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(it) Italy, Umanita Nova #13-25 - Oltre ogni narrazione mediatica. L'ennesimo papato reazionario (ca, de, en, pt, tr)[traduzione automatica]
Date
Sat, 7 Jun 2025 10:09:50 +0300
Si è appena concluso il papato di Bergoglio, e con esso la maratona
mediatica che lo ha accompagnato nella progressiva esposizione della
sofferenza. Il tema della sofferenza è un aspetto centrale della fede
cristiana. Secondo la dottrina cattolica la sofferenza dell'uomo in
quanto tale non è voluta o procurata da Dio, essa è frutto delle
conseguenze del peccato originale, della malvagità degli uomini e dei
peccati personali; tuttavia è "permessa" da Dio perché ce la siamo
meritata con i nostri peccati (sofferenza come pena). Se la sofferenza
in sé è un aspetto non nuovo nel mondo cristiano, lo è invece la sua
spettacolarizzazione con l'aiuto dei mezzi mediatici, come è avvenuto
anche per Bergoglio. Ciò ovviamente amplifica in modo significativo il
messaggio emotivo. La cifra stilistica di Bergoglio, nel percorso
bimillenario del cattolicesimo, è stato l'uso scientifico dello
strumento mediatico, non solo per la sua capacità di diffusione dei
messaggi, ma soprattutto per la capacità di colmare la distanza tra la
realtà e l'immaginario, tra ciò che che Bergoglio ha concretamente
rappresentato e voluto trasmettere e ciò che è stato invece percepito.
Quella che è stata diffusa dai media, e pertanto comunemente intesa, è
stata l'immagine di un papa "progressista", "anticapitalista",
"ecologista". La realtà, partendo dalla sua biografia e dalla storia
concreta, è di senso opposto e l'uso mediatico è fondamentale per una
valutazione del suo operato. L'immagine che Bergoglio volle
immediatamente trasmettere, fino dal suo insediamento, fu quella di un
pontefice anti Curia, rappresentante di un populismo clericale.
Nella primavera del 2013 Bergoglio concede a Scalfari, allora direttore
di Repubblica, una intervista in cui definisce la Curia la "lebbra del
papato". Si diffonde il mito del capo che diventa umile, dell'individuo
contro il sistema, l'antica riproposizione del bene, spesso raffigurato
in un singolo, contro il male spesso raffigurato come impersonale. Con
l'arrivo di Bergoglio la Chiesa si è trovata a disposizione un
eccezionale strumento supplementare e singolarissimo per evitare le
riforme, utilizzando l'intuizione mediatica del conflitto tra la Curia e
il nuovo papa. È stato lo strumento per distogliere l'attenzione dal
tema fondamentale delle riforme della Chiesa, per portare il conflitto
su un piano personale riducendolo al confronto tra Bergoglio e la Curia
romana. La messa in scena di un conflitto, che poi vedremo nei fatti, è
di fatto inesistente, ha contribuito a fornire l'impressione che dentro
la Chiesa fosse in corso un grande mutamento, e che Bergoglio ne fosse
l'iniziatore. La costruzione mediatica è scientifica: non vi è
trasmissione dell'immagine di Bergoglio che non sottolinei la sua
presunta umiltà, soprattutto la rinuncia ai privilegi materiali della
carica. Si diffonde l'immagine di uno stile di vita che è il contrario
di quello comunemente percepito per Ratzinger, il papa delle scarpette
rosse di Prada. L'immagine di Bergoglio, in coerenza con i poveri da lui
difesi, sono i mocassini consumati, l'anonima e consunta borsa nera da
viaggio portata in aereo, la coda con il vassoio in mano alla mensa di
S.Marta, gli interventi a braccio, spesso rilasciati durante i viaggi a
bordo dell'aereo. In sintesi, l'intendimento è di comunicare una
coerenza con la difesa dei poveri ed uno stile di vita dimesso. Ma le
azioni concrete di Bergoglio contraddicono in modo netto l'immagine e
segnano invece un cammino opposto a quello riformatore.
Accenniamo solo ad alcuni di una lunga serie di esempi e di scelte che
coinvolgono figure quantomeno discutibili: il cardinale Pell, coinvolto
in uno scandalo legato ad abusi sessuali su minori, nominato a capo
della "Segreteria per l'Economia"; Josè Rodriguez, nominato Arcivescovo
di Belcastro e finito sotto inchiesta per traffici illeciti di armi e
droga; il cardinale Comastri a capo per oltre quindici anni della
Fabbrica di S.Pietro, una delle più nefaste strutture della Curia
romana, che dovrebbe occuparsi del mantenimento della basilica e la cui
gestione è del tutto fuori controllo.
Davvero esempi encomiabili di rinnovamento e "moralizzazione"!
Ma torniamo alla costruzione del mito Francesco.
Una delle immagini più manipolate dalla comunicazione dei media
sull'operato di Bergoglio è stata la sua presunta apertura rispetto alla
questione "gender" e all'omosessualità. A tal proposito conviene
richiamare quanto riportato nell'enciclica Amoris Laetitia al paragrafo
56: <Un'altra sfida emerge da varie forme di un'ideologia, genericamente
chiamata gender, che «nega la differenza e la reciprocità naturale di
uomo e donna. Essa prospetta una società senza differenze di sesso, e
svuota la base antropologica della famiglia. Questa ideologia induce
progetti educativi e orientamenti legislativi che promuovono un'identità
personale e un'intimità affettiva radicalmente svincolate dalla
diversità biologica fra maschio e femmina. L'identità umana viene
consegnata ad un'opzione individualistica, anche mutevole nel tempo». È
inquietante che alcune ideologie di questo tipo, che pretendono di
rispondere a certe aspirazioni a volte comprensibili, cerchino di
imporsi come un pensiero unico che determini anche l'educazione dei bambini>
Rispetto all'omosessualità nulla è cambiato rispetto al testo del
Catechismo della Chiesa cattolica approvato a suo tempo da Wojtyla: ne
riportiamo i passi direttamente interessati, che contraddicono
nettamente le dichiarazioni dei giorni scorsi di chi magnificava le
grandi aperture di Bergoglio nei confronti della questione omosessuale:
"L'omosessualità designa le relazioni tra uomini o donne che provano
un'attrattiva sessuale, esclusiva o predominante, verso persone del
medesimo sesso. Si manifesta in forme molto varie lungo i secoli e nelle
differenti culture. La sua genesi psichica rimane in gran parte
inspiegabile. Appoggiandosi sulla Sacra Scrittura, che presenta le
relazioni omosessuali come gravi depravazioni, la Tradizione ha sempre
dichiarato che gli atti di omosessualità sono intrinsecamente
disordinati. Sono contrari alla legge naturale. Precludono all'atto
sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera
complementarità affettiva e sessuale. In nessun caso possono essere
approvati. Un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta
tendenze omosessuali profondamente radicate. Questa inclinazione,
oggettivamente disordinata, costituisce per la maggior parte di loro una
prova. Perciò devono essere accolti con rispetto, compassione,
delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta
discriminazione. Tali persone sono chiamate a realizzare la volontà di
Dio nella loro vita, e, se sono cristiane, a unire al sacrificio della
croce del Signore le difficoltà che possono incontrare in conseguenza
della loro condizione".
D'altra parte, Bergoglio si è sempre battuto contro il matrimonio
paritario tra persone omosessuali. Nel 2009 scrisse al capo del governo
della città di Buenos Aires Macrì per protestare contro una sentenza che
dichiarava valide le nozze omosessuali. Venne resa pubblica la lettera
che Bergoglio scrisse alle carmelitane di Buenos Aires, dove si
dichiarava che la nuova legge per la legalizzazione di matrimoni e
adozioni omosessuali era una minaccia per la famiglia, in quanto avrebbe
prodotto figli senza padri e senza madri, e che rappresentava un attacco
frontale alla legge di Dio. Nella legge - citiamo letteralmente - si
scorge la coda del serpente grazie ai consueti segni rivelatori:
isteria, divisione, confusione, invidia, era quindi la guerra di Dio.
Un altro aspetto letteralmente dimenticato nei dodici anni di
pontificato di Bergoglio e che certamente non lo lega ai settori
progressisti è stato un dibattito sulla "Teologia del pueblo" della
quale lui stesso si dichiarava "figlio" e che fu lo strumento per
sconfiggere la "Teologia della Liberazione" nel continente Sud Americano.
Bergoglio nel 1973 diventa Provinciale dei Gesuiti. In quegli anni i
Gesuiti, nel continente Latino Americano, erano profondamente divisi, ed
una loro significativa parte propendeva per la Teologia della Liberazione.
In questo contesto il padre generale Arrupe scelse Bergoglio, allora di
anni 36, come provinciale dei Gesuiti. La scelta rappresentò un chiaro
segno politico ed ideologico: si scelse Bergoglio perché era uno dei più
convinti rappresentanti della Teologia del Pueblo, antitetica alla
Teologia della Liberazione, a cui Bergoglio fu sempre ostile,
definendola "teologia della liberazione marxista". In sintesi, la
Teologia del Pueblo è una teologia della cultura, intesa nel suo
complesso di tradizioni, di gesti, di ritualità, radicalmente
"antimodernista e antiprogressista". Secondo Bergoglio l'Argentina era
in crisi perché in preda ad ideologie estranee alla sua storia, il
liberalismo ed il marxismo. La priorità, quindi, doveva essere quella di
proteggere il modo di essere del suo "pueblo", l'unico degno ed
autentico rappresentante del solo Continente cattolico, figlio della
cattolicità ispanica. Di fatto un'apoteosi nazional cattolica, il
trionfo del terzomondismo in chiave reazionaria. Fede e Nazione intesi
da Bergoglio come una cosa unica: il nemico è la razionalità
illuminista, la pretesa liberale di omogeneizzare tutto attraverso
l'economia e la cultura, il "progressismo scientifico e tecnocratico"
che minacciava la "civiltà cristiana" ed i valori autentici nazionali
del "Pueblo".
L'ultimo aspetto ignorato dai media, accuratamente evitato per non avere
ostacoli alla costruzione del mito Francesco, è quello relativo ai
rapporti con la dittatura argentina. Il silenzio di Bergoglio su questo
tema è assordante, non una parola sui "voli della morte" sull'oceano,
sul coinvolgimento delle grandi aziende italiane con la giunta militare,
sulle madri di Plaza de Mayo.
Nonostante la volontà di oscurare, rimangono nei fatti la sua militanza
giovanile nel gruppo "Guardia di ferro", sostenitore della destra
peronista, nel quale militava anche Videla (uno dei tre triumviri della
giunta militare) ed il coinvolgimento in vari episodi, a partire da
quello relativo ai due gesuiti, Orlando Yorio e Francisco Jalics, ai
quali fu chiesto di abbandonare il lavoro nelle baraccopoli e di
andarsene. Al loro rifiuto Bergoglio li escluse dalla Compagnia di Gesù
e fece togliere loro addirittura l'autorizzazione a dir messa.
Non è un caso che Bergoglio, instancabile "viaggiatore della Fede", non
abbia mai messo piede in Argentina durante il suo papato e sia stato
durissimamente contestato in Cile durante la sua visita pastorale nel
2018, quando numerose chiese andarono a fuoco.
Questo un primo quadro di un papato reazionario, che passerà alla storia
come progressista.
Daniele Ratti
https://umanitanova.org/oltre-ogni-narrazione-mediatica-lennesimo-papato-reazionario/
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