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(it) Italy, FDCA, Cantiere #34 - Contro la barbarie delle guerre imperialiste rispondiamo con le armi della lotta di classe e della solidarietà internazionalista (ca, de, en, pt, tr)[traduzione automatica]
Date
Sat, 14 Jun 2025 09:08:58 +0300
Messagio di Alternativa Libertaria/FdCA alla conferenza internazionale
di Parigi del mese di maggio 2025 ---- La situazione globale, fortemente
critica, si configura come segue. Il cambio di rotta strategica
dell'amministrazione americana sotto la presidenza Trump modifica solo
parzialmente i termini dello scontro tra potenze imperialiste, ma incide
sul quadro politico generale delle alleanze, scompaginando i rapporti
tra paesi aderenti alla Nato e in particolare tra Stati Uniti e paesi
europei. La decisione del presidente americano di abbandonare il
sostegno militare all'Ucraina e la minaccia di introdurre i dazi alle
esportazione europee, in particolare nel settore dell'automotive, sono i
segnali tangibili di questo nuovo orientamento strategico degli Stati
Uniti. Se sotto l'amministrazione Biden l'obiettivo era di indebolire il
peso politico-militare della Russia attraverso una guerra per procura,
ora, l'inversione strategica del presidente Trump ha la finalità di
recuperare i rapporti (politici e commerciali) con la Russia per per
minare la storica alleanza con la Cina e estromettere, preventivamente,
quest'ultima dal ristretto novero di chi si accinge a ridisegnare a
livello planetario i nuovi assetti, le aree di controllo e le regioni di
influenza spettanti. In questo nuovo scenario, l'Ucraina diventa la
moneta di scambio per definire i termini dei nuovi rapporti tra Stati
Uniti e Russia e della spartizione delle materie prime, in particolare
del litio di cui il territorio ucraino è ricco. I paesi europei, in
fibrillazione, dimostrano ancora la propria inadeguatezza strategica e
risultano incapaci di mettere in atto scelte politiche e militari
condivise. Il traballamento dell'alleanza tra l'Europa e gli Stati Uniti
mette in seria difficoltà gli Stati europei che si trovano a dover
gestire, orfani del supporto americano, la "patata bollente" della
guerra in Ucraina scatenata dall'aggressione dell'imperialismo russo. Se
le difficoltà nella costruzione di una forza militare europea sono
tangibili, il nuovo quadro strategico sta già producendo una
accelerazione nell'applicazione dei programmi di riarmo.
Nel frattempo, in Medio Oriente, gli Stati Uniti continuano ad
appoggiare i nazionalismi israeliano e turco indebolendo l'alleanza tra
la Russia e i paesi sciiti con il rovesciamento del governo siriano di
Bashar Al Assad. Un cambio di regime che non sarebbe stato così agevole
senza gli interventi militari israeliani a Gaza e in Libano che hanno
prodotto, oltre a migliaia di vittime civili e al genocidio del popolo
palestinese, un'indebolimento delle formazioni armate di Hamas e
Hezbollah, finanziate dall'Iran.
Nel contesto mediorientale, vale la pena citare l'esperienza del
"Confederalismo Democratico" messo in pratica dalla comunità curda nella
regione del Rojava e oggi minacciato dai droni dell'esercito turco e
delle pressioni del governo provvisorio siriano.
Il Confederalismo democratico, che prende spunto dal pensiero del
filosofo anarchico Murray Bookchin sull'ecologia sociale e sul
municipalismo libertario, vuole superare il concetto di Stato nazione
per sviluppare un sistema che si basa su un'economia sostenibile e
solidale, sull'emancipazione e la partecipazione delle donne, sul
municipalismo e l'autodifesa. Con tutti i limiti che la situazione
mediorientale impone, possiamo sostenere che oggi questo esperimento
sociale, inclusivo e pluralista, rappresenta l'unico serio tentativo di
superamento delle divisioni etniche e religiose per la costruzione di un
società libertaria ed autogestita, un'alternativa alle guerre per
procura sostenute dalle potenze imperialiste e dai nazionalismi
regionali. Il crescente protagonismo dei paesi emergenti che stanno
conquistando sempre più forza economica, con un ruolo di primo piano
della Cina e dell'India, ha conseguenze importanti sulla ridefinizione
degli equilibri politici e militari nelle diverse aree strategiche del
mondo. Ineludibile, per quanto ci riguarda, rammemorare tutti sulla
situazione in cui versa (fin dal tempo dell'inesorabile condanna
all'eterna schiavitù inflitta all' "imprudente" Cam) il continente
africano. Quasi un miliardo e quattrocento milioni di persone, una
superficie di oltre trenta milioni di chilometri quadrati, 54 paesi;
questa negletta (mediaticamente) parte del pianeta si perpetua nel suo
ruolo di bersaglio prediletto dell'istinto predatorio dell'imperialismo
di ogni colore.
In questo clima di destabilizzazione internazionale, la guerra è lo
strumento per l'affermarsi di una nuova "stabilità imperiale" e la
prospettiva di un conflitto mondiale si sta facendo sempre più
minacciosa. Gli oltre 50 conflitti diffusi in tutto il mondo sono il
prodotto di questa feroce competizione imperialista. Il rischio dell'uso
di armi nucleari è all'ordine del giorno e la rincorsa degli Stati ad
aumentare la spesa militare sta coinvolgendo ormai tutte le principali
potenze mondiali. Il fulcro della politica estera americana ha come
priorità lo scontro con la Cina per il primato economico e tecnologico
che si snoda attraverso il controllo delle catene di approvvigionamento
(supply chain) globali in tutte le sue fasi, dall'approvvigionamento
delle materie prime alla produzione, dallo stoccaggio, il trasporto e la
distribuzione alla vendita al dettaglio. Se la borghesia è divisa sul
piano internazionale, trova la sua unità nella lotta di classe.
L'attacco che sta conducendo contro i lavoratori e i proletari, grazie
al sostegno degli Stati nazionali, ha gli stessi obiettivi
indipendentemente dal contesto in cui si realizza: accumulare profitti
accrescendo lo sfruttamento e l'impoverimento dei proletari. A tutto ciò
si aggiunge l'aumento delle spese belliche che sottrae risorse
economiche ai servizi primari, come la sanità o la scuola, già
pesantemente penalizzate dalle politiche di privatizzazione, riducendo
così i diritti acquisiti frutto delle lotte operaie degli anni passati.
Intanto, le manifestazioni di resistenza allo sfruttamento capitalistico
e agli effetti nefasti che produce (guerre, disastro ambientale, ecc.)
trovano concretezza nelle lotte per l'emancipazione degli sfruttati;
nella diserzione di migliaia di giovani stanchi di subire una guerra che
non sentono propria; nelle iniziative in difesa del territorio dal
militarismo e dalle speculazioni. Contro le guerre imperialiste, va
rilanciata la lotta e la solidarietà di classe internazionalista. Come
comunisti libertari crediamo che l'internazionalismo sia l'unica
risposta alla follia capitalista perché gli sfruttati non hanno confini
da difendere ma sono accumunati da obiettivi comuni: liberarsi dallo
sfruttamento capitalista che produce una società divisa in classi,
emanciparsi dallo Stato che ne è il suo prodotto, costruire il comunismo
libertario. Ma per raggiungere questi obiettivi dobbiamo rilanciare le
organizzazioni di massa, oggi ostaggio delle correnti concertative e
interclassiste, e la loro autonomia di classe; va costruita l'unità di
tutti gli sfruttati per riportare in primo piano il conflitto tra
capitale e lavoro e la consapevolezza della necessità di un superamento
del sistema di sfruttamento capitalistico.
Dobbiamo fermare il militarismo e la minaccia di una distruzione globale
sostenendo tutti i disertori e, attivandoci per inceppare la macchina
bellica e contribuendo, sul terreno della praxi politica, allo
scioglimento e al superamento delle clamorose contraddizioni che
ammorbano un po' ovunque la classe degli sfruttati, auspici le patologie
identitariste, etniche, religiose e nazionalistiche.
Senza il superamento del capitalismo, della logica della competizione,
del profitto e della sua accumulazione non vi sarà nessuna possibilità
per gli esseri umani di prendere in mano i propri destini per la
costruzione di una società basata sulla pace, sulla libertà e
sull'uguaglianza.
http://alternativalibertaria.fdca.it/
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