicenda, si riconciliano e poi iniziano una battaglia a sassate contro i lampioni, allo stesso modo la tendenza alla guerra per la guerra deve assumere nella società moderna la forma della forza che spezza, demolisce e sovverte oggi per costruire domani la grande forza rivoluzionaria che Victor Hugo chiamava guerre giuste per l'uguaglianza e la libertà. (...)

Ed è qui che si afferma la definizione tra le due forme di coraggio. Gloria e valore devono essere confrontati con l'utilità sociale, e quando si fa questo confronto, il militarismo professionale, che nel valore per il valore risiede ogni gloria e ogni nobile manifestazione dell'attività umana, è inesorabilmente condannato. La natura stessa, come osserva Liell, ha dato artigli e zanne agli animali che vivono di ferocia, ma l'uomo moderno, che possiede la ragione, quella formidabile forza prometeica, come cantava Shelleg, che vince il fulmine a beneficio dell'umanità progressista, quest'uomo deve sostituire gli artigli e le zanne della bestia con quella forza che è la ragione, per quanto embrionale possa essere. (...)

Ma rispondiamo brevemente a questa domanda semplice ma importante. Nella normalità della vita quotidiana, l'umanità ha bisogno di valore civile o di valore militare? La risposta non è dubbia. Il valore moderno è il valore civile trasformato in un nuovo bisogno dell'umanità, che bussa alla porta fiorita dei principi, i quali, avendo alle spalle un passato di glorie militari, servono ad accendere la luce, ancora più brillante, del nuovo valore per la scienza e l'umanità. (...)

Abbiamo quindi detto: guerra alla guerra, in qualunque forma si manifesti. Guerra alla guerra economica, morale e intellettuale; Guerra a ogni forma di oppressione e pace nella nuova civiltà basata sul grande principio di solidarietà: solidarietà di nazioni, classi e caste, che contribuisca al libero sviluppo delle energie di ciascuno a beneficio di tutti.
Un sogno! Un sogno meraviglioso, se con la bacchetta magica di una fata questa società, in cui l'homo hominis lupus di Hobbes è legge, potesse trasformarsi in un'altra società basata non sul privilegio, sull'ingiustizia e sul crimine collettivo, ma sui grandi principi di solidarietà, giustizia e pace!

Purtroppo, nella nostra società esiste un gregge che si accontenta di pascolare, strappando i rari fili d'erba dal prato sterile, senza conoscere altri sentieri se non quelli che portano al recinto e al macello. (...)
Qualcuno di voi si è mai chiesto come gli internazionalisti giustifichino la sopravvivenza nella nostra società di quelle usanze di tempi meno civili dei nostri? (...)

Ma consoliamoci pensando che oggi la guerra ha perso parte del suo carattere primitivo; che oggi la guerra non è più selvaggia come una volta; che è diventato scientifico e cinico. Una profanazione di una parola sacra! La guerra scientifica, cioè i preziosi doni dell'ingegno, le notti insonni dell'uomo di studio dedicato al feroce problema della distruzione...In questo caso, la scienza è sinonimo di maledizione... Usatela, o uomini, come una dea benefica, per strappare i suoi segreti alla natura, per dare vita alle macchine, forza al carbone; usatela per trasformare il fulmine in un produttore di ricchezza, per alleggerire le fatiche dell'uomo, per attenuare i suoi dolori, per ritemprare i nervi rilassati dell'ape umana nelle fatiche del lavoro quotidiano; usatela per perforare montagne, per irrigare valli, per purificare l'aria, per unire persone con popoli in un abbraccio fraterno di solidarietà e collaborazione, affinché insieme possano procedere alla conquista del progresso e della felicità.

Fate della scienza uno strumento di civiltà, non di distruzione e morte... Abbiamo detto che la guerra moderna è cinica, e, di fatto, la guerra scientifica, con la quale uomini che non si conoscono, che non si sono mai visti, vengono uccisi a migliaia di metri di distanza, ha perso anche la forma del culto primitivo della forza e dell'abilità nelle armi, di cui l'antica Grecia era un esempio. (...)

E così, accanto all'amor di patria, abbiamo imparato l'amore per l'umanità e abbiamo imparato a ripetere, giorno dopo giorno, la formula dell'augusto Tolstoj, che invita i soldati di tutto il mondo a non sparare ai propri fratelli, nemmeno quando gli viene ordinato di farlo. (...)
E ripetendo tutto ciò che abbiamo detto finora, non possiamo fare altro che riassumere le nostre parole in un grido: un grido che è allo stesso tempo una maledizione, una promessa e un presagio di una nuova era che non bandisce la lotta feconda, la lotta benefica nei campi dell'arte, della scienza e della multiforme applicazione della vita quotidiana, ma piuttosto che bandisce per sempre la lotta sanguinosa e fratricida perpetrata dai potenti nella loro brama di dominio, nella loro sete di monopolio del potere sul gregge umano, che non conosce altra via se non quella che conduce al recinto e al macello: Guerra alla guerra! Aboliamo il militarismo!

Note
(1) Conferenza tenuta il 18 ottobre 1903 a Genova, organizzata dalla redazione del quotidiano La Paz.


https://www.federacionanarquistademexico.org/
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