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(it) Italy, FDCA, Cantiere #34 - Internazionale - Siria, un crogiolo possibile? - Virgilio Caletti-Lino Roveredo (ca, de, en, pt, tr)[traduzione automatica]
Date
Wed, 11 Jun 2025 08:16:32 +0300
Premessa ---- Al momento di redigere il testo che segue non si erano
ancora palesati gli elementi che ora evidenziamo. La vorticosa velocità
che gli eventi presentano rende pressoché impossibile una descrizione
degli stessi che rispetti la coerenza ed i criteri di attualità ed
aggiornamento più idonei alla loro comprensione. Qui, perciò, ci si
limita a rammentarne solo alcuni (a nostro giudizio rilevanti),
recentissimi (lo ripetiamo, al momento in cui scriviamo), che
ermeneuticamente consideriamo prodromici ad eventuali chiavi
interpretative. ---- Parte consistente della comunità internazionale
(U.E. e non solo) ha impiegato davvero poco a "sciogliere qualsiasi
riserva" e a sdoganare i succedanei di Assad. Sono 5,8 miliardi quelli
destinati ad appoggiare la coa- lizione capeggiata dal "redento" Ahmed
al-Sharaa (alias Abou Mohammed Al Joulani).
Diversamente da quanto molti analisti ed osservatori ar- gomentavano
ostentatamente, la situazione è ben lungi dal trovarsi razionalizzata,
normalizzata e, meno che meno, pacificata. Un solo esempio, tragico, può
eluci- darci in materia; in soli 3 giorni il governo provvisorio ha
conseguito il podio quanto a massacri occorsi in Si- ria dal 2011 ad
oggi, concentrandosi sulla minoranza Alauita (fedele ad Assad) e
provocando circa un miglia- io di morti, in larga maggioranza donne e
bambini. A stappare pregiatissime e proibitive bottiglie di Gôut de
Diamants pare sia innegabilmente (seppur fra gli al- tri) la Turchia.
Solo nel Natale scorso, in partnership con U.S.A. e Israele, sosteneva
senza remore l'irresisti- bile avanzata dei jihadisti, ma ora che il
ramo siriano del PKK, il PKK/Ypg, "desiste" (e con esso si paventa il
concretarsi del possibile defilamento degli U.S.A., suoi protettori), il
panorama, in termini di influenza geo-strategica, per Erdogan si
complica assai, anche alla luce di nuovi ed audaci disegni israeliti.
A scuotere le coscienze, provocare sconcerto, sorpresa e
disorientamento, causare in molti crisi di irriducibile sconforto, da
qualche giorno, il breve testo già storiciz- zatosi come "Appello di
Öcalan".
Un esame attento, accurato e, soprattutto, scevro da pregiudizi
politico-ideologici del suddetto testo, offre invece il quadro di una
lucida lettura, storica e cultura- le, e di una qualità d'analisi (pur
nella sua estrema sin - teticità) che lo colloca sul piano di una densa
ed organi- ca aderenza al reale tali da distanziarlo sideralmente da
qualsivoglia velleità interpretativa tendente a liquidarlo come atto di
abdicazione.
Il leader e fondatore di una delle più fulgide espressioni della lotta
di liberazione della storia contemporanea, in effetti, non fa che
prendere atto di una realtà globale in movimento e proporre quella che
reputa un'opzione (fra le altre) "semplicemente praticabile".
Non si rinviene, in tutto l' "Appello", una sola parola dal sentore di
contrizione, volontà di espiare o, peggio, di abiura; e questo,
indubitabilmente, rende onore al- l'autore e alla "sua" organizzazione.
Se la recente intesa siglata tra il Presidente ad interim Ahmad al
Sharaa e il Comandante delle milizie curde delle Forze Democratiche
Siriane Mazloum Abdi che dovrebbe garantire i diritti politici curdi e
aprire la stra- da all'integrazione delle principali istituzioni va
letta al- l'interno della nuova fase che si è aperta con l'abbatti-
mento del regime di Bashar al Assad, il rischio di un at- tacco diretto
della Turchia, con il sostegno delle milizie SNA, o di un intervento di
HTS contro l'autonomia go- vernativa curda, rappresenta una seria minaccia.
Il concatenamento delle dinamiche politiche e militari nel Medio Oriente
è il contesto dentro il quale si inqua- dra la prospettiva di
autogoverno e di superamento del- lo Stato-nazione delle istituzioni di
DAANES e solo un allargamento del "Confederalismo Democratico" a tutta
l'area mediorientale può garantire la sua sopravvivenza ed evitare il
rischio che venga fagocitato all'interno del- le dinamiche classiste e
settarie di costruzione del nuo- vo Stato siriano.
Una nuova fase
Dopo 25 anni al potere, la caduta del regime sanguina- rio di Bashar Al
Assad apre una nuova fase negli equili- bri del Medio Oriente.
Le milizie islamiste di Hayat Tahrir al-Sham (HTS), in sieme ad altri
gruppi come l'Esercito nazionale Siriano,
sostenuto dalla Turchia, con una rapida offensiva durata solo 12 giorni
e iniziata con la conquista di Aleppo, en- trano a Damasco e ne prendono
il controllo, costringen do Al Assad a scappare con un volo militare
russo con destinazione Mosca.
La fine del governo di Al Assad non sarebbe stata pos sibile senza gli
interventi militari israeliani a Gaza e in Libano che hanno prodotto,
oltre a migliaia di vittime civili e al genocidio del popolo
palestinese, un indeboli mento delle formazioni armate di Hamas e
Hezbollah, finanziate dall'Iran, che garantivano, supportate anche dalla
presenza militare russa, il contenimento militare delle formazioni
islamiste nella Siria alleata di Teheran. Pertanto, possiamo sostenere
che il cambio di regime in Siria vada inserito nel contesto della crisi
dell'ordine mondiale ad egemonia statunitense. E per questo, è
necessario ricostruire la situazione che si è venuta a determinare in
Siria dopo il 2011 e inquadrare il ruolo degli attori internazionali e
regionali coinvolti.
Con la morte del padre nel 2000, Basher Al Assad as- sunse la presidenza
della Siria. Assad governò il paese attuando una svolta neoliberista e
sviluppando un po tente apparato repressivo che usò per reprimere i
dissi denti, così come gli altri gruppi religiosi e nazionali. I
sindacati rimasero sotto il controllo statale o del parti to governativo
Ba'ath, come il caso della Confederazio ne Generale dei Sindacati dei
Lavoratori (GFTUW), grazie ad una legislazione che riduceva il diritto
di or ganizzazione sindacale. Il Partito Comunista, che non si schierò
con le mobilitazioni di massa del 2011 (Prima vera Araba),
considerandole una "cospirazione imperia-lista", fu cooptato dal regime.
Inoltre, durante la dittatu- ra di Bashar Al Assad, si inasprì
pesantemente l'oppres sione della popolazione curda.
La tragica situazione sociale, frutto delle ricette neoli beriste, con
il 30% della popolazione che viveva al di sotto della soglia di povertà
e il 55% dei giovani senza lavoro, oltre al pesante clima di repressione
con miglia ia di prigionieri, torturati e assassinati in carceri come
quella Saydnaya, provocò una sollevazione popolare, sull'onda delle
Primavere Arabe che stavano investen- do il Medio Oriente e il Mediterraneo.
In breve tempo, le organizzazioni islamiste e i sosteni tori dei
Fratelli Musulmani, presero il controllo delle piazze, bloccando i primi
esperimenti di autorganizza zione e autogestione che, grazie all'impegno
di compa- gni come l'anarchico Omar Aziz, arrestato e assassinato dal
regime di Assad, si stavano diffondendo all'interno delle rivolte con
l'autogoverno locale, l'organizzazione orizzontale, la cooperazione, la
solidarietà e il mutuo sostegno, quali mezzi attraverso i quali le
persone pote- vano liberarsi dalla tirannia dello Stato e del sistema
ca- pitalistico.
Le proteste vennero soffocate nel sangue: secondo i dati raccolti
dall'ONU, la repressione messa in atto dal regime di Al Assad provocò la
morte di più di 5000 ci- vili.
L'ingerenza di potenze regionali come la Turchia e del le potenze
imperialiste, insieme alla violenta repressio- ne, determinarono una
irreggimentazione della resisten- za trasformando il carattere autonomo
e di massa delle
proteste popolari a favore di gruppi armati reazionari al soldo dei loro
sponsor stranieri. La Primavera siriana venne sconfitta, dando luogo ad
una guerra civile deva- stante che provocherà migliaia di morti e
milioni di sfollati e rifugiati (circa 6 milioni è il dato fornito dalla
UNHCR. La loro distribuzione si concentra sui paesi li- mitrofi: Turchia
(3 milioni), Libano (783.000), Giorda nia (632.000), Iraq (287.000),
Egitto (158.000). In Eu ropa la distribuzione vede al primo posto la
Germania (781.000), segue la Svezia (87.700), i Paesi Bassi (79.000), la
Francia (45.600), la Svizzera (28.000) e il Regno Unito (23.000)).
Se Al Assad ha potuto governare un paese stremato da 13 anni di guerra
civile, è grazie al sostegno della Rus- sia e dell'Iran.
Secondo due rapporti della Banca Mondiale, "più di un decennio di
conflitto, aggravato da shock esterni, ha ulteriormente peggiorato la
situazione economica della Siria e ha portato a un drammatico
deterioramento del benessere delle famiglie siriane. L'attività
economica continua a diminuire a causa di un indebolimento del
l'attività commerciale; le sanzioni economiche e com- merciali
euro-statunitensi contro il governo Assad, che a partire da settembre
2011 hanno interessato le espor- tazioni di petrolio, hanno interrotto
l'export siriano di greggio, con perdite per Damasco che già pochi mesi
dopo, nel gennaio del 2012, il Ministro del Petrolio si riano Sufian
Alao stimava in 2 miliardi di dollari. Nel 2022, la povertà colpirà il
69% della popolazione, pari a circa 14,5 milioni di siriani. La povertà
estrema, vir- tualmente inesistente prima del conflitto, nel 2022 ri-
guardava più di un siriano su quattro e potrebbe esser si ulteriormente
aggravata a causa dell'impatto devastante del terremoto del febbraio 2023".
L'attacco di Hamas a Israele del 7 ottobre 2023, con conseguente
uccisione di 1200 civili e militari israelia- ni, e rapimento di circa
250 persone, che nelle intenzio- ni di Hamas doveva riportare al centro
dell'attenzione internazionale la questione palestinese a rischio di
mar- ginalizzazione in seguito agli accordi di Abramo, scate- na la
reazione israeliana che, nell'arco di circa un anno e mezzo di guerra
genocida, mette in pratica i suoi piani espansionisti indebolendo il
ruolo dell'Iran e delle for- mazioni militari alleate in Libano e a Gaza.
La ridefinizione della capacità reattiva dell'Iran e delle milizie
alleate, così come l'impossibilità per l'alleato russo di sostenere due
conflitti contemporaneamente, essendo la Russia impegnata
nell'aggressione militare contro l'Ucraina, apre una nuova fase che, con
il piano di abbattimento del governo alawita di Al Assad, scom- pagina
gli equilibri medio-orientali. Se gli Stati Uniti portano a casa il
risultato di indebolire la Russia alleata di Bashar Al Assad e di far
deragliare la strategia cinese per il Medio Oriente, Turchia e Israele
possono mettere in pratica le proprie mire nazionaliste. L'Esercito Na-
zionale Siriano, alleato della Turchia, sta attaccando le Forze
Democratiche Siriane per prendere il controllo del nord-est della Siria.
Le forze armate israeliane han- no approfittato della situazione per
avanzare oltre la zona cuscinetto creata nel 1974 sulle alture del
Golan, al confine tra Israele, Siria e Libano, arrivando fino a
40, forse 20 chilometri da Damasco; hanno affondato la flotta siriana,
colpito infrastrutture, depositi e centri di ricerca delle forze armate,
così da prevenire aggressio ni, far incombere la propria ombra
minacciosa sul nuo vo governo (impedendogli di mettere le mani sui mo
derni armamenti delle forze regolari siriane) e assicu rarsi le preziose
risorse idriche locali. Le milizie che hanno rovesciato Al Assad e preso
il po tere a Damasco sono fazioni islamiste sostenute dalla Turchia. Le
due principali organizzazioni sono: 1) Hayat Tahrir al-Sham
(Organizzazione per la libera zione del Levante), una formazione armata
islamista si riana di orientamento salafita che ha svolto un ruolo
importante nella guerra civile siriana. Il gruppo è stato formato il 28
gennaio 2017 dall'unione di Jabhat Fath al-Sham - organizzazione nata il
28 luglio 2016 dalla separazione consensuale del Fronte al-Nusra dal net
work di al-Qa'ida. Si presume che il gruppo sia ancora allineato con
al-Qa'ida. HTS, che ha esercitato funzioni governative nelle regione di
Idilib, è responsabile di gravi violazioni dei diritti umani e di
crimini di guerra (violenza contro le donne e le bambine, oppressione po
litica, conversioni forzate e discriminazioni delle mino ranze
religiose, ecc.). Il leader dell'HTS, Abu Moham med al-Jawlani (Ahmed
al-Sharaa), si propone come un futuro nuovo leader della Siria
promettendo libertà e di ritti democratici per tutti. 2) Esercito
Nazionale Siriano (SNA), sponsorizzato dal governo Erdogan dello Stato
turco, erede del Libero Esercito Siriano (FSA) già protagonista
dell'insurrezio ne del 2011 e della guerra civile. Questa è un'alleanza
di milizie islamiste, finanziate militarmente dall'eserci to turco. La
sua preoccupazione principale, sotto la gui da dei suoi padroni turchi,
sono le forze curde in Siria. Hanno attaccato la regione curda
controllata da Afrin nel 2018 e hanno effettuato la pulizia etnica lì.
Ora stanno attaccando la regione curda di Tell Rifat, soste nuta
dall'artiglieria turca. Controlla un'area a nord sul confine turco sotto
il Governo Provvisorio Siriano. Come possiamo immaginare, il nuovo
potere politico che si sta affermando in Siria con il cambio di regime,
non promette nulla di buono. Il Governo di transizione siriano è guidato
da forze po litiche profondamente reazionarie sotto ricatto dei loro
sponsor. Contrariamente alla sua promessa di avviare un processo di
transizione politica con il coinvolgimen to di tutti, il leader
jahadista Al-Jolani si è fatto elegge re Presidente della Siria da una
"Conferenza" farsa, formata dai membri del governo ad interim nominati
dallo stesso Al-Jolani e tutti provenienti da Idlib (come alcuni suoi
parenti), con l'esclusione delle opposizioni e delle fazioni Curde e Druse.
Nel frattempo, molte aziende turche si aspettano di svolgere un ruolo
strategico nella ricostruzione. Come riportato in un articolo del Sole
24 ore del 12 dicembre 2024, "La speranza è che la ricostruzione possa
favorire l'afflusso di investimenti esteri e avviare un'espansione
sostenibile, una prospettiva che ha spinto al rialzo i tito li dei
gruppi turchi delle costruzioni nella seduta di lu nedì: un riflesso
delle ambizioni, sostenute dallo stesso
presidente Erdogan, di un ruolo massiccio di Ankara nel nuovo corso del
governo di transizione".
Anche se la popolazione musulmana sunnita rappresen ta il 72-74%, la
società siriana è costituita da un "mosaico di minoranze". I criteri per
descrivere le diverse comunità possono essere confessionali (alawiti,
cristiani, drusi ecc.), linguistici ed etnici (armeni, cir cassi, curdi
ecc.) o connessi a un peculiare modo di vita (beduini).
Le difficoltà di convivenza tra le diverse comunità sono state
alimentate da politiche settarie e centralistiche, come prodotto dei
rapporti di potere e di classe che si sono consolidati in seguito ai
diversi equilibri imperia listici che di volta in volta si andavano
affermando.
La sola via d'uscita alla questione dell'autodetermina- zione dei
popoli, è quella di promuovere i diritti delle comunità dentro un
percorso di trasformazione dei rap porti di produzione capitalistici e
di superamento dello Stato nell'ottica di un'autogestione generalizzata
e fe deralista. Laddove le persone vengono divise in classi sociali e il
potere politico è nelle mani di una oligar chia, non ci sarà mai spazio
per l'autodeterminazione delle minoranze.
In questo senso, è interessante il progetto del "Confede ralismo
democratico" messo in pratica dai curdi siriani nel Nord-Est del paese e
che sarebbe auspicabile si dif fondesse su tutta la Siria, oltre a
rappresentare una pos sibile "via d'uscita" per superare i conflitti che
tengono sotto scacco le popolazioni del Medio Oriente.
Nel vuoto di potere lasciato dal regime del partito Baa th, si avvia
un'esperienza politica straordinaria che prende spunto dalle teorie del
filosofo libertario Murray Bookchin del municipalismo libertario e
dell'ecologia sociale. Per Citare Ocalan, "una amministrazione politi ca
non statale o una democrazia senza Stato".
Il modello di società che ne scaturisce, è un modello pluralista,
fondato sulla parità dei sessi e su un sistema di assemblee popolari
confederate che supera la conce zione gerarchica dello Stato, favorendo
la partecipazio ne collettiva alla vita politica.
Pur con diversi limiti e contraddizioni, attualmente il "Confederalismo
democratico" rappresenta l'esempio più avanzato di socialismo libertario
in Medio Oriente che può contare sull'appoggio internazionale di diversi
movimenti libertari, anticapitalisti e internazionalisti.
Anche se ci fanno piacere le immagini dei siriani che abbattono le
statue di Bashar Al Assad, come quelle della liberazione dei dissidenti
scomparsi per decenni nelle carceri del regime, siamo più che
consapevoli del la natura reazionaria delle forze che hanno abbattuto il
governo baathista. E, purtroppo, i primi segnali di un ri- pristino di
uno Stato dispotico e confessionale sono il campanello d'allarme di una
possibile deriva autoritaria e oscurantista che la situazione siriana
potrebbe assu- mere.
Consapevoli che i processi di emancipazione e libera zione possono
nascere solo dalle classi oppresse, qual- siasi governo, di transizione
o permanente, va combat- tuto perché espressione di interessi che sono
estranei a quelli delle classi oppresse.
Tredici anni di guerra civile e una pesante repressione del dissenso,
hanno sicuramente annullato ogni residuo di resistenza sociale e di
protagonismo del movimento dei lavoratori. Per il rilancio di un forte
movimento ri- voluzionario e internazionalista in Siria e nel Medio
Oriente, è urgente ricostruire reti sociali di solidarietà e mutuo
appoggio; riorganizzare strutture sindacali per un rilancio dell'azione
autonoma di classe; sviluppare un movimento di classe transnazionale che
sappia coin- volgere i lavoratori di tutti i paesi del Medio Oriente;
sostenere tutte quelle iniziative di autogoverno e demo- crazia diretta
che si sviluppano in alternativa allo Stato. Alla luce dei mastodontici
ostacoli, tutti di intima es- senza sovrastrutturale, che si frappongono
all'instaurar- si e allo svilupparsi di una "Coscienza di Classe" rigo-
rosamente intesa in larga parte del Medio-Oriente ed in altre zone del
pianeta, non va assolutamente scordato che accanto all'identitarismo, al
nazionalismo ed al re- vanscismo, quello religioso incarna una
centralità senza pari.
Ed è per questo che vale ancora, e più che mai, il moni to dei Padri
delle nostre idee: "La critica del cielo si trasforma così in critica
della terra, la critica della re ligione in critica del Diritto, la
critica della teologia in critica della politica".
La storia dell'eterna lotta tra oppressi e oppressori ci in- segna che
nessuna ipotesi di trasformazione sociale po- trà essere subalterna agli
interessi delle diverse fazioni delle classi dominanti, sia in chiave
nazionalista che imperialista, pena il suo fallimento.
http://alternativalibertaria.fdca.it/
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