A - I n f o s

A-Infos un servizio di informazione multilingue da per e su gli/le anarchici **
News in all languages
Last 30 posts (Homepage) Last two weeks' posts Agli archivi di A-Infos

The last 100 posts, according to language
Greek_ 中文 Chinese_ Castellano_ Català_ Deutsch_ Nederlands_ English_ Français_ Italiano_ Português_ Russkyi_ Suomi_ Svenska_ Türkçe_ The.Supplement
Le prime righe degli ultimi 10 messaggi:
Castellano_ Catalan_ Deutsch_ Nederlands_ English_ Francais_ Italiano_ Polski_ Portugues_ Russkyi_ Suomi_ Svenska_ Türkçe


Le prime righe degli ultimi 10 messaggi
Prime righe dei messaggi in tutte le lingue nelle ultime 24 ore
Links to indexes of First few lines of all posts of last 30 days | of 2002 | of 2003
| of 2004 | of 2005 | of 2006 | of 2007 | of 2008 | of 2009 | of 2010 | of 2011 | of 2012 | of 2013 | of 2014 | of 2015 | of 2016 | of 2017 | of 2018 | of 2019 | of 2020 | of 2021 | of 2022 | of 2023 | of 2024 | of 2025
Iscriversi a A-Infos newsgroups

(it) Italy, FDCA, Cantiere #34 - Internazionale - Siria, un crogiolo possibile? - Virgilio Caletti-Lino Roveredo (ca, de, en, pt, tr)[traduzione automatica]

Date Wed, 11 Jun 2025 08:16:32 +0300


Premessa ---- Al momento di redigere il testo che segue non si erano ancora palesati gli elementi che ora evidenziamo. La vorticosa velocità che gli eventi presentano rende pressoché impossibile una descrizione degli stessi che rispetti la coerenza ed i criteri di attualità ed aggiornamento più idonei alla loro comprensione. Qui, perciò, ci si limita a rammentarne solo alcuni (a nostro giudizio rilevanti), recentissimi (lo ripetiamo, al momento in cui scriviamo), che ermeneuticamente consideriamo prodromici ad eventuali chiavi interpretative. ---- Parte consistente della comunità internazionale (U.E. e non solo) ha impiegato davvero poco a "sciogliere qualsiasi riserva" e a sdoganare i succedanei di Assad. Sono 5,8 miliardi quelli destinati ad appoggiare la coa- lizione capeggiata dal "redento" Ahmed al-Sharaa (alias Abou Mohammed Al Joulani).

Diversamente da quanto molti analisti ed osservatori ar- gomentavano ostentatamente, la situazione è ben lungi dal trovarsi razionalizzata, normalizzata e, meno che meno, pacificata. Un solo esempio, tragico, può eluci- darci in materia; in soli 3 giorni il governo provvisorio ha conseguito il podio quanto a massacri occorsi in Si- ria dal 2011 ad oggi, concentrandosi sulla minoranza Alauita (fedele ad Assad) e provocando circa un miglia- io di morti, in larga maggioranza donne e bambini. A stappare pregiatissime e proibitive bottiglie di Gôut de Diamants pare sia innegabilmente (seppur fra gli al- tri) la Turchia. Solo nel Natale scorso, in partnership con U.S.A. e Israele, sosteneva senza remore l'irresisti- bile avanzata dei jihadisti, ma ora che il ramo siriano del PKK, il PKK/Ypg, "desiste" (e con esso si paventa il concretarsi del possibile defilamento degli U.S.A., suoi protettori), il panorama, in termini di influenza geo-strategica, per Erdogan si complica assai, anche alla luce di nuovi ed audaci disegni israeliti.

A scuotere le coscienze, provocare sconcerto, sorpresa e disorientamento, causare in molti crisi di irriducibile sconforto, da qualche giorno, il breve testo già storiciz- zatosi come "Appello di Öcalan".

Un esame attento, accurato e, soprattutto, scevro da pregiudizi politico-ideologici del suddetto testo, offre invece il quadro di una lucida lettura, storica e cultura- le, e di una qualità d'analisi (pur nella sua estrema sin - teticità) che lo colloca sul piano di una densa ed organi- ca aderenza al reale tali da distanziarlo sideralmente da qualsivoglia velleità interpretativa tendente a liquidarlo come atto di abdicazione.

Il leader e fondatore di una delle più fulgide espressioni della lotta di liberazione della storia contemporanea, in effetti, non fa che prendere atto di una realtà globale in movimento e proporre quella che reputa un'opzione (fra le altre) "semplicemente praticabile".

Non si rinviene, in tutto l' "Appello", una sola parola dal sentore di contrizione, volontà di espiare o, peggio, di abiura; e questo, indubitabilmente, rende onore al- l'autore e alla "sua" organizzazione.

Se la recente intesa siglata tra il Presidente ad interim Ahmad al Sharaa e il Comandante delle milizie curde delle Forze Democratiche Siriane Mazloum Abdi che dovrebbe garantire i diritti politici curdi e aprire la stra- da all'integrazione delle principali istituzioni va letta al- l'interno della nuova fase che si è aperta con l'abbatti- mento del regime di Bashar al Assad, il rischio di un at- tacco diretto della Turchia, con il sostegno delle milizie SNA, o di un intervento di HTS contro l'autonomia go- vernativa curda, rappresenta una seria minaccia.

Il concatenamento delle dinamiche politiche e militari nel Medio Oriente è il contesto dentro il quale si inqua- dra la prospettiva di autogoverno e di superamento del- lo Stato-nazione delle istituzioni di DAANES e solo un allargamento del "Confederalismo Democratico" a tutta l'area mediorientale può garantire la sua sopravvivenza ed evitare il rischio che venga fagocitato all'interno del- le dinamiche classiste e settarie di costruzione del nuo- vo Stato siriano.

Una nuova fase

Dopo 25 anni al potere, la caduta del regime sanguina- rio di Bashar Al Assad apre una nuova fase negli equili- bri del Medio Oriente.

Le milizie islamiste di Hayat Tahrir al-Sham (HTS), in sieme ad altri gruppi come l'Esercito nazionale Siriano,

sostenuto dalla Turchia, con una rapida offensiva durata solo 12 giorni e iniziata con la conquista di Aleppo, en- trano a Damasco e ne prendono il controllo, costringen do Al Assad a scappare con un volo militare russo con destinazione Mosca.

La fine del governo di Al Assad non sarebbe stata pos sibile senza gli interventi militari israeliani a Gaza e in Libano che hanno prodotto, oltre a migliaia di vittime civili e al genocidio del popolo palestinese, un indeboli mento delle formazioni armate di Hamas e Hezbollah, finanziate dall'Iran, che garantivano, supportate anche dalla presenza militare russa, il contenimento militare delle formazioni islamiste nella Siria alleata di Teheran. Pertanto, possiamo sostenere che il cambio di regime in Siria vada inserito nel contesto della crisi dell'ordine mondiale ad egemonia statunitense. E per questo, è necessario ricostruire la situazione che si è venuta a determinare in Siria dopo il 2011 e inquadrare il ruolo degli attori internazionali e regionali coinvolti.

Con la morte del padre nel 2000, Basher Al Assad as- sunse la presidenza della Siria. Assad governò il paese attuando una svolta neoliberista e sviluppando un po tente apparato repressivo che usò per reprimere i dissi denti, così come gli altri gruppi religiosi e nazionali. I sindacati rimasero sotto il controllo statale o del parti to governativo Ba'ath, come il caso della Confederazio ne Generale dei Sindacati dei Lavoratori (GFTUW), grazie ad una legislazione che riduceva il diritto di or ganizzazione sindacale. Il Partito Comunista, che non si schierò con le mobilitazioni di massa del 2011 (Prima vera Araba), considerandole una "cospirazione imperia-lista", fu cooptato dal regime. Inoltre, durante la dittatu- ra di Bashar Al Assad, si inasprì pesantemente l'oppres sione della popolazione curda.

La tragica situazione sociale, frutto delle ricette neoli beriste, con il 30% della popolazione che viveva al di sotto della soglia di povertà e il 55% dei giovani senza lavoro, oltre al pesante clima di repressione con miglia ia di prigionieri, torturati e assassinati in carceri come quella Saydnaya, provocò una sollevazione popolare, sull'onda delle Primavere Arabe che stavano investen- do il Medio Oriente e il Mediterraneo.

In breve tempo, le organizzazioni islamiste e i sosteni tori dei Fratelli Musulmani, presero il controllo delle piazze, bloccando i primi esperimenti di autorganizza zione e autogestione che, grazie all'impegno di compa- gni come l'anarchico Omar Aziz, arrestato e assassinato dal regime di Assad, si stavano diffondendo all'interno delle rivolte con l'autogoverno locale, l'organizzazione orizzontale, la cooperazione, la solidarietà e il mutuo sostegno, quali mezzi attraverso i quali le persone pote- vano liberarsi dalla tirannia dello Stato e del sistema ca- pitalistico.

Le proteste vennero soffocate nel sangue: secondo i dati raccolti dall'ONU, la repressione messa in atto dal regime di Al Assad provocò la morte di più di 5000 ci- vili.

L'ingerenza di potenze regionali come la Turchia e del le potenze imperialiste, insieme alla violenta repressio- ne, determinarono una irreggimentazione della resisten- za trasformando il carattere autonomo e di massa delle

proteste popolari a favore di gruppi armati reazionari al soldo dei loro sponsor stranieri. La Primavera siriana venne sconfitta, dando luogo ad una guerra civile deva- stante che provocherà migliaia di morti e milioni di sfollati e rifugiati (circa 6 milioni è il dato fornito dalla UNHCR. La loro distribuzione si concentra sui paesi li- mitrofi: Turchia (3 milioni), Libano (783.000), Giorda nia (632.000), Iraq (287.000), Egitto (158.000). In Eu ropa la distribuzione vede al primo posto la Germania (781.000), segue la Svezia (87.700), i Paesi Bassi (79.000), la Francia (45.600), la Svizzera (28.000) e il Regno Unito (23.000)).

Se Al Assad ha potuto governare un paese stremato da 13 anni di guerra civile, è grazie al sostegno della Rus- sia e dell'Iran.

Secondo due rapporti della Banca Mondiale, "più di un decennio di conflitto, aggravato da shock esterni, ha ulteriormente peggiorato la situazione economica della Siria e ha portato a un drammatico deterioramento del benessere delle famiglie siriane. L'attività economica continua a diminuire a causa di un indebolimento del l'attività commerciale; le sanzioni economiche e com- merciali euro-statunitensi contro il governo Assad, che a partire da settembre 2011 hanno interessato le espor- tazioni di petrolio, hanno interrotto l'export siriano di greggio, con perdite per Damasco che già pochi mesi dopo, nel gennaio del 2012, il Ministro del Petrolio si riano Sufian Alao stimava in 2 miliardi di dollari. Nel 2022, la povertà colpirà il 69% della popolazione, pari a circa 14,5 milioni di siriani. La povertà estrema, vir- tualmente inesistente prima del conflitto, nel 2022 ri- guardava più di un siriano su quattro e potrebbe esser si ulteriormente aggravata a causa dell'impatto devastante del terremoto del febbraio 2023".

L'attacco di Hamas a Israele del 7 ottobre 2023, con conseguente uccisione di 1200 civili e militari israelia- ni, e rapimento di circa 250 persone, che nelle intenzio- ni di Hamas doveva riportare al centro dell'attenzione internazionale la questione palestinese a rischio di mar- ginalizzazione in seguito agli accordi di Abramo, scate- na la reazione israeliana che, nell'arco di circa un anno e mezzo di guerra genocida, mette in pratica i suoi piani espansionisti indebolendo il ruolo dell'Iran e delle for- mazioni militari alleate in Libano e a Gaza.

La ridefinizione della capacità reattiva dell'Iran e delle milizie alleate, così come l'impossibilità per l'alleato russo di sostenere due conflitti contemporaneamente, essendo la Russia impegnata nell'aggressione militare contro l'Ucraina, apre una nuova fase che, con il piano di abbattimento del governo alawita di Al Assad, scom- pagina gli equilibri medio-orientali. Se gli Stati Uniti portano a casa il risultato di indebolire la Russia alleata di Bashar Al Assad e di far deragliare la strategia cinese per il Medio Oriente, Turchia e Israele possono mettere in pratica le proprie mire nazionaliste. L'Esercito Na- zionale Siriano, alleato della Turchia, sta attaccando le Forze Democratiche Siriane per prendere il controllo del nord-est della Siria. Le forze armate israeliane han- no approfittato della situazione per avanzare oltre la zona cuscinetto creata nel 1974 sulle alture del Golan, al confine tra Israele, Siria e Libano, arrivando fino a

40, forse 20 chilometri da Damasco; hanno affondato la flotta siriana, colpito infrastrutture, depositi e centri di ricerca delle forze armate, così da prevenire aggressio ni, far incombere la propria ombra minacciosa sul nuo vo governo (impedendogli di mettere le mani sui mo derni armamenti delle forze regolari siriane) e assicu rarsi le preziose risorse idriche locali. Le milizie che hanno rovesciato Al Assad e preso il po tere a Damasco sono fazioni islamiste sostenute dalla Turchia. Le due principali organizzazioni sono: 1) Hayat Tahrir al-Sham (Organizzazione per la libera zione del Levante), una formazione armata islamista si riana di orientamento salafita che ha svolto un ruolo importante nella guerra civile siriana. Il gruppo è stato formato il 28 gennaio 2017 dall'unione di Jabhat Fath al-Sham - organizzazione nata il 28 luglio 2016 dalla separazione consensuale del Fronte al-Nusra dal net work di al-Qa'ida. Si presume che il gruppo sia ancora allineato con al-Qa'ida. HTS, che ha esercitato funzioni governative nelle regione di Idilib, è responsabile di gravi violazioni dei diritti umani e di crimini di guerra (violenza contro le donne e le bambine, oppressione po litica, conversioni forzate e discriminazioni delle mino ranze religiose, ecc.). Il leader dell'HTS, Abu Moham med al-Jawlani (Ahmed al-Sharaa), si propone come un futuro nuovo leader della Siria promettendo libertà e di ritti democratici per tutti. 2) Esercito Nazionale Siriano (SNA), sponsorizzato dal governo Erdogan dello Stato turco, erede del Libero Esercito Siriano (FSA) già protagonista dell'insurrezio ne del 2011 e della guerra civile. Questa è un'alleanza di milizie islamiste, finanziate militarmente dall'eserci to turco. La sua preoccupazione principale, sotto la gui da dei suoi padroni turchi, sono le forze curde in Siria. Hanno attaccato la regione curda controllata da Afrin nel 2018 e hanno effettuato la pulizia etnica lì. Ora stanno attaccando la regione curda di Tell Rifat, soste nuta dall'artiglieria turca. Controlla un'area a nord sul confine turco sotto il Governo Provvisorio Siriano. Come possiamo immaginare, il nuovo potere politico che si sta affermando in Siria con il cambio di regime, non promette nulla di buono. Il Governo di transizione siriano è guidato da forze po litiche profondamente reazionarie sotto ricatto dei loro sponsor. Contrariamente alla sua promessa di avviare un processo di transizione politica con il coinvolgimen to di tutti, il leader jahadista Al-Jolani si è fatto elegge re Presidente della Siria da una "Conferenza" farsa, formata dai membri del governo ad interim nominati dallo stesso Al-Jolani e tutti provenienti da Idlib (come alcuni suoi parenti), con l'esclusione delle opposizioni e delle fazioni Curde e Druse.

Nel frattempo, molte aziende turche si aspettano di svolgere un ruolo strategico nella ricostruzione. Come riportato in un articolo del Sole 24 ore del 12 dicembre 2024, "La speranza è che la ricostruzione possa favorire l'afflusso di investimenti esteri e avviare un'espansione sostenibile, una prospettiva che ha spinto al rialzo i tito li dei gruppi turchi delle costruzioni nella seduta di lu nedì: un riflesso delle ambizioni, sostenute dallo stesso

presidente Erdogan, di un ruolo massiccio di Ankara nel nuovo corso del governo di transizione".

Anche se la popolazione musulmana sunnita rappresen ta il 72-74%, la società siriana è costituita da un "mosaico di minoranze". I criteri per descrivere le diverse comunità possono essere confessionali (alawiti, cristiani, drusi ecc.), linguistici ed etnici (armeni, cir cassi, curdi ecc.) o connessi a un peculiare modo di vita (beduini).

Le difficoltà di convivenza tra le diverse comunità sono state alimentate da politiche settarie e centralistiche, come prodotto dei rapporti di potere e di classe che si sono consolidati in seguito ai diversi equilibri imperia listici che di volta in volta si andavano affermando.

La sola via d'uscita alla questione dell'autodetermina- zione dei popoli, è quella di promuovere i diritti delle comunità dentro un percorso di trasformazione dei rap porti di produzione capitalistici e di superamento dello Stato nell'ottica di un'autogestione generalizzata e fe deralista. Laddove le persone vengono divise in classi sociali e il potere politico è nelle mani di una oligar chia, non ci sarà mai spazio per l'autodeterminazione delle minoranze.

In questo senso, è interessante il progetto del "Confede ralismo democratico" messo in pratica dai curdi siriani nel Nord-Est del paese e che sarebbe auspicabile si dif fondesse su tutta la Siria, oltre a rappresentare una pos sibile "via d'uscita" per superare i conflitti che tengono sotto scacco le popolazioni del Medio Oriente.

Nel vuoto di potere lasciato dal regime del partito Baa th, si avvia un'esperienza politica straordinaria che prende spunto dalle teorie del filosofo libertario Murray Bookchin del municipalismo libertario e dell'ecologia sociale. Per Citare Ocalan, "una amministrazione politi ca non statale o una democrazia senza Stato".

Il modello di società che ne scaturisce, è un modello pluralista, fondato sulla parità dei sessi e su un sistema di assemblee popolari confederate che supera la conce zione gerarchica dello Stato, favorendo la partecipazio ne collettiva alla vita politica.

Pur con diversi limiti e contraddizioni, attualmente il "Confederalismo democratico" rappresenta l'esempio più avanzato di socialismo libertario in Medio Oriente che può contare sull'appoggio internazionale di diversi movimenti libertari, anticapitalisti e internazionalisti.

Anche se ci fanno piacere le immagini dei siriani che abbattono le statue di Bashar Al Assad, come quelle della liberazione dei dissidenti scomparsi per decenni nelle carceri del regime, siamo più che consapevoli del la natura reazionaria delle forze che hanno abbattuto il governo baathista. E, purtroppo, i primi segnali di un ri- pristino di uno Stato dispotico e confessionale sono il campanello d'allarme di una possibile deriva autoritaria e oscurantista che la situazione siriana potrebbe assu- mere.

Consapevoli che i processi di emancipazione e libera zione possono nascere solo dalle classi oppresse, qual- siasi governo, di transizione o permanente, va combat- tuto perché espressione di interessi che sono estranei a quelli delle classi oppresse.

Tredici anni di guerra civile e una pesante repressione del dissenso, hanno sicuramente annullato ogni residuo di resistenza sociale e di protagonismo del movimento dei lavoratori. Per il rilancio di un forte movimento ri- voluzionario e internazionalista in Siria e nel Medio Oriente, è urgente ricostruire reti sociali di solidarietà e mutuo appoggio; riorganizzare strutture sindacali per un rilancio dell'azione autonoma di classe; sviluppare un movimento di classe transnazionale che sappia coin- volgere i lavoratori di tutti i paesi del Medio Oriente; sostenere tutte quelle iniziative di autogoverno e demo- crazia diretta che si sviluppano in alternativa allo Stato. Alla luce dei mastodontici ostacoli, tutti di intima es- senza sovrastrutturale, che si frappongono all'instaurar- si e allo svilupparsi di una "Coscienza di Classe" rigo- rosamente intesa in larga parte del Medio-Oriente ed in altre zone del pianeta, non va assolutamente scordato che accanto all'identitarismo, al nazionalismo ed al re- vanscismo, quello religioso incarna una centralità senza pari.

Ed è per questo che vale ancora, e più che mai, il moni to dei Padri delle nostre idee: "La critica del cielo si trasforma così in critica della terra, la critica della re ligione in critica del Diritto, la critica della teologia in critica della politica".

La storia dell'eterna lotta tra oppressi e oppressori ci in- segna che nessuna ipotesi di trasformazione sociale po- trà essere subalterna agli interessi delle diverse fazioni delle classi dominanti, sia in chiave nazionalista che imperialista, pena il suo fallimento.

http://alternativalibertaria.fdca.it/
________________________________________
A - I n f o s Notiziario Fatto Dagli Anarchici
Per, gli, sugli anarchici
Send news reports to A-infos-it mailing list
A-infos-it@ainfos.ca
Subscribe/Unsubscribe https://ainfos.ca/mailman/listinfo/a-infos-it
Archive http://ainfos.ca/it