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(it) France, Comunicato stampa UCL: Nuova legge sul fine vita: un pericolo in una società abilista e capitalista (ca, de, en, fr, pt, tr) [traduzione automatica]

Date Tue, 17 Jun 2025 08:34:25 +0300


Il 12 maggio sono iniziati all'Assemblea nazionale i dibattiti sulla "proposta di legge sul diritto al suicidio assistito", riavviando un processo legislativo sospeso dallo scioglimento del parlamento avvenuto l'anno scorso. Questo disegno di legge, atteso da tempo dalla sinistra istituzionale e da Macron in cerca di una facciata progressista, è criticato da tutte le organizzazioni anti-abiliste per la sua natura abilista e i suoi potenziali eccessi eugenetici. La questione sarà sottoposta al voto dell'Assemblea il 27 maggio, ma non sembra preoccupare nessuno.

Questo disegno di legge, inteso ad estendere le leggi Claeys-Leonetti, ne tradisce lo spirito. Questi consentono ai pazienti che soffrono di dolori resistenti al trattamento e la cui prognosi di vita è minacciata a breve termine di ricorrere alla sedazione profonda e continua fino alla morte. Regolamentano inoltre le possibilità decisionali quando l'interessato non è più in grado di esprimere la propria volontà, attraverso direttive anticipate e la designazione di una persona di fiducia. I promotori del nuovo disegno di legge suggeriscono che le persone giunte alla fine della loro vita sono attualmente condannate a soffrire in attesa della morte, negando l'esistenza di queste misure esistenti.

Una deriva liberale

Questa legge viene venduta come un progresso inevitabile, un avanzamento nell'autonomia individuale: "Il mio corpo, la mia scelta". Ma in una società disuguale, questa autonomia e libertà di scelta sono illusorie e omettono le condizioni materiali di esistenza delle persone che ricorrerebbero a questa "scelta". Una parte dell'opinione pubblica si oppone da tempo alla legalizzazione dell'eutanasia in nome di principi morali, conservatori, religiosi, in difesa di una visione sacralizzata della vita. Anche i movimenti anti-disabili hanno ripreso le critiche sulle conseguenze di questa legalizzazione, ma sulla base di un'analisi della nostra società materialista e anticapitalista. Il collettivo Jusqu'au bout solidaires afferma nel suo manifesto: "Come possiamo giustificare il fatto che persone vulnerabili muoiano quando non ricevono l'aiuto di cui hanno bisogno per vivere dignitosamente? L'eutanasia non è una risposta alla sofferenza, ma un'ammissione del fallimento della nostra società nel proteggere i più vulnerabili.

Ovunque sia stata legalizzata la "morte assistita", i criteri di ammissibilità si sono rapidamente ampliati: persone con disabilità, persone in strutture psichiatriche, anziani, bambini in Belgio... In Canada si discute sul riconoscimento della povertà come motivo per accedere all'eutanasia. Questa legge invia un messaggio chiaro alle persone vulnerabili: le loro vite sono "troppo costose" e "troppo pesanti" perché la società possa sopportarle. Quale "libertà" c'è nell'accettare l'eutanasia quando i servizi pubblici vengono smantellati, le leggi sono poco comprese e mal applicate, la sofferenza è talvolta scarsamente alleviata a causa della mancanza di accesso a cure appropriate, quando coloro che prestano assistenza sono allo stremo delle forze e mancano di formazione in cure palliative?

Questa presunta libera scelta si scontra con la realtà delle disuguaglianze sociali e ha effetti diversi sui gruppi sociali oppressi. I gruppi sociali sovrarappresentati nelle statistiche sui comportamenti suicidari (donne, persone trans) saranno anche i più propensi a ricorrere all'eutanasia, senza affrontare i fattori determinanti sottostanti (isolamento, violenza, discriminazione, ecc.). Così, in una società che educa le donne a sacrificarsi per il bene degli altri, l'ingiunzione a non occupare troppo spazio può trovare la sua massima incarnazione nella richiesta di eutanasia per non gravare troppo sugli altri.

Il capitalismo in crisi e la fascizzazione della società

In base a questa legge, la "morte assistita" - un termine eufemistico - può essere praticata nelle case di cura, nei centri medico-sociali, nei reparti psichiatrici e persino nelle carceri. Sebbene conosciamo i tassi di maltrattamento nelle strutture sanitarie, costrette a operare con risorse sempre più ridotte. Invece di rafforzare le risorse delle strutture sanitarie e favorire l'accesso a una vita dignitosa, l'eutanasia può allora rappresentare la via d'uscita dalla reclusione e dall'isolamento sociale. La crisi del capitalismo, aggravata dalle politiche di austerità, privatizzazione e militarizzazione, potrebbe rendere la "morte assistita" uno strumento di gestione sociale per i capitalisti, che la vedono come un modo per ridurre i costi ed eliminare i "fardelli" umani.

La nostra bussola è la nostra analisi materialista delle relazioni sociali; non illudiamoci dietro slogan idealistici e presumibilmente progressisti: In una società sempre più diseguale, la priorità non è legiferare per accelerare la fine della vita, ma lottare per garantire a tutti condizioni di vita dignitose, in particolare attraverso l'accesso a cure di qualità e a un sostegno che allevi la sofferenza. Per una società inclusiva ed egualitaria. Non può esserci una "morte dignitosa" senza prima consentire una vita dignitosa.

Unione Comunista Libertaria, 13 maggio 2025

https://www.unioncommunistelibertaire.org/?Nouvelle-loi-sur-la-fin-de-vie-un-danger-dans-une-societe-validiste-et
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