|
A - I n f o s
|
|
A-Infos un servizio di informazione multilingue da per e su gli/le anarchici
**
News in all languages
Last 30 posts (Homepage)
Last two
weeks' posts
Agli archivi di A-Infos
The last 100 posts, according
to language
Greek_
中文 Chinese_
Castellano_
Català_
Deutsch_
Nederlands_
English_
Français_
Italiano_
Português_
Russkyi_
Suomi_
Svenska_
Türkçe_
The.Supplement
Le prime righe degli ultimi 10 messaggi:
Castellano_
Catalan_
Deutsch_
Nederlands_
English_
Francais_
Italiano_
Polski_
Portugues_
Russkyi_
Suomi_
Svenska_
Türkçe
Le prime righe degli ultimi 10 messaggi
Prime righe dei messaggi in tutte le lingue nelle ultime 24 ore
Links to indexes of First few lines of all posts of
last 30 days | of 2002 |
of 2003 |
of 2004 |
of 2005 |
of 2006 |
of 2007 |
of 2008 |
of 2009 |
of 2010 |
of 2011 |
of 2012 |
of 2013 |
of 2014 |
of 2015 |
of 2016 |
of 2017 |
of 2018 |
of 2019 |
of 2020 |
of 2021 |
of 2022 |
of 2023 |
of 2024 |
of 2025
Iscriversi a A-Infos newsgroups
(it) Italy, Umanita Nova #14-25 - C'è una logica in questa follia. Guerra commerciale, tassi di interesse e spese militari (ca, de, en, pt, tr)[traduzione automatica]
Date
Wed, 11 Jun 2025 08:16:15 +0300
"Scorrerà sangue" hanno detto gli economisti di JP Morgan, la più grande
banca americana, il "Giorno della Liberazione" (2 aprile), quando Donald
Trump ha annunciato i suoi dazi "reciproci" su tutte le importazioni
statunitensi. JP Morgan ha aumentato al 60% la probabilità che la guerra
dei dazi inneschi una recessione globale. Il FMI prevede che la crescita
globale sarà inferiore di 0,8 punti percentuali rispetto alle precedenti
previsioni per il 2025, scendendo al 2,8% quest'anno, a causa degli
aumenti dei dazi da parte degli Stati Uniti e dell'incertezza su cosa
accadrà in seguito. Nel suo ultimo rapporto, l'UNCTAD, l'agenzia delle
Nazioni Unite per il commercio, è molto più pessimista. L'UNCTAD prevede
che la crescita globale rallenterà ad appena il 2,3% quest'anno, un
valore inferiore al livello fissato dall'UNCTAD come segnale di
recessione mondiale, pari al 2,5%. L'UNCTAD sottolinea che, sebbene "il
rallentamento colpirà tutte le nazioni", lo farà più duramente con la
maggior parte dei "Paesi in via di sviluppo e in particolare le economie
più vulnerabili". Solo 10 dei quasi 200 partner commerciali degli Stati
Uniti rappresentano quasi il 90% del suo deficit commerciale. Eppure, i
Paesi meno sviluppati e i piccoli Stati insulari in via di sviluppo -
responsabili rispettivamente di appena l'1,6% e lo 0,4% del deficit
statunitense - sono i più colpiti. Molte economie a basso reddito si
trovano ora ad affrontare una "tempesta perfetta" tra peggioramento
delle condizioni esterne, livelli di debito insostenibili e
rallentamento della crescita interna. All'inizio di maggio anche
Standard & Poor ha segnalato maggiore incertezza del quadro economico.
Il miglior indicatore per capire se ci sarà una crisi è ciò che sta
accadendo al saggio di profitto complessivo, di cui gli utili aziendali
sono una parte. Le società statunitensi pubblicheranno i loro risultati
finanziari nelle prossime due settimane. Ma se guardiamo ai dati
ufficiali degli utili aziendali, fino al quarto trimestre del 2024,
tutto sembra ragionevolmente a posto. Gli utili aziendali statunitensi
sono aumentati notevolmente dall'inizio della pandemia di COVID-19,
raggiungendo quasi i 4.000 miliardi di dollari alla fine del 2024. Gli
utili delle industrie non finanziarie nazionali, che rappresentavano in
media l'8,1% del reddito nazionale nel periodo 2010-19, sono saliti
all'11,2% nell'ultimo trimestre del 2024. Rispetto al reddito nazionale,
si tratta di un aumento del 2,3% rispetto al periodo precedente la
pandemia. Anche a livello globale, gli utili aziendali continuano a
crescere, seppur a un ritmo relativamente debole.
Finché il saggio di profitto continuerà a crescere, una recessione sarà
improbabile, e gli utili aziendali possono essere un indicatore.
Tuttavia, gran parte della crescita degli utili negli Stati Uniti è
stata ottenuta grazie a un calo dei tassi di interesse che ha ridotto il
costo del debito. E le aziende non hanno investito la maggior parte di
questi maggiori profitti in nuove attrezzature e impianti. Invece, il
76% della crescita degli utili aziendali è stato destinato ai dividendi
che premiano gli azionisti. Solo il 15% è stato investito (il resto è
andato in tasse). Utili aziendali, dividendi, tasse sono tutte frazioni
del profitto, che si produce nel processo di produzione del plusvalore,
là dove avviene lo sfruttamento della capacità lavorativa.
Lo stesso sviluppo industriale è la causa della riduzione della
redditività del capitale investito nel processo di produzione del
plusvalore. L'aumento della massa di mezzi di produzione messi in moto
dalla stessa quantità di capacità lavorativa riduce la percentuale del
plusvalore rispetto al capitale complessivo. L'aumento della scala della
produzione fa sì che sia sempre più necessario il ricorso al credito e
all'intervento dello stato; tutto questo ha un costo, un aumento della
spesa per interessi e del carico fiscale, che riduce la quota di
profitto che rimane al capitalista industriale. Lo stesso aumento della
massa di mezzi di produzione necessario all'avvio di un nuovo ciclo
industriale spinge le imprese a costituirsi in società per azioni; gli
azionisti investono in vista di un dividendo, e i dividendi distribuiti
riducono ulteriormente la quota di profitto destinato all'accumulazione.
Ci troviamo quindi di fronte ad una sovracapitalizzazione strutturale.
Il quadro descritto sopra è un quadro di stagnazione, più che di
recessione. È a questo punto che si inserisce l'azione dei governi, che
si muovono in tre direzioni: tenere sotto controllo la classe operaia,
sostenere la produzione nazionale, conquistare nuovi mercati e nuove
fonti di materie prime a questa produzione. Anche l'azione della nuova
amministrazione USA, al di là delle intemperanze di linguaggio del
presidente, si muove all'interno di questo schema.
Il Segretario al Tesoro USA Scott Bessent, in un recente discorso
all'Institute of International Finance, poco prima della riunione
semestrale del Fondo Monetario Internazionale (FMI) e della Banca
Mondiale, ha lanciato un duro attacco al FMI accusandolo di "chiudere un
occhio sul predominio economico della Cina, guidato dalle esportazioni,
e trascurare le sue responsabilità fondamentali a favore del lavoro
sulle politiche climatiche e sociali". Bessent ha sostanzialmente
affermato che il FMI si era "risvegliato" enfatizzando il cambiamento
climatico, l'uguaglianza di genere e le questioni sociali. "Queste non
sono la missione del FMI", ha dichiarato che stavano "spiazzando" il
lavoro appropriato su "stabilità finanziaria e sorveglianza commerciale".
Le critiche più aspre si sono riservate sul trattamento riservato dal
FMI alla Cina: "Non tollereremo che il FMI non critichi i paesi che ne
hanno più bisogno, principalmente i paesi in surplus", ha affermato. "Il
FMI deve denunciare paesi come la Cina che hanno perseguito politiche
distorsive a livello globale e pratiche valutarie opache per molti decenni".
Gli attacchi di Bessent sono stati presto recepiti dal capo del FMI
Georgieva. Con il suo solito atteggiamento servile, ha sostanzialmente
accettato le critiche di Bessent e ha incolpato gli stati in surplus
commerciale come la Cina per la guerra dei dazi (che, tra l'altro,
riguardano la maggior parte delle principali economie!).
Come si vede, l'azione del governo USA non ha niente a che vedere con
l'instabilità mentale di Trump, ma si inserisce in un insieme coerente
di politiche tendenti a riaffermare il predominio USA nel mondo,
predominio che passa in primo luogo attraverso un peggioramento delle
ragioni di scambio con gli stati a più basso reddito.
Secondo l'UNCTAD (United Nations Conference on Trade And Development) le
regioni in via di sviluppo si trovano ad affrontare un contesto sempre
più difficile. L'imposizione di crescenti ondate di dazi avrà un impatto
sproporzionatamente elevato (sia direttamente che indirettamente) sui
paesi in via di sviluppo, in particolare su quelli maggiormente
integrati nelle catene di approvvigionamento globali. Analogamente,
l'elevata incertezza politica e i conseguenti ritardi nelle decisioni di
investimento e assunzione avranno un effetto frenante sia
sull'occupazione che sui redditi delle famiglie.
Secondo la recente analisi sulla sostenibilità del debito del FMI, oltre
la metà degli stati a basso reddito - 35 su un totale di 68 - si trova
attualmente in difficoltà debitoria o ad alto rischio di difficoltà
debitoria. La prospettiva di una politica monetaria più restrittiva a
lungo termine negli Stati Uniti, così come i rendimenti insolitamente
elevati dei titoli di Stato nelle principali economie avanzate, indicano
un ulteriore spiazzamento dei flussi finanziari verso i paesi in via di
sviluppo. Ciò si aggiunge al difficile scenario economico per gli stati
del Sud del mondo.
La politica di riarmo aggrava la situazione. L'attuale svolta verso
maggiori spese per il riarmo e minori spese per le esigenze sociali si
sviluppa sulla scia del precedente periodo di austerità. La spesa
bellica globale ha raggiunto i 2.460 miliardi di dollari nel 2024,
rispetto ai 2.240 miliardi di dollari del 2023. La crescita in termini
reali è salita al 7,4% nel 2024 rispetto al 6,5% del 2023 e al 3,5% del
2022. In percentuale del PIL, la spesa globale è aumentata da una media
dell'1,59% nel 2022 all'1,80% nel 2023 e all'1,94% nel 2024. La crescita
della spesa europea per la difesa è salita all'11,7% in termini reali
nel 2024. La significativa crescita reale del 23,2% della spesa bellica
tedesca, tra il 2023 e il 2024, lo ha reso il 4° bilancio militare più
grande del mondo. Nel complesso, la spesa regionale in Europa è stata
superiore di oltre il 50% in termini nominali rispetto al 2014.
L'aumento della spesa militare verrà finanziato attraverso tagli alle
altre voci di bilancio, come dimostra la proposta di usare i fondi di
coesione dell'Unione Europea per le politiche di riarmo, e attraverso un
aumento del debito pubblico, come dimostra l'allentamento delle regole
di bilancio in Germania e la proposta di escludere le spese militari dal
calcolo del deficit di bilancio nell'Unione Europea. L'aumento del
debito pubblico autorizza i governi a ricorrere maggiormente al mercato
dei capitali; l'aumento della domanda sul mercato dei capitali porterà
ad un aumento dei tassi d'interesse che, come si è visto, colpirà le
aree economicamente più deboli e i consumi popolari. Scorrerà il sangue.
Ma sarà quello delle classi sfruttate e dei popoli oppressi.
Lona Lenti
https://umanitanova.org/ce-una-logica-in-questa-follia-guerra-commerciale-tassi-di-interesse-e-spese-militari/
________________________________________
A - I n f o s Notiziario Fatto Dagli Anarchici
Per, gli, sugli anarchici
Send news reports to A-infos-it mailing list
A-infos-it@ainfos.ca
Subscribe/Unsubscribe https://ainfos.ca/mailman/listinfo/a-infos-it
Archive http://ainfos.ca/it
- Prev by Date:
(it) Spaine, Regeneration: Libertari contro Libertari: il capitalismo mascherato da libertà di LIZA (ca, de, en, pt, tr) [traduzione automatica]
- Next by Date:
(it) Germany, Likos: Difendere l'8 maggio - Contro il revisionismo storico e la reazione (ca, de, en, pt, tr) [traduzione automatica]