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(it) Italy, FDCA, Cantiere #34 - "Guardie e ladri" - Abolire il carcere una prospettiva da realizzare - Natale Salvo (ca, de, en, pt, tr)[traduzione automatica]
Date
Sat, 7 Jun 2025 10:10:03 +0300
Lo Stanford Prison Experiment, il famoso esperimento di psicologia
sociale condotto nel 1971 dallo psicologo Philip Zimbardo, è ancora
oggi un monito inquietante su cosa accade quando si concede potere senza
controllo. A distanza di oltre cinquant'anni, il suo messaggio resta più
che mai attuale. ---- Zimbardo voleva capire come le persone reagissero
quando venivano assegnate, per puro caso, a ruoli di prigionieri o
guardie. Per farlo, selezionò 18 studenti universitari tramite un
annuncio di lavoro che offriva 15 dollari al giorno. I partecipanti
furono divisi casualmente: alcuni divennero "prigionieri", altri
"guardie". L'esperimento avrebbe dovuto durare due settimane, ma fu
interrotto molto prima. Il motivo? La situazione era precipitata in un
vortice di violenza e abuso di potere.
Nonostante le critiche ricevute, questo studio ha lasciato un segno
indelebile nella ricerca psicologica.
«L'esperimento di Zimbardo ha dimostrato come variabili situazionali
come i ruoli sociali possano prevalere sulla predisposizione individuale
per generare comportamenti estremi. Lo studio ha fatto luce su come
mettere le persone in posizioni di potere senza supervisione possa
portare all'abuso di autorità» [1].
Carceri: La parola agli psicologi
Questa tragica dinamica si ripete anche nelle carceri reali, dove i
detenuti, privati di ogni diritto e dignità, finiscono per perdere sé
stessi.
La prigione può portare a una «perdita della propria individualità»,
distruggendo l'autostima e l'identità personale del detenuto [2].
Ma il danno non si ferma qui. L'ambiente carcerario può provocare
sofferenze psicologiche devastanti: «Crisi di panico, disturbo di ansia
generalizzata, agitazione psicomotoria, crisi confusionali, anedonia,
disturbi dell'adattamento di matrice ansiosa o depressiva, ma anche
eventi deliranti e psicotici» [3].
Non si tratta solo di sofferenza individuale: questa oppressione si
ripercuote sull'intera società. Un sistema penitenziario che si
concentra sulla punizione anziché sulla riabilitazione non fa altro che
alimentare rabbia e risentimento. La deumanizzazione, definita come «la
negazione dell'umanità altrui», può contribuire a questa percezione
distorta [4].
E non sono solo i detenuti a soffrirne. Anche le guardie carcerarie
diventano vittime di un sistema malato, che le priva di ogni empatia. Lo
psicologo Herbert Kelman avvertì: «Anche chi perpetra l'aggressione
diviene deumanizzato, non possiede più la capacità di agire come un
essere morale perché privato della capacità di provare compassione ed
empatia nei confronti delle vittime» [4][5].
E mentre le guardie vengono trasformate in strumenti freddi e
insensibili, i prigionieri sono costretti a vivere in un inferno senza
speranza.
«La detenzione in un ambiente oppressivo può compromettere la capacità
dei detenuti di relazionarsi in modo sano con gli altri, rendendo
difficile l'adattamento alle norme sociali e lavorative una volta
rilasciati» [3]. La realtà è spietata: se il carcere non offre
possibilità di riscatto, i detenuti non possono far altro che
identificarsi con il ruolo di criminali. «La mancanza di opportunità di
crescita e riscatto all'interno del carcere può portare i detenuti a
identificarsi con il ruolo di "criminale", limitando le prospettive di
reintegrazione sociale» [6].
In sintesi, le prigioni disumane non solo distruggono chi vi è
rinchiuso, ma creano una società più insicura, spingendo molti ex
detenuti a ricadere nel crimine. È ora di aprire gli occhi: un sistema
penitenziario giusto non è solo una questione di diritti umani, ma una
necessità per il bene di tutti. Nella prospettiva del definitivo
superamento del sistema carcerario.
Credits: Foto di Pablo Padilla su Unsplash
Fonti e Note:
[1] Zimbardo, "The Stanford Prison Experiment".
[2] It.sainte-anastasie.org, "Gli effetti psicologici
dell'incarcerazione cosa succede nelle menti dei detenuti?".
[3] State of Mind, 26 luglio 2023, Marca Rebecca Farsi, "L'individuo nel
contesto carcerario: effetti psicologici della detenzione".
[4] PsicologiNews, 19 luglio 1921, Letizia Papa, "Deumanizzazione:
quando l'umanità viene negata".
[5] Herbert Kelman, "Violence without moral restraint: Reflections on
the dehumanization of victims and victimizers. Journal of Social
Issues". 1973;29 (4):25-61.[scarica il PDF da qui, in ENG]
[6] Ignotus, "Deumanizzazione e stigmatizzazione: quando l'altro vale
meno di noi".
http://alternativalibertaria.fdca.it/
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