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(it) Italy, Umanita Nova #24/25 - Il leone e il cavallo. Sgomberi a Milano (ca, de, en, pt, tr)[traduzione automatica]
Date
Sat, 20 Sep 2025 06:11:05 +0300
In un contesto generale di radicale crisi dei tradizionali equilibri
geopolitici e mentre la guerra tornava a lambire il vecchio continente,
il governo italiano decideva di dare un suo contributo all'effervescenza
sociale con lo sgombero di giovedì 21 agosto del Leoncavallo Spazio
Pubblico Autogestito o, se si preferisce il suggestivo acronimo,
Leoncavallo SPA. ---- Come è noto, lo sgombero è stato "pacifico" e la
risposta degli e delle occupanti è stata affidata a una manifestazione
il 6 settembre che ha visto una più che robusta partecipazione a livello
nazionale e cittadino, una partecipazione non usuale e, visti i tempi,
persino sorprendente.
Come spiegarsi il fatto che decine di migliaia di persone siano scese in
piazza a sostegno del Leonka e che vi sia stata un'aggregazione fra
soggetti politici, sociali e culturali non solo e non tanto diversi
quanto radicalmente, almeno di regola, non comunicanti?
Propongo un caso estremo proprio perché ritengo che dia un'idea
ragionevole della varietà dei soggetti in campo.
Bebo Storti, che con Paolo Rossi, Claudio Bisio, Gigi Alberti, Antonio
Catania e Renato Sarti ha preso parte al corteo nazionale per il
Leoncavallo e che, assieme a loro, ha dispiegato uno striscione giallo
con la scritta Comedians, dal titolo dello spettacolo diretto da
Gabriele Salvatores che ottenne grande successo nel 1985, afferma:
"Siamo una banda di cazzoni ma con senso civico. È importante essere qui
per parlare del Leoncavallo e dell'atto disgustoso che hanno fatto al
momento dello sgombero. Piantedosi ha preso d'istinto questa leccata di
culo nei confronti del governo. Lo sappiamo com'è andata. È stata una
chiusura politica".
Bene, il regista Salvatores è stato presente in mattinata alla camera
ardente di Giorgio Armani, dove ha sottolineato l'importanza di
manifestare per il Leonka. In altri termini, non ha rilevato nessuna
contraddizione fra il sostenere il Leonka e rendere omaggio a un
esponente apicale della borghesia ambrosiana, tanto da chiedere la
partecipazione alla mobilitazione di un segmento della borghesia, magari
della borghesia liberale, cittadina.
Una risposta alla domanda credo sia possibile se si tiene conto di
diversi fatti:
La brutalità stessa dell'azione del governo dopo anni di torpore e
dell'accettazione dello status quo ante ha colpito se non l'"opinione
pubblica" quanto meno un'area di persone che frequentano o hanno
frequentato i centri sociali, che apprezzano l'arte e la cultura
trasgressive, che sono comunque collocate a sinistra in una fase il cui,
a dispetto del governo di destra, un certo spirito di corpo caratterizza
la sinistra, comunque si intenda il termine;
La reazione allo sgombero si è sovrapposta alla mobilitazione a favore
dei palestinesi che è decisamente vivace e ha un largo seguito nelle
giovani generazioni. È un caso in cui guerra interna, nella forma
dell'attacco a luoghi di aggregazione "non conformi" e guerra esterna
come sostegno indiretto al macello della popolazione gazawi sono state
percepite nella loro relazioni e, comunque, settori di movimento hanno
dato vita a una sinergia.
lo sgombero del Leonka si è dato in un momento in cui vi è una più che
discreta attenzione a una politica edilizia che privilegia l'élite
borghese e penalizza pesantemente parte consistente dei ceti popolari,
coloro che non hanno potuto comprare una casa in anni migliori e devono
ricorrere all'affitto, studenti fuori sede et similia. L'opinione
pubblica è abbastanza sensibile alle vicende giudiziarie del ceto
politico amministrativo cittadino e percepisce il carattere bipartisan
del blocco di coloro che hanno posto le mani sulla città per citare un
celebre film.
Tornando allo sgombero, il Leoncavallo ha alle spalle una vicenda
giudiziaria intricata, che crea un precedente complicato anche per altre
occupazioni. Ricordiamo infatti che il Ministero degli Interni è stato
condannato a risarcire la famiglia Cabassi, nella figura giuridica del
Prefetto, per non aver eseguito lo sgombero e il giudice si è rifatto
sull'Associazione delle Mamme Antifasciste del Leoncavallo, la cui
presidentessa, Marina Boer, è stata condannata a pagare un risarcimento
di 3 milioni di euro per il mancato sgombero alla società immobiliare
che possiede l'immobile di via Watteau 7.
Va anche detto che nel corso degli anni fra Leonka e amministrazioni
locali vi è stata una complessa e poco produttiva contrattazione volta a
"normalizzare" la situazione. Già da tempo il Leonka, trovandosi di
fronte ad un'attitudine conciliante da parte dell'attuale sindaco ,
stava lavorando al riconoscimento del proprio "valore sociale" da parte
delle istituzioni (Il sindaco Sala, interpellato dalla stampa, nelle
scorse settimane, ha risposto ad alcuni giornalisti, a proposito del
Leoncavallo, riconoscendo il suo «alto valore sociale e culturale per la
città», almeno a parole, indicando nel bando di un capannone in via San
Dionigi, zona Porto di Mare, una soluzione plausibile).
Per il rispetto che ritengo giusto avere nei confronti dell'intelligenza
dei miei trentatré lettori, non mi dilungo sul fatto che il "valore
sociale" riconosciuto dalle istituzioni e, nella fattispecie, da parte
di istituzioni pesantemente coinvolte nella ristrutturazione a favore
dei ceti ad alto reddito della città, faccia un po' ridere.
Proprio questa complessità della vicenda del Leonka, una nascita
radicale ed autogestionaria, una deriva istituzionale, mille vicende
giudiziarie determina il fatto che vi sono, almeno, due Leonka: uno SPA
e uno, magari più nell'immaginario che nella realtà effettuale, Spazio
Pubblico Autogestito.
La manifestazione del sei settembre rivendicava il carattere di
movimento del Leonka e poneva l'accento sulla necessità di opporre la
mobilitazione di massa alla politica governativa per quel che riguarda
gli spazi pubblici, il diritto all'abitare, l'accesso ai servizi ecc...
Pone dunque le condizioni o, almeno, potrebbe porle per un salto di
paradigma da parte dei movimenti, un salto di paradigma che ponga al
centro il governo delle città, la definizione dei luoghi di decisione,
l'intreccio fra le rivendicazioni che riguardano il welfare.
Si tratta, in altri termini, di organizzare, a Milano come altrove, una
mobilitazione contro i padroni della città che potrebbe coinvolgere
comitati di cittadini sui diversi temi, centri sociali e luoghi
occupati, sindacati di base sia delle lavoratrici e dei lavoratori che
degli inquilini.
Un percorso che, a mio avviso, meriterebbe una discussione e un
confronto approfonditi.
Cosimo Scarinzi
https://umanitanova.org/il-leone-e-il-cavallo-sgomberi-a-milano/
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