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(it) Italy, Sicilia Libertaria #459: 11 e 12 aprile 2025, a Roma per la libertà per Ocalan e per una soluzione politica per il Kurdistan (ca, de, en, pt, tr)[traduzione automatica]

Date Sun, 15 Jun 2025 08:36:43 +0300


11 e 12 aprile 2025, a Roma, si è svolta la conferenza internazionale "Libertà per Ocalan. Una soluzione politica per la questione curda". ---- Alla conferenza hanno partecipato più di 360 delegati provenienti da numerosi Paesi e da organizzazioni politiche, sindacali, accademiche, culturali e della società civile. Nel pomeriggio dell'11 aprile la conferenza è stata aperta da Yilmaz Orkan dell'Ufficio Informazione Kurdistan in Italia (UIKI Onlus). La discussione è stata incentrata sul momento storico attuale colmo di grandi sfide e trasformazioni, sull'appello per la pace di Abdullah Öcalan del 27 febbraio e sull'analizzare in profondità la situazione in Kurdistan e nel più ampio contesto del Medio Oriente. La conferenza è stata un passo importante verso il raggiungimento di una pace duratura e per una società veramente democratica, basata sulla giustizia, la libertà e la convivenza tra i popoli. Buona la discussione, ottimo clima, molti impegni formali. Fra gli ospiti di organizzazioni italiane figuravano Salvatore Marra della CGIL, che ospitava il convegno, Massimiliano Smeriglio in rappresentanza del Comune di Roma, Emily Clancy vice sindaca di Bologna, Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana, Maurizio Acerbo di Rifondazione Comunista, Piero Bernocchi della Confederazione COBAS. Si sono susseguiti interventi di relatori e relatrici provenienti da diversi Paesi (Filippine, Germania, Inghilterra, Islanda, Messico, Norvegia, Paesi Baschi, Scozia, Siria, Spagna, Turchia). Fra gli ospiti era presente anche Ömer Öcalan, Deputato del Partito DEM, nipote di Apo e componente la delegazione che ha incontrato il Presidente Öcalan nel carcere speciale dell'isola di di Imrali nel mar di Marmara.

Nei vari interventi è stato sottolineato il fondamentale contributo di Öcalan e del Confederalismo Democratico per coloro che si battono per il socialismo, per un municipalismo democratico, per l'ambientalismo, la parità di genere, il ruolo centrale delle donne nella gestione della società, l'estirpazione del patriarcato e del maschilismo strutturale, l'ecologia sociale. Il Confederalismo Democratico appare come l'elaborazione sociale, anticapitalista e antimperialista più avanzata apparsa sulla scena politica internazionale dalla fine della seconda Guerra Mondiale.

Öcalan con il Confederalismo Democratico rompe con la tradizione marxista-leninista proponendo "l'amministrazione politica non statale e una democrazia senza Stato", mettendo in luce come un antiimperialismo aggiornato al 21° secolo non possa ignorare che il capitalismo ha mille facce che devono essere tutte contrastate e rovesciate se si vuole sul serio prospettare un superamento dello stesso.

"I partecipanti alla conferenza hanno espresso seria preoccupazione per la mancata risposta del governo turco all'appello di Öcalan e al cessate il fuoco unilaterale del PKK.

L'attuale ondata di arresti di sindaci, giornalisti, avvocati e attivisti per la pace in Turchia evidenzia chiaramente la deriva autoritaria del governo turco. Questo sviluppo alimenta una profonda sfiducia nei confronti delle dichiarazioni politiche che parlano dell'inizio di un periodo di pace.

Inoltre, l'esercito turco continua ad attaccare le posizioni delle forze guerrigliere del PKK, e sono riemerse accuse sull'uso di armi chimiche."

Molto interessante la relazione Idris Baluken, Membro del team di Negoziazione di Imrali (2013-2015) che ha sottolineato come l'appello del leader curdo Abdullah Öcalan del 27 febbraio per "la pace e una società democratica" rappresenta il nono tentativo di cessate il fuoco unilaterale da parte curda, che in questo modo il PKK ha messo un ulteriore segno dell'impegno da parte curda per la pace. Idris Baluken ha sottolineato che nel 2015 la trattativa per la pace sembrava fosse arrivata ad un punto significativo e che la liberazione di Öcalan sembrava essere imminente. Ciò che accadde dopo le elezioni del giugno 2015, quando il partito HDP ottenne il 13,12 % e conquistò 80 seggi al Parlamento di Ankara, è sotto gli occhi di tutti: una violenta e sanguinosa ondata bellica scatenata dal regime di Erdogan contro le popolazioni curde in Turchia, Siria e Iraq del nord. Interi villaggi distrutti, quartieri storici delle città curde rasi al suolo, migliaia di arresti fra curdi sospettati di essere membri del PKK e fra i militanti del partito HDP, fra cui il segretario nazionale Demirtas, feroce campagna contro il Rojava con l'attacco ad Afrin e a tutta la Siria del Nord e dell'Est, bombardamenti indiscriminati sui villaggi dell'Iraq controllati dal PKK.

Sebbene i colloqui con il regime di Ankara continuino, la deposizione delle armi ha come condizione irrinunciabile la possibilità di indire il Congresso straordinario del PKK con la presenza fisica del suo leader storico Abdullah Öcalan, la liberazione di tutti i detenuti politici, compreso il presidente dell'HDP Selahattin Demirtas, il bilaterale e contestuale cessate il fuoco.

Importante ed esaustivo l'intervento di Fouza Alyoussef, rappresentante del DAANES (Amministrazione autonoma democratica della Siria del Nord e dell'Est) che ha parlato della transizione democratica della Siria attraverso i successi del Rojava. Fouza Alyoussef si è chiesta come sia stato possibile che in soli 8 giorni il regime degli Assad si sia potuto liquefare, se non con un intrigo congiunto delle intelligence delle potenze territoriali e globali che hanno interessi in Medio Oriente. Nel definire in modo lapidario il nuovo governo di Damasco diretto da Ahmed al-Sharah, l'ex esponente di al-Qaeda conosciuto anche come Abu Mohammad al-Jolan, come erede dei tagliagole di al-Nusra e del Daesh (al-Dawla al-Islamiyya fi l-?Iraq wa l-Sham), ha evidenziato che le trattative con Hayat Tahrir al-Sham (HTS; Unione di Liberazione del Levante), il partito a potere in Siria, siano difficili. Ma in Siria i governanti di Damasco non sono i peggiori fra le forze retrive, vengono superati dalle milizie del cosiddetto Esercito Nazionale Siriano (SNA), foraggiato e diretto dalla Turchia, che da mesi attaccano i territori autonomi della Siria del Nord e dell'Est. Le Forze Democratiche Siriane (SDF), guidate dalle Unità di Protezione Popolare (YPG), hanno fermato lungo le sponde del Eufrate l'offensiva delle SNA diretta alla conquista della città martire di Kobane. La diga di Teshrin sull'Eufrate è divenuta il simbolo della resistenza. Per difendere le conquiste rivoluzionarie del Confederalismo Democratico la popolazione della Siria del Nord e dell'Est si è sollevata dando pieno appoggio alle milizie popolari rivoluzionarie. A difendere la diga di Teshrin sono giunte migliaia di persone, famiglie intere che hanno offerto i propri corpi per respingere l'orda reazionaria del SNA. Tantissimi i morti sotto i bombardamenti, ma l'avanzata delle milizie Jihadiste filo turche è stata fermata.

L'alleanza fra le varie componenti della società siriana (curdi, arabi, armeni, assiri, turkmeni e circassi, sunniti, sciiti, alawiti, cristiani, drusi, ezidi e altri siriani) realizzata in Siria del nord e dell'est si sta consolidando. L'iniziale simpatia di alcuni combattenti arabi delle SDF a Raqqa e a Deir ez-Zor (località a maggioranza araba) verso il governo dell'HTS si è presto esaurita dopo le dichiarazioni Jihadiste di Ahmed al-Sharah in vista della riscrittura della carta costituzionale e dopo i massacri contro le popolazioni alawite nella Siria dell'ovest.

Poco dopo aver rovesciato il regime di Assad, il governo di al-Sharaa aveva pubblicato un editto per garantire libertà di culto alle minoranze religiose del Paese - alawiti compresi - ma nonostante questa dichiarazione dagli apparenti contorni pacifisti, gli scontri tra le forze di sicurezza di Damasco e gli alawiti hanno portato a massacri indiscriminati anche di civili. 1.400 i civili uccisi, inclusi centinaia di giustiziati dalle forze di sicurezza siriane concentrati soprattutto nelle provincie di Latakia e Tartus, nell'ovest della Siria.

Sfruttando le debolezze del l'attuale regime di Damasco sono stati presi contatti con la comunità drusa, con la comunità alawita e con varie comunità arabe in tutta la Siria. E' stato deciso di istituire accademie al di fuori della Siria del nord e dell'Est per diffondere i principi del Confederalismo Democratico e per costruire una nuova Siria Democratica, Confederale e rispettosa di tutte le etnie presenti. Su richiesta delle donne delle varie zone del Paese è stato deciso di costituire corpi delle YPJ (Unità di Protezione delle Donne) per difendere le donne, specialmente dopo l'impostazione islamista e autoritaria della nuova Siria a guida HTS.

Mentre si accoglie in modo positivo l'appello di Öcalan del 27 febbraio per la pace, si sottolinea che fino a quando non ci saranno garanzie valide per il rispetto delle conquiste del Confederalismo Democratico in Siria non saranno deposte le armi delle milizie popolari, e che le YPJ non disarmeranno in nessun caso.

Fra gli interventi seguiti alle relazioni degli ospiti sono da segnalare quello di Palermo Solidale con il popolo Kurdo e quello della Federazione Anarchica Italiana che hanno posto l'accento sul pericolo reale di una guerra globale, sul riarmo italiano ed europeo, sull'obiettivo strategico di convertire in industria di pace l'industria bellica italiana (a partire dalla Leonardo spa), industria impegnata a rifornire con strumenti di morte e di devastazione gli eserciti impegnati in tantissimi fronti di guerra e in particolare l'esercito turco, quello Israeliano, quello ucraino e quelli del Sahel.

Renato Franzitta

https://www.sicilialibertaria.it/
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