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(it) Italy, Umanita Nova #14-25 - Senza lotta non si va da nessuna parte (ca, de, en, pt, tr)[traduzione automatica]
Date
Sun, 15 Jun 2025 08:36:52 +0300
Il referendum è sicuramente uno strumento collocato all'interno di un
percorso istituzionale e, tra i vari limiti, ha quello di essere solo
abrogativo, permettendo esclusivamente di negare una legge esistente o
parte di essa per modificarne il senso. Ma comunque esiste una
differenza importante rispetto alle altre procedure dell'istituto
elettorale: non si eleggono rappresentanti ai quali delegare il potere
di legiferare e governare, ma si esprime il proprio parere su un
problema specifico, pur nei limiti evidenziati. Questo aspetto, non
secondario, è motivo di dibattito e spesso di divergenze all'interno del
movimento libertario e anarchico, tra chi rifiuta sempre di partecipare,
in quanto strumento proprio del percorso istituzionale, e chi, per le
caratteristiche del referendum di esprimersi direttamente su un
problema, decide di volta in volta se sia opportuno partecipare.
Vanno aggiunte altre considerazioni.
A volte gli esiti dei referendum vinti vengono scarsamente rispettati. A
volte i referendum vengono utilizzati solo a scopo di propaganda sapendo
già che non raggiungeranno il quorum. Oppure vengono utilizzati come
sostituzione della stessa lotta, risultando fuorvianti in quanto si
chiede di pronunciarsi ad una opinione pubblica eterogenea su questioni
che riguardano ad esempio specifiche situazioni di lavoro. Come
conseguenza di ciò l'eventuale esito negativo del voto referendario può
affossare ancora di più una rivendicazione di diritti negati soprattutto
in ambito lavorativo. Un caso negativo che vogliamo ricordare fu la
bocciatura del referendum promossa dal PCI di Berlinguer, che si
opponeva alla decisione del governo Craxi, di ridurre la copertura della
scala mobile. Come conseguenza Cgil, Cisl, Uil dopo non molto tempo
andarono a sottoscrivere l'accordo per l'abolizione dell'intero istituto
della scala mobile, decretando così che il salario non deve aumentare in
automatico ma va contrattato.
Sono state sottoscritte promesse fumose mai mantenute. Abbiamo visto
spesso come è andata a finire.
Un referendum vinto di cui invece abbiamo giovato è stato quello
dell'uscita dal nucleare, ma in quel caso oltre al voto vi era stato il
sostegno di una forte mobilitazione contro le centrali nucleari,
diffusasi anche in conseguenza di incidenti nucleari che si erano
verificati e di una crescita di consapevolezza diffusa sui rischi del
nucleare. Oggi si fa di tutto, da parte dei governi, per ripristinare il
nucleare civile con la favoletta che attualmente sarebbe sicuro, anche
se non è ancora stato risolto il problema della sistemazione delle
scorie nucleari di cui nessuno si vuol fare carico.
Ma veniamo ai referendum previsti nelle giornate dell'8 e 9 giugno. In
totale sono 5 quesiti, di cui i primi 4 proposti dalla Cgil e il quinto
da +Europa, a cui si sono aggiunti Radicali, Rifondazione, PSI.
Il primo quesito (Licenziamenti e contratto a tutela crescenti) riguarda
la cancellazione di parte del Jobs Act, la riforma del diritto del
lavoro introdotta dal governo Renzi, con la definitiva cancellazione
dell'art. 18, e con una disciplina che consente all'azienda una
detassazione per le nuove assunzioni, mentre toglie ai lavoratori il
diritto al reintegro automatico in caso di licenziamento illegittimo,
prevedendo solo un percorso definito di "tutele crescenti", che vuol
dire un risarcimento economico di 2 mensilità ogni anno, da un minimo di
4 ad un massimo di 24 mensilità. Gli unici casi di reintegro ammessi
sono quelli relativi ai licenziamenti disciplinari non convalidati dal
giudice o quelli per motivi discriminatori (sesso, religione, opinioni
politiche). Ma basta licenziare badando ad escludere tali motivazioni
per escludere automaticamente anche la possibilità di reintegro. Se in
questo referendum vince il Sì verrebbero annullate le norme attuali e si
tornerebbe alla situazione precedente al 2015, con maggiori possibilità
di reintegro. Diciamo maggiori e non piene possibilità, in quanto già la
legge Fornero aveva profondamente ridotto l'efficienza dell'art. 18
introducendo il licenziamento per motivi economici, come nel caso di
ristrutturazioni o taglio dei rami di azienda, casi in cui è difficile
dimostrare il contrario da un punto di vista legislativo. E tutto ciò
era stato fatto passare con la complicità da parte di Cgil, Cisl, Uil.
Il secondo quesito (Indennità per il licenziamento nelle piccole
imprese) riguarda le indennità previste per i lavoratori licenziati
nelle imprese con meno di 15 dipendenti. La legge attuale prevede
l'indennità, in base agli anni lavorati, da un minimo di 2 ad un massimo
di 6 mensilità dell'ultima retribuzione. Se vince il Sì viene annullato
il limite previsto ed è il giudice che stabilisce le mensilità di
indennizzo caso per caso, nell'ipotesi che il risarcimento sia superiore
a quello attuale. Va precisato che comunque sotto i 15 dipendenti i
lavoratori non hanno le tutele previste dallo Statuto dei Lavoratori.
Il terzo quesito (Contratti a termine) interviene sulla normativa dei
contratti a termine. Attualmente si possono stipulare contratti a
termine fino a 12 mesi senza obbligo di giustificazione. Il referendum
vuole ripristinare le causali per i contratti a termine da parte
dell'azienda chiamata a giustificarne le motivazioni tecniche,
organizzative o produttive, ponendo un vincolo che, se non dimostrato,
in caso di ricorso al giudice obbligherebbe a procedere all'assunzione a
tempo indeterminato. È da rilevare che sull'abuso che le aziende fanno
nell'utilizzo dei contratti a termine, come forma di precarizzazione del
lavoro, occorrerebbero norme più stringenti nel definirne i tempi e il
conseguente obbligo di assunzione a tempo indeterminato.
Il quarto quesito (Responsabilità solidale negli appalti) rivendica la
responsabilità anche dell'azienda committente sugli infortuni nel lavoro
in ambito di appalti e sub-appalti dove, come sappiamo bene, questi
accadono maggiormente. L'azienda committente sarebbe quindi chiamata ad
una maggior vigilanza circa le condizioni di lavoro e il rispetto delle
norme infortunistiche presso l'appalto convenzionato. Ma il punto vero è
proprio la natura stessa dell'appalto, un sistema largamente utilizzato
nell'esternalizzazione di parti del ciclo produttivo, con regole che
riducono di fatto le tutele e i diritti dei dipendenti. Per prima cosa
non dovrebbero essere consentite le esternalizzazioni stesse e comunque
non dovrebbero basarsi su gare di appalti che scadono e che vengono
rinnovate sulla sola base del minor costo offerto al committente. Ciò
mette i lavoratori in condizioni di precarietà continua, e i bassi costi
con cui si vincono le gare si ripercuotono nel peggioramento delle
condizioni subite dai dipendenti. Dovrebbero essere vincolanti le
condizioni contrattuali di lavoro e il rispetto dei diritti acquisiti,
ma non è così, e di tutto ciò sono responsabili Cgil, Cisl, Uil
sottomessi alla logica del profitto padronale.
Il quinto quesito (Cittadinanza italiana per stranieri) vuole ridurre il
tempo necessario per ottenere il diritto a richiedere la cittadinanza
italiana da parte di immigrati extracomunitari. Attualmente è previsto
un periodo di 10 anni di residenza continuativa in Italia; il quesito
propone di ridurre a 5 anni il periodo minimo per la richiesta della
cittadinanza, con beneficio per la persona stessa e per i figli.
Proviamo a tirare le fila.
Sicuramente i referendum proposti, se dovessero vincere, malgrado tutto,
renderebbero meno peggiori le condizioni dei soggetti interessati. Alla
obiezione sulla difficoltà di raggiungere il quorum viene risposto che
se c'è comunque un orientamento favorevole questo faciliterebbe il
percorso per raggiungere gli obbiettivi.
Ma vanno fatte anche alcune considerazioni. Innanzitutto se si chiude la
stalla quando i buoi sono usciti ci sono delle responsabilità oggettive
e sono di chi ha determinato questa situazione. La realtà vera è che
senza una lotta seria, concreta, radicale non si va da nessuna parte.
Inoltre va ribadito che la logica referendaria è fuorviante, utile solo
a fini propagandistici, perché sottopone dei quesiti che riguardano
specifiche condizioni lavorative alla scelta di un'opinione pubblica
eterogenea con il rischio di ricadute negative. Infine, pur non essendo
quello del percorso referendario il nostro terreno, la cosa ci vede
comunque coinvolti. Nel bene o nel male ne usciranno degli orientamenti
che ci riguardano tutti. Ciascuno ne tragga le proprie conseguenze,
anche confrontandosi all'interno del proprio gruppo, dell'associazione
di cui si fa parte, della propria sezione sindacale, al fine di arrivare
ad orientamenti di maggior condivisione.
Enrico Moroni
https://umanitanova.org/senza-lotta-non-si-va-da-nessuna-parte/
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