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(it) Italy, FDCA, Contier 9 - CGIL guerra e lotta di classe: Cristiano Valente (ca, de, en, pt, tr)[traduzione automatica]
Date
Thu, 16 Jun 2022 08:31:27 +0300
quando la subalternità diventa corresponsabilità, ovvero quando la sconfitta sta
nella premessa ---- La CGIL, il più grande sindacato italiano, attraverso le
articolazioni delle Camere di Lavoro territoriali e delle Leghe ha lanciato una
vasta ed articolata iniziativa di discussione e di mobilitazione in tutto il
territorio nazionale, che si concluderà con una grande assemblea nazionale in
forma aperta in programma per il 18 giugno prossimo. ---- L'iniziativa è
senz'altro degna di interesse e più che mai necessaria in una fase politica e
sociale come l'attuale, dove alle tematiche tradizionali del movimento operaio e
dei lavoratori si somma la tragica ed orribile presenza di una guerra
guerreggiata sul suolo ucraino.
Diamo per questo una prima e sintetica valutazione sul materiale proposto dalla
Segreteria nazionale alla discussione. Il documento inevitabilmente parte dalla
contingenza della guerra e pur stigmatizzando il previsto aumento delle spese
militari deciso dal Governo Draghi, non coglie, a nostro avviso, l'intima e reale
motivazione della guerra che risiede proprio nella competizione economica e
quindi nel sistema economico di produzione capitalistico.
Abbiamo, in questo numero e nei numeri precedenti, più volte affrontato questo
aspetto in maniera più approfondita e per tanto a quelle pagine rimandiamo
l'eventuale interessato lettore.
Nel documento proposto, preparatorio alla assemblea di giugno, si indica come
auspicabile e risolutiva, per intraprendere la strada del disarmo, della
coesistenza e di un nuovo multilateralismo, una nuova conferenza internazionale
di pace sul modello di Helsinki del 1975, senza chiedersi minimamente del come
mai si è arrivati, nonostante ciò, alla attuale situazione di guerra guerreggiata.
I trattati cartacei, tutti, dalle Costituzioni, anche le più "belle del mondo",
ai trattati multilaterali, rappresentano e congelano ciò che in quel momento sono
i rapporti di forza fra gli Stati o che stanno dietro ai rapporti di forza fra le
classi sociali. Come è stato, per l'appunto, l'accordo di Helsinki del 1975 il
quale da una parte rispondeva alle necessità dell'allora URSS di confermare le
sue acquisizioni territoriali nell'Europa orientale, dopo la fine della seconda
guerra mondiale, cercando di impedire agli Stati Uniti di intervenire, come
successo, in Corea e Vietnam, così come per gli USA ed i governi di altri stati
membri della NATO fu l'occasione per ribadire la loro politica di non
riconoscimento dell'inclusione forzata di Lituania, Lettonia ed Estonia
all'interno dell'URSS.
Dall'altra parte le disposizioni relative ai diritti umani divennero sempre più
un punto di riferimento e l'oggetto delle rivendicazioni dei dissidenti attivi
all'interno del blocco sovietico, così come dei loro sostenitori in Occidente.
C'è infine da dire che dei 10 punti della dichiarazione sui principi generali che
avrebbero dovuto regolare le relazioni tra gli Stati (1) non uno è stato
rispettato, non solo in questa ultimissima guerra guerreggiata, ma in nessuno
degli innumerevoli scontri militari che dal 1975 ad oggi, nonostante la presenza
del trattato, hanno interessato vaste zone del mondo, dal medioriente alla
Palestina , per passare alla ex Jugoslavia e finire agli Stati del Magreb (Libia
, Tunisia, Algeria, Marocco).
Nel documento predisposto per la discussione dalla segreteria Confederale Cgil,
si indica inoltre come auspicabile una posizione unitaria dell'Europa diversa ed
in autonomia rispetto agli USA, non comprendendo che lo sviluppo dell'Unione
Europea come terzo polo economico e politico fra i due blocchi imperialistici,
USA e Russia, oggi duellanti sul suolo europeo, svilupperebbe attraverso la
stessa logica competitiva, vieppù accresciuta fra "player" diversi, una
esacerbata concorrenzialità che inevitabilmente sfocerebbe, dapprima in guerre
commerciali e tariffarie fino ad arrivare ad una guerra guerreggiata.
Per noi quello che è necessario affermare è che l'unica reale ed effettiva
pratica di pace è quella di alzare il conflitto di classe; una forte e
generalizzata richiesta di recupero delle perdite normative e salariali che in
questi ultimi 40 anni le masse lavoratrici hanno subito; organizzare realmente
una prassi internazionalista e disfattista a sostegno dei lavoratori ucraini,
cosi come delle masse russe, organizzando la dove possibile il boicottaggio del
trasporto di armi in Ucraina, come stanno cercando di fare alcune strutture
sindacali dei ferrovieri in Bielorussa e come hanno fatto gruppi di lavoratori
all'aeroporto militare di Pisa. Costruire una grande mobilitazione ed uno
sciopero contro la guerra, come ben hanno fatto alcune sigle del sindacalismo di
base con la dichiarazione dello sciopero contro la guerra del 20 maggio, altro
che Trattato di Helsinki.
Ci appaiono ugualmente riduttive e deficitarie le proposte sul lavoro e la
giustizia sociale le quali, pur partendo dalla corretta acquisizione che la
povertà, cosi come le diseguaglianze sono fortemente aumentate, si limitano ad
auspicare e indicare il ritorno ad un maggior e generico stato sociale e ad un
nuovo modello di sviluppo.
Così come ci appaiono riduttive e deficitarie le necessità elencate, dalla
cancellazione delle forme precarie di lavoro, all'introduzione di un unico
contratto di inserimento al lavoro, alla mag-
giore sicurezza sociale attraverso maggiori investimenti nello stato sociale e
nel welfare pubblico, senza una chiara e netta rottura ed autocritica con le
politichee prassi precedenti, né con la
recentissima stagione contrattuale che non solo non ha visto la volontà di una
battaglia generalizzata sul salario, ma ha visto, un ulteriore sviluppo del
"welfare aziendale", quindi della sanità privata, financo nei comparti della
Pubblica Amministrazione.
L'acquisizione delle difficoltà salariali e sociali delle masse lavoratrici non
porta la CGIL ha definire una strategia unitaria della battaglia salariale, tanto
meno di quella sempre più necessaria e indispensabile a fronte delle nuove
tecnologie introdotte nei processi produttivi che riducono e ridurranno
inevitabilmente la necessità di mano d'opera: una battaglia generalizzata per la
riduzione d'orario che non solo non viene minimamente indicata, ma ci si limita,
nella parte finale del documento, ad un richiamo generico per "la redistribuzione
/ riduzione degli orari di lavoro".
Tutto ciò rende debole e non all'altezza della situazione la pur corretta
necessità di discussione generale che la proposta dell'assemblea nazionale dei
delegati del 18 giugno rappresenta. Basti pensare che l'aumento dei prezzi e
dell'inflazione, in ascesa già prima della guerra, è prevista per quest'anno al
5%, vanificando gli aumenti contrattuali nei diversi rinnovi dei contratti
collettivi nazionali di lavoro, definiti ben al di sotto di queste soglie.
Ma non solo. Alle già fosche previsioni dovute dalla sommatoria della pandemia e
della guerra, ben indicate dal Centro studi Confindustriale in un aumento del PIL
nel 2022 al massimo del 1,9 % (2), nelle stesse previsioni del governo e fra gli
scenari contenuti nell'ultimo Documento di economia e finanza si ipotizza un
taglio deciso e sostanziale degli approvvigionamenti di gas e petrolio dalla
Russia, con l'effetto di ridurre ulteriormente il PIL che si attesterebbe sullo
0,6 % per quest'anno ed uno 0,4% per il 2023, con un effetto sui prezzi generali
che porterebbe l'inflazione al 7,6% .Tale scenario, ci conferma Paolo Onofri
economista di Prometeia Associazione, avrà come conseguenza una perdita di 1,3 %
punti percentuali di occupazione nel 2022 e di un ulteriore 1,2 punti nel 2023.
In concreto circa 300 mila lavoratori in meno quest'anno e altri 280 mila l'anno
prossimo (3)
La situazione è fortemente critica per la nostra classe, per le nuove
generazioni, per le donne in generale e le proposte non sono affatto all'altezza;
occorre, a nostro avviso, che compagni e compagne aumentino il loro impegno di
critica e nella denuncia delle errate strategie e prassi che vengono indicate e
propagandate, sia dai gruppi dirigenti sindacali, sia dalle forze politiche che
appoggiano il governo di unità nazionale, stimolando e praticando la militanza
all'interno della lotta di classe, per una nuova stagione di conflitto, di
vittorie, seppur parziali, ma acquisitive; unica prassi questa che potrà ridare
senso e credibilità alla partecipazione ed alla militanza politica e sindacale
così come allo sviluppo e diffusione della solidarietà umana.
Note:
(1) Accordi di Helsinki 1975. Dichiarazione sui principi che guidano le relazioni
tra gli stati partecipanti inserita nell'Atto finale
1. Eguaglianza sovrana, rispetto dei diritti inerenti alla sovranità
2. Non ricorso alla minaccia o all'uso della forza
3. Inviolabilità delle frontiere 4.Integrità territoriale degli stati
5.Risoluzione pacifica delle controversie
6.Non intervento negli affari interni 7.Rispetto dei diritti dell'uomo e delle
libertà fondamentali, inclusa la libertà di pensiero, coscienza, religione o credo
8.Eguaglianza dei diritti ed autodeterminazione dei popoli 9.Cooperazione fra gli
stati 10.Adempimento in buona fede degli obblighi di diritto internazionale
(2) il CANTIERE anno 2 numero 8 maggio 2022 "A fronte dell'aumentata povertà e
dell'aumentata diseguaglianza sociale continua l'assor dante silenzio delle
organizzazioni sindacali maggioritarie CGIL CISL e UIL "
(3) www.corriere della sera.it "gas russo: il vero prezzo da pagare per la
rinuncia" 4 maggio 2022
Tratto dalla Rivista "Il Cantiere" Materiali dei Comunisti-Anarchici per la lotta
di Classe n. 9 Giugno
ilcantiere@autistici.org - Alternativa Libertaria/Fdca (Italy)
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