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(it) Italy, Sicilia Libertaria #459: APPUNTI DI VIAGGIO IN ROJAVA TRA VOCI DELLE DONNE E QUANTO CONQUISTATO CON LA RIVOLUZIONE. Nulla PUO' ESSERE OSCURATO (ca, de, en, pt, tr)[traduzione automatica]
Date
Sun, 8 Jun 2025 07:38:22 +0300
Al rientro dal Rojava vengo rapita dalle dalle visioni delle piazze in
tv, con centinaia di migliaia di manifestanti in difesa del sindaco
destituito da Erdogan a Istanbul, gli imponenti getti di acqua degli
idranti degli agenti delle squadre antisommossa contro i ragazzi e le
ragazze. Anche la città di Damasco, in Siria, è al centro di tensioni e
conflitti; con la fine del regime di Assad è stato autoproclamato un
nuovo governo e il presidente ad interim della Ahmed al-Sharaa ha
firmato una dichiarazione costituzionale di 53 articoli incentrata sul
fondamentalismo islamico.
Le comunità minoritarie in Siria (non accettandola) hanno chiesto che
venga riscritta. Mazloum Abdi, comandante in capo delle Forze
democratiche siriane (SDF) ha espresso critiche contro il regime
autoritario di Ahmed al-Sharaa e contro la dichiarazione costituzionale.
In questo clima surriscaldato con trepidazione decido di accettare
l'invito lanciato dentro l'appello da parte dell'organizzazione
femminile Kongra Star e delle donne siriane. Tanti sono i pensieri che
mi assalgono, compresa la preoccupazione per le ultime notizie sulle
incursioni commesse dalle milizie islamiche contro le donne arabe,
curde, ezide che vengono catturate stuprate e barbaramente uccise. In
volo incontro altre tre donne italiane in delegazione verso il Rojava.
Attraversiamo la terra brulla e arida dell'altopiano parte della
Mezzaluna fertile dove si sono formate le più antiche civiltà della storia.
Dopo controlli e check point estenuanti entriamo dentro un vecchio
pulmino, unico mezzo autorizzato ad attraversare il fiume Tigri su un
traballante pontile in legno. Veniamo accolte dalle rappresentanti del
Kongra Star e tra gli sguardi rassicuranti tutto si scioglie.
Kongra Star è una confederazione di organizzazioni femminili (in Siria
il nome Starsi riferisce all'antica dea Mesopotamia Ishar). Entriamo
nella loro sede dove ci raccontano del loro lavoro e del funzionamento
del consiglio di Kongra Star, struttura presente sia in città che anche
fuori la Siria. Ci accompagnano nel giro insieme alla nostra guida e una
giovane ragazza che traduce e ci agevola nelle conversazioni in lingua
Kurmanji, il dialetto parlato dalla maggioranza dei curdi in Turchia,
Siria, Armenia e Azerbaijan. Siamo insieme quando incontriamo i due
co-opresidenti del comune, i quali ci raccontano che si occupano dei
problemi delle famiglie ma anche di ogni violenza soprattutto di genere.
A volte il problema si risolve, altre è più profondo e intervengono
altre strutture, come le MaleJin.
Ho stretto la mano a tante donne, tutte impegnate nelle organizzazioni
sociali, e visitato luoghi e realtà di donne che lavorano e creano
stoffe e tessili nelle cooperative, ma anche a presidenti del partito
della vita libera in Kurdistan, PYD. Ho dialogato con le donne della
comunità araba. Siamo state anche accolte all' accademia dell'Arte e a
quella della Formazione. Siamo state in dialogo con le comandanti
dell'esercito delle donne YPY che affermano: "uno dei nostri obiettivi
è cercare di eliminare e superare tutte le fonti d'ingiustizia e di
oppressione". Momenti unici, indimenticabili. Tutte queste strutture
hanno un unico obiettivo: occuparsi dei bisogni della società.
Ispirandosi e per lo più seguendo il nuovo contratto sociale
dell'amministrazione, 134 paragrafi ispirati al confederalismo
democratico, l'importante sperimentazione messa in atto in Rojava basata
su alcuni pilastri come la Democrazia radicale praticata in tutti gli
aspetti della vita (economia, giustizia, educazione, salute,
istruzione). Le decisioni politiche sono il risultato della
partecipazione dei Consigli dei Cantoni, delle Provincie delle città, in
base a ciò che emerge dalle varie organizzazioni sociali e dalle
necessità espresse nelle assemblee popolari. Tutt3, ma veramente tutt3,
partecipano alle scelte politiche e tutt3 contribuiscono al cambiamento
della società: garantendo la piena coesistenza fra i popoli, le
credenze, le etnie presenti nella regione: curdi, arabi, assiri, yazidi,
turkmeni, armeni.
L'altro importante pilastro è la liberazione della donna e della
società, dal modello della civiltà statuale e capitalista, capovolgendo
ogni dominazione violenta dell'essere umano sugli altri esseri viventi
(antropocentrismo) e del genere maschile sul genere femminile
(androcentrismo). Il fine è creare una società libera dal sessismo, sia
quello che proviene dalla tradizionale società patriarcale o che promana
dalla mercificazione della donna o dalle interpretazioni religiose sessiste.
Abbiamo parlato della ideologia della Jineolojî, tradotto: jin donna e
loji che proviene dal greco logos, cioè, parola/ sapere/scienza.
La Jineolojî è una scienza che, nel Confederalismo Democratico, si
propone di reinterpretare le tematiche, economiche, storiche, religiose,
delle scienze sociali e di tutti gli altri campi, da una prospettiva
femminile che, partendo dalle proprie origini, analizza con
intelligenza e capacità emotive, la civilizzazione e il predominio
maschile che ne sta alla base.
Così ci racconta la compagna Heval: "Il ruolo delle donne nella
resistenza è particolarmente importante per mantenere la vita delle
comunità locali compresa la partecipazione paritaria delle donne in
tutti i campi della vita", e continua: "le donne nella storia sono
rimaste lontane dalla loro identità, per aver subito maggior violenza.
C'è voluto un percorso di consapevolezza per essere parte attiva del
processo rivoluzionario". Sono nove anni che la figura della donna è
parte attiva dentro i consigli e dentro i comitati, con più del 50 %,
siede nei posti decisionali, e ogni carica istituzionale, dal livello
locale a quello provinciale, è presieduta sia da un uomo che da una
donna. Tutto ciò ha richiesto un lavoro di formazione e trasformazione
della "mentalità". Un luogo dove vivono solo donne e costruito dalle
donne, percorrendo quest'idea, è la città delle one jin war, più giù di
Rakka.
Diverse volte tra le discussioni da parte delle nostra delegazione è
uscita la preoccupazione che tutto possa essere eliminato dalle forze
jiadiste che padroneggiano a Damasco; non intravedendo prospettive
future si può temere che tutto ciò che è stato messo in atto in 14 anni
di costruzione dentro la società, venga distrutto. Senza esitazione la
risposta è stata: "Le donne non desistono. Si continuerà ad andare
avanti con il confederalismo democratico attuato in Rojava".
Per questo condividere la loro esperienza, la tenacia e l'unità, perché
la difesa delle loro libertà riguarda tutta la società, contro tutte le
ingiustizie, contro ogni oppressione, contro ogni violenza e
sopraffazione, in tutto il mondo. E' un momento incerto, ora che le
donne in Rojava sono diventate le pioniere del cambiamento sociale,
hanno creato strutture dentro le comuni, nei consigli, nella difesa, nel
mondo accademico, nell'economia e nella giustizia nella Siria
settentrionale e orientale, dopo che il presidente ad interim della
Siria Ahmed al-Sharaa ha nominata una donna ministro degli Affari
sociali e del lavoro, prima donna e unica cristiana del governo di
transizione, senza alcuna consultazione. Senza alcuna esitazione la
risposta è stata: "Ci lavoreremo, le donne nelle loro risposte sono
determinate, va rispettato il nostro ruolo, e le nostre identità
costruite attorno un' idea collettiva nella forza e nella bellezza, per
una vita libera insieme per sé e per l'intera comunità".
Ciò è ribadito nell'appello del leader del Partito dei Lavoratori del
Kurdistan, il PKK, Abdullah Öcalan, per la pace e una società
democratica, lanciato dalla sua cella del carcere dove è rinchiuso dal
1999 ad Imrali in Turchia. Un appello con cui chiede al Partito dei
lavoratori del Kurdistan di sciogliersi e deporre le armi aprendo nuove
speranze e un impulso al processo di pace in tutto il Medio Oriente.
Questo ha avuto ricadute positive nello scenario internazionale. Nel
comunicato emerge anche una critica al socialismo reale: "Non si può
essere socialisti senza la libertà delle donne (...) La cosa principale
è combattere la mentalità (...) Esistono violenza, sfruttamento,
incesto, stupro, e le ragazze sono vulnerabili ad essere uccise (...) La
questione della donna è molto più profonda della questione curda. Il
problema delle donne è ancora più centrale di quello curdo. Abbiamo
ottenuto solo piccoli progressi in questo senso. La cultura della guerra
e del conflitto è principalmente diretta contro le donne. La distruzione
di questa cultura è la forza motrice della nostra lotta. Lo spirito di
questo periodo è la politica democratica e la sua lingua è la lingua
della pace. L'Appello alla Pace e alla Società Democratica è allo stesso
tempo un Rinascimento per le donne. (...)."
Reber Apo non si è focalizzato solo sulla politica attuale ma sul lavoro
a lungo termine e anche sull'internazionalismo.
Ci si guarda e si comprende quanto e come ognuna di noi può far
rimbalzare il messaggio richiesto dalle varie donne incontrate, cioè:
la rivoluzione in Rojava è un progetto di liberazione della società, è
una storia di lotte e di vittorie contro un sistema di dominio e di
competitività e sopraffazione. Riprendo alcune affermazioni: "la
resistenza delle donne continua e non si ferma. Respingeremo con la
nostra vita ogni attacco, in difesa del territorio, soprattutto della
diga a Tishir presidiata ogni giorno più di 200 persone insieme alle
forze dell'esercito Siriano Sdf e delle YPY, perché la diga è vita; ogni
compagna anche se colpita dal drone continua e continuerà, per la vita
del popolo, per tutti per i diritti acquisiti".
E' una responsabilità riportare questa esperienza: non è solo la loro
speranza ma un desiderio che faccio mio. Lo scenario internazionale deve
farsi carico della continuazione del percorso sperimentato in Rojava.
Per un sistema diverso, per una speranza di futuro di ogni essere umano.
Non si può restare indifferenti verso questo messaggio.
Virginia Dessy
https://www.sicilialibertaria.it/
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